Roma, 9 novembre 2018 – Sul gran tema ambientale si legge molto e giustamente! In particolare, sugli eventi climatici spaventosi di questi ultimi giorni in Italia, Andrea Daniele Signorelli scrive: ‘… il paese va in pezzi . Il maltempo ha abbattuto 14 milioni di alberi nei pressi di Belluno, ha causato – assieme all’abusivismo edilizio – la morte di due famiglie a Casteldaccia (Sicilia), ha fatto esondare il Po a Torino e provocato disastri in Liguria. Nel giro di un mese i morti sono più di 30 e i danni ambientali incalcolabili. Niente di nuovo. Sono anni che il nostro paese è soggetto a fenomeni meteorologici sempre più violenti: bombe d’acqua, tempeste di vento, ondate di caldo eccezionali. Se non bastasse il clima, ci si mettono anche i terremoti che hanno devastato il centro Italia e pure i ponti che crollano…’.
Bene! Apprendiamo contestualmente dalla stampa specializzata (Quotidianosanità.it di giovedì 8 novembre 2018) che l’inquinamento ambientale uccide in Europa 556mila persone l’anno e nel mondo 7 milioni. A Ginevra, dal 29 ottobre al 1 novembre, si è tenuta la prima Conferenza globale sull’inquinamento atmosferico e la salute per definire gli impegni per combattere il problema. La conferenza aumenterà la consapevolezza di questa crescente sfida per la salute pubblica e condividerà informazioni e strumenti sui rischi per la salute derivanti dall’inquinamento atmosferico e dai suoi interventi.
Sappiamo che nella regione europea dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), 556.000 decessi prematuri sono attribuibili nel 2016 agli effetti congiunti dell’inquinamento domestico e ambientale. Di questi decessi, 348.000 si sono verificati nei paesi a basso e medio reddito e 208.000 decessi sono avvenuti nei paesi ad alto reddito. La maggior parte è attribuibile all’inquinamento atmosferico. Il peso della malattia attribuibile all’inquinamento atmosferico non è uniformemente distribuito in tutta la regione europea: 84 morti per 100.000 abitanti si verificano nei paesi a basso e medio reddito, mentre 42 morti ogni 100.000 abitanti si verificano nei paesi ad alto reddito. L’inquinamento atmosferico non riconosce confini. Migliorare la qualità dell’aria richiede un’azione sostenuta e coordinata a tutti i livelli. I paesi devono lavorare insieme su soluzioni per il trasporto sostenibile, produzione e un uso più efficienti, energie rinnovabili e gestione dei rifiuti.
Nel mondo non va meglio: diventa più caldo e affollato, i motori continuano a pompare emissioni sporche e metà del mondo non ha accesso a combustibili o tecnologie pulite, l’aria che respiriamo si sta pericolosamente inquinando. Nove persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze inquinanti. Stime aggiornate rivelano un bilancio di 7 milioni di persone decedute ogni anno a livello globale per l’inquinamento atmosferico ambientale (esterno) e domestico.
L’inquinamento atmosferico ci minaccia tutti, ma le persone più povere e più emarginate ne sopportano di più il peso l’afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Oms. ‘È inaccettabile che oltre 3 miliardi di persone – per la maggior parte donne e bambini – respirino ancora ogni giorno usando stufe e combustibili inquinanti nelle loro case. Se non interveniamo con urgenza sull’inquinamento atmosferico, non potremo mai avvicinarci allo sviluppo sostenibile’.
Gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono gravi: un terzo dei decessi per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache è dovuto all’inquinamento dell’aria. Inoltre, tale inquinamento ha un effetto disastroso sui bambini. Oltre a influire sulla nostra salute, gli inquinanti nell’aria stanno anche causando danni ambientali a lungo termine, determinando il cambiamento climatico, a sua volta una grave minaccia per la salute e il benessere.
Questo mese, il gruppo intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici ha avvertito che l’elettricità a carbone deve finire entro il 2050 se vogliamo limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5° C. In caso contrario, potremmo assistere a una grave crisi climatica in soli 20 anni. Da un punto di vista strettamente storico-legislativo, nelle fasi del cammino che ha portato al riconoscimento di un bene ambientale meritevole di tutela, muovendo da un concetto giuridico di ambiente, affermiamo da parte nostra che si sono profilate in dottrina, due generali differenti teorie discostanti.
Da una parte coloro che affermano l’inesistenza di una nozione di ambiente unitaria di rilievo giuridico, e che in buona sostanza vedono la tutela ambientale più come “un connotato finalistico che unifica diversi settori dell’ordinamento che non una materia organicamente individuale”. Dall’altra coloro che assumono l’esistenza di una nozione di ambiente giuridicamente rilevante ed unitaria. La pluralità di norme, però, impedisce una definizione esaustiva e omnicomprensiva dell’oggetto della tutela.
In altri termini, non solo l’ambiente (e, dunque, la sua tutela) riguarda una pluralità di “cose” oggetto di tutele giuridiche diverse, ma esse sono in continua evoluzione; e soprattutto per trattare tali cose si devono disciplinare attività di ogni genere. Non sorprende, pertanto, che il corpus della normazione sull’ambiente, formato da fonti Internazionali, Comunitarie, statali e regionali, sia quanto mai composito, a tratti disarticolato e disomogeneo. Il forte impatto di livello sopranazionale delle discipline di cui trattasi, specificamente, deriva dalla constatazione imprescindibile del fatto che i problemi di carattere ambientale non possono considerarsi limitati allo spazio di un singolo Stato, ma devono essere analizzati in ottica più ampia: ciò soprattutto, in quanto la propagazione degli eventi connessi all’Ambiente (si pensi agli inquinamenti atmosferici, idrici, da radiazioni, ecc.) non conosce barriere geopolitiche e deve essere pertanto regolata a livelli necessariamente sovrastatali.
Quindi, è stato in particolar modo il progressivo interessamento comunitario alla materia in parola, a determinare l’impegno nella ricerca di una nozione giuridica unitaria di “ambiente”.
Ricordiamo che l’accoglimento di una nozione unitaria del concetto in questione, a ben vedere, era già stata formulata in Italia, e possiamo ravvisarla in una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 617 del 1987, attraverso la quale i giudici hanno individuato nell’art. 32 della Costituzione (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…) e nel diritto ad un ambiente salubre da esso declinabile, il momento unificante della materia in esame.