Che cosa intendevano dire?, È vero? E in che modo mi riguarda? sono le domande che il Pontefice premette al suo nuovo libro, nel tentativo di interpretare, ponendosi in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù. Il Papa spiega così le linee-guida della sua recente opera, esprimendo anche la speranza che, molte persone ne traggano aiuto nel loro cammino verso Gesù.
Il libro sull’infanzia di Gesù inizia con una riflessione sull’origine del Salvatore, a partire dalla domanda inaspettata che Pilato fa a Gesù: Di dove sei tu? – domanda circa l’essere e la missione, scrive papa Benedetto XVI, dopo aver esposto le differenze tra le genealogie nelle versioni di Matteo e di Luca, ne mette in luce lo stesso senso teologico-simbolico: Il suo essere intrecciato nelle vie storiche della promessa, e il nuovo inizio che, paradossalmente, insieme con la continuità dell’agire storico di Dio, caratterizza l’origine di Gesù. Gesù dunque è creazione dello Spirito Santo, anche se la genealogia rimane importante. Così scrive il Papa: Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù, mediante lui egli appartiene, secondo la legge, legalmente alla tribù di Davide. E tuttavia, viene da altrove, “dall’alto”, da Dio stesso. Il mistero del “di dove”, della duplice origine ci viene incontro in modo molto concreto: la sua origine è determinabile e tuttavia è un mistero. Solo Dio è nel senso proprio il padre suo. La genealogia degli uomini ha la sua importanza riguardo alla storia del mondo, e ciò nonostante, alla fine, è Maria – l’umile Vergine di Nazareth – colei in cui avviene un nuovo inizio, ricomincia in modo nuovo l’essere persona umana.
L’annuncio dell’Angelo a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista e l’Annunciazione a Maria, costituiscono il tema del secondo ed ampio capitolo. Qui il Papa confronta i due eventi e li presenta come adempimento di antiche profezie che fino a quel momento storico attendevano il loro vero protagonista. L’Autore si sofferma sulle reazioni di Giuseppe e soprattutto di Maria al messaggio inaspettato: turbamento, pensosità, coraggio, grande interiorità descrivono la figura delle Vergine nella parole del Papa. Rileggendo il dialogo tra Maria e l’Angelo, secondo il Vangelo di Luca, Benedetto XVI spiega che attraverso una donna Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo, dopo il fallimento dei progenitori. Bussa alla porta di Maria. Ha bisogno della libertà umana e, citando Bernardo di Chiaravalle, Dio non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero ‘sì’ alla sua volontà. Creando la libertà Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo: il suo potere è legato al ‘sì’ non forzato di una persona umana. Maria diventa Madre attraverso il suo “sì”. È questo il momento decisivo: Attraverso la sua obbedienza – prosegue – la Parola è entrata in Lei e in Lei è diventata feconda.
La nascita di Gesù a Betlemme, in un preciso contesto storico-universale, è al centro del terzo capitolo, in cui Benedetto XVI sottolinea il clima dell’era di Augusto Imperatore romano:
Solo in questo momento, in cui esiste una comunione di diritti e di beni su larga scala, ed una lingua universale permette ad una comunità culturale l’intesa nel pensiero e nell’agire, un messaggio universale di salvezza, un universale Portatore di salvezza può entrare nel mondo: è, di fatti, la pienezza dei tempi.
Il Papa ribadisce che Gesù appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato: l’universale e il concreto si toccano a vicenda. In lui, il logos, la ragione creatrice di tutte le cose, è entrato nel mondo, il logos eterno si è fatto uomo. E di questo fa parte il contesto di luogo e tempo, con Gesù ciò che è infinito diventa “finito”.
L’Autore spiega poi il significato di tanti particolari della narrazione della nascita, che da semplici fatti esteriori diventano parte della grande realtà in cui misteriosamente si attua la redenzione degli uomini. In particolare, nel passo dedicato alla presentazione di Gesù al Tempio, Benedetto XVI sottolinea come questa redenzione non sia bagno di autocompiacimento ma una liberazione dall’essere compressi nel proprio io, che ha come costo la sofferenza della Croce. Alla teologia della Gloria, scrive il Papa, è inscindibilmente legata la teologia della Croce.
Infine, il quarto capitolo, ricco di informazioni storico-linguistiche scientifiche, è dedicato ai Magi sapienti e alla fuga in Egitto. Il Papa delinea i Magi e afferma che essi rappresentano non solo gli uomini che hanno trovato la via fino a Cristo, ma l’attesa interiore dello Spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione umana incontro a Cristo, una processione che percorre l’intera storia.
Ci sono, inoltre, delle riflessioni su ulteriori spunti del racconto: la natura della stella, la sosta dei magi a Gerusalemme fino alla fuga in Egitto e alla strage degli innocenti. Il Papa, oltre i semplici fatti, allarga l’orizzonte del lettore al grande progetto d’amore di Dio: la salvezza eterna offerta alla libertà dell’uomo: Con la fuga in Egitto e con il suo ritorno nella terra promessa, Gesù dona l’esodo definitivo: Egli è veramente il Figlio; Egli non se ne andrà via per allontanarsi dal Padre: Egli ritorna al Padre con la Resurrezione e siede alla sua destra..Gesù è sempre in cammino verso Dio e con ciò conduce dall’alienazione alla Patria, a ciò che è essenziale e proprio.
Il libro termina con un breve epilogo, secondo il Vangelo di Luca, Gesù dodicenne che discute con i dottori al Tempio e poi si confronta con i genitori, in cui si manifesta il mistero della sua natura di vero Dio e insieme vero Uomo, è in certo modo il coronamento dell’opera e apre la porta verso il tutto della sua figura che poi, scrive il Papa, ci viene raccontato dai Vangeli.