LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

L’art. 47, 1° co., della Carta Costituzionale recita testualmente: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
 

Chiarissimo Sig. Presidente, ci permettiamo di rivolgerci a Lei, quale supremo garante dell’osservanza della nostra Costituzione, in nome e nell’evidente interesse di tutte quelle persone che, come formiche laboriose, hanno risparmiato per tutta la vita, facendo grandi sacrifici pur di assicurarsi una vecchiaia serena ed un peculio con cui eventualmente affrontare le temibili malattie croniche che incombono soprattutto sugli anziani.
Come Ella ha certamente ben presente, l’art. 47, 1° co., della Carta Costituzionale recita testualmente: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
E ci sembra che per l’applicazione di questo precetto sia ineludibile l’antico brocardo: “In claris non fit interpretatio.
Recentemente le maggiori banche hanno inviato ai loro correntisti una lettera con cui hanno, unilateralmente, annunciato di ridurre gli interessi da accreditare ai correntisti allo 0,01 %, cioè, praticamente a zero.
Le Poste Italiane, che ancora operano in regime di monopolio, hanno scritto in chiaro che dal 1° settembre c. a. detti interessi saranno ridotti “a zero”! I correntisti potranno recedere dal contratto senza pagare penalità, ma saranno privi di una valida alternativa.
Un bell’incoraggiamento al risparmio, non c’è che dire, in barba all’art. 47 Cost.
Ma abbiamo ragione di dubitare che questa procedura, in punto di diritto, sia legittima anche alla stregua del 1° comma dell’art. 2041 C.C., in virtù del risalente principio romanistico “nemo locupletari debet cum aliena iactura”, tradotto nella ivi prevista “Azione generale di arricchimento” senza una giusta causa, che pare difficile rinvenire.
Dato che imporre (di fatto) il risparmio attraverso i titoli azionari od obbligazionari equivale a imporre ai risparmiatori di giocare alla “roulette”, data l’estrema volatilità di questi titoli, ormai da almeno un decennio in perenne turbolenza, a quanto pare sulle mosse di un’inarrestabile speculazione internazionale, non sarebbe il caso di tornare al vecchio sistema del “Libretto di deposito a risparmio”, tuttora previsto dal vigente art. 1835 C.C., ma caduto in disuso, magari con qualche incentivo che valga a incoraggiare davvero questa forma di risparmio ex art. 47 Cost., certamente ben accetta a tutti quei risparmiatori che, come direbbe il Manzoni, non vogliono fare gli “speculatoroni”, ma sperano soltanto di poter compensare la strisciante svalutazione monetaria che pur vanifica i loro sudati risparmi?
Sig. Presidente, si può fare qualcosa per “incoraggiare” davvero il risparmio in ottemperanza al disposto del ripetuto art. 47 della Costituzione?
Voglia gradire i nostri deferenti ossequi.
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