Roma, 12 novembre 2019 – “”L’Italia delle stragi, le trame eversive nella ricostruzione dei Magistrati, i protagonisti delle inchieste (1969-1980)””. Un interessante libro pubblicato a settembre 2019, a cura di Angelo Ventrone (Donzelli editore). I Magistrati che trattano le varie perigliose vicende italiche, sono i protagonisti delle inchieste: Pietro Calogero, Leonardo Grassi, Claudio Nunziata, Giovanni Tamburino, Giuliano Turone, Vito Zincani, Giampaolo Zorzi.
Esaminiamo “Il tentato golpe borghese e la Loggia massonica P2(7-8 dicembre 1970)”di Pietro Calogero (da pag.49).
Il grande Magistrato Pietro Calogero, Magistrato integerrimo, super partes (che ho avuto il piacere di conoscere quale Procuratore Capo di Padova e poi Procuratore Generale presso la Corte d Appello di Venezia durante il mio triennio di Comando della Regione CC Veneto, in Padova (2006/09)…con interessanti conversazioni..).
“”Il 1970 è un anno importante nella storia dell’eversione nel nostro Paese, non solo perché conferma senza ambiguità le linee della strategia anticomunista predisposta oltre oceano con la redazione del Field Manual, ma anche perché vede irrompere sulla scena una forza eversiva nuova, la Loggia massonica P2 di Licio Gelli, che va ad affiancare, con il fine di potenziarla, l’organizzazione esistente all’interno del nostro Servizio segreto militare e controllata, attraverso la CIA, dal governo degli Stati Uniti.
Intanto, le elezioni politiche del 1968 segnano un allarmante ascesa dei partiti di sinistra (PCI e PSIUP), giunti a quasi il 32% dei voti. Le preoccupazioni per la tenuta del Governo centrista aumentarono. In quest’ottica, l’anno seguente, Gamberini conferì a Gelli il mandato di operare per l’unificazione delle varie comunità massoniche. Il mandato fu confermato da Lino Salvini, eletto Gran Maestro del Grande Oriente nel marzo 1970, il quale riservó al predecessore Gamberini il delicato compito di continuare a tenere i rapporti con la CIA e, nel giugno successivo, delegó a Gelli i pieni poteri per il governo della Loggia P2, compreso quello di iniziazione di nuovi affiliati, da sempre prerogativa del Gran Maestro e dei Maestri venerabili.
È pressoché certo che in questo periodo lo stesso Gelli ebbe a ricevere dal Pentagono il fondamentale manuale top secret sulle regole della guerra non ortodossa che il Generale Westmoreland aveva firmato il 18 marzo 1970. Veniva così a concentrarsi su di lui un potere straordinario, che oltrepassava l’ambito della massoneria e che si manifestó in tutta la sua portata entro la fine di quell’anno.
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 (notte dell’Immacolata) il principe Julio Valerio Borghese, ex comandante della 10ª Mas della Repubblica Sociale Italiana e leader dell’organizzazione neofascista Fronte Nazionale, guidò un’operazione che si proponeva di realizzare un colpo di stato e di instaurare nel nostro paese un regime di destra sostenuto dalle Forze Armate. L’operazione, chiamata in codice “Tora Tora“ (dal nome dei militari giapponesi che avevano dato l’attacco aereo della base navale americana a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941), prevedeva l’occupazione da parte dei congiurati di centri nevralgici come le sedi dei Ministeri dell’Interno e della Difesa, della Camera e del Senato, del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, della Questura di Roma, della RAI; l’eliminazione fisica del Capo della Polizia Angelo Vicari e la cattura del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. E l’arresto e la deportazione in due isole delle Eolie di avversari politici e di sindacalisti. Alle operazioni avrebbe fatto seguito l’intervento decisivo delle Forze Armate e l’annuncio, attraverso un proclama alla radio e alla televisione, letto da Borghese, del successo del colpo di stato e dell’avvento di un nuovo ordine sostenuto dai militari.
In effetti, quella notte, diverse centinaia di congiurati, in gran parte armati e provenienti da varie Regioni d’Italia, si concentrarono in più punti prestabiliti della Capitale. Un gruppo, si radunó nella palestra dell’associazione paracadutisti in via Eleniana, agli ordini di Sandro Saccucci, già Tenente dei Paracadutisti e stretto collaboratore di Borghese, al cui armamento avrebbe dovuto provvedere il Generale dell’ Esercito Ugo Ricci. Un altro trovava sistemazione del cantiere nel quartiere Montesacro dell’imprenditore edile Remo Orlandini, che assieme ad altri fidati collaboratori di Borghese (Salvatore Drago, Giacomo Micalizio, Giovanni De Rosa, Adriano Monti, Enrico Bonvicini), formava il “comando operativo“, incaricato di coordinare gli interventi dei congiurati sulla base delle direttive che sarebbero state impartite dal quartier generale. Contemporaneamente, una colonna di circa 200 tra Ufficiali, Sottufficiali e Allievi del Corpo Forestale di Cittàducale (Rieti), al comando del Tenente Colonnello Luciano Berti, armati di tutto punto e muniti di manette (acquistate senza autorizzazione ministeriale appena pochi giorni prima), era in marcia verso la sede della RAI di via Teulada e un’altra, formata da una batteria di Artiglieria di Verona, al comando del Colonnello Amos Spiazzi, era in movimento verso una sede convenuta del Nord (Sesto San Giovanni).
Il primo a entrare in azione, nel pomeriggio del 7 dicembre, fu un gruppo di militanti di Avanguardia Nazionale, comandati – secondo autorevoli fonti – da Stefano delle Chiaie. Penetrato nel palazzo del Viminale, il commando prese possesso di circa 180 mitra custoditi nell’armeria, che caricó su un camion per portarli al cantiere di Orlandini, sfruttando la complicità del Maggiore della PS Enzo Capanna, e del Dottor Salvatore Drago, Ufficiale medico del Ministero, che qualche giorno prima aveva reso possibile un sopralluogo e fornito ai congiurati una mappa con la descrizione precisa degli uffici. Ma poco dopo la mezzanotte il piano già avviato, viene bloccato da un “contrordine“, la cui provenienza non è mai stata svelata, neppure da Borghese, e l’azione dei cospiratori fu rinviata.
I mitra trafugati furono ricollocati al loro posto, ad eccezione di un mitra, sostituito da un altro con la matricola contraffatta. Nonostante l’allarmante quadro indiziario, l’operazione “Tora Tora“ fu liquidata dai Giudici romani come un complotto di pensionati (testualmente: un “conciliabolo di quattro o cinque sessantenni“) e tutti gli imputati, compresi quelli che avevano confessato il tentativo di golpe, furono assolti dal reato di cospirazione politica “perché il fatto non sussiste “.
Tuttavia, una meditata lettura critica delle fonti già allora disponibili e la conoscenza di altre che emergeranno in tempi successivi impongono di giungere, ai fini della verità storica, a conclusioni opposte. La prima contenente informazioni sulla struttura occulta di Avanguardia Nazionale e la sua partecipazione ai fatti del 7-8 dicembre 1970; la seconda, sul coinvolgimento dell’Ammiraglio di Squadra Torrisi nei medesimi fatti.
Da queste fonti emerge inconfutabilmente che nella notte dell’Immacolata era stata organizzata un’operazione tutt’altro che velleitaria di pochi nostalgici militari e di sprovvedute Guardie Forestali. Al contrario, si era trattato di una complessa e pericolosa attività cospirativa alla quale avevano prestato il loro contributo, con ruoli coordinati e rilevanti, alti ufficiali dei Corpi militari e di sicurezza dello Stato, il capo della P2 Licio Gelli ed esponenti di rilievo della medesima loggia, influenti personaggi del mondo economico e della società civile, gruppi armati di estrema destra (Fronte Nazionale e Avanguardia Nazionale) e perfino boss della mafia siciliana incaricati dal Dottor Drago, in rappresentanza del fronte, di sopprimere il Capo della Polizia Vicari.
Non solo, ma l’intera trama eversiva era stata appoggiata dal Governo americano a garanzia della collocazione dell’Italia nell’alleanza atlantica e agevolata in concreto dal collegamento della CIA con i responsabili dell’operazione.
Alla luce di questa riflessione, non può sussistere più mistero sulla provenienza e sul perché del “Contrordine” al compimento dell’operazione.
Pur se fosse stato dato materialmente da Gelli, il contrordine fu deciso e partì da un alto comando militare americano, probabilmente dell’Esercito, con cui egli era in contatto e a cui non poteva che prestare obbedienza nella qualità di agente inquadrato nell’organico della CIA, tenuto come tutti gli altri agenti al rispetto dell’assoluta segretezza circa il coinvolgimento, nella Cover Operation del 7-8 dicembre, dell’Esercito e dei servizi di informazione statunitensi….”” Sin qui il Magistrato Pietro Calogero… le cui argomentazioni fanno tremare ancora oggi…
Ora proseguiamo noi, citando “Anime Nere – Personaggi, storie e misteri dell’eversione di destra”, scritto da Massimiliano Griner (Sperling&Kupfer Editore), che racconta dell’eversione di destra, una realtà molto difficile per rilevare le differenze dei vari movimenti e l’insieme complessivo. Facendo parlare i documenti, intervistando personaggi mai interrogati, l’autore rivisita i capitoli dell’estremismo nostrano. E così, dagli attentati ai treni (agosto 1969), al tentativo del colpo di Stato (1970), di cui trattiamo, passando per la strage di Peteano (1972) ed altri eventi tragici, le “anime nere” degli anni Sessanta e Settanta rivivono in un racconto articolato e documentato, dal quale riaffiorano le paure e la follia di quegli anni. “”Proprio sul tentato colpo di Stato, nella notte fra il 7 e l’8 dicembre del 1970, organizzato dal “Principe Nero” Junio Valerio Borghese, vogliamo soffermarci (da pagg. 299). Al riguardo, scrive l’autore: ”Il golpe Borghese, tentato la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, è tuttora un grosso enigma storiografico. Quello che sappiamo deriva da un paio di indagini della Magistratura, fortemente influenzate però dal Governo e dai suoi interessi, in questo caso Giulio Andreotti… Se Borghese avesse potuto contare soltanto sugli uomini e mezzi citati (compresi i Forestali, come evidenziatosi nelle fasi processuali), il golpe della notte dell’ Immacolata sarebbe stata semplicemente una follia. Con il tempo abbiamo intuito che il tentativo poteva contare su uno schieramento ampio di alti Ufficiali dell’Esercito e dell’Aeronautica per fronteggiare situazioni limite, come un’invasione militare o un’insurrezione… Esattamente come avvenuto in Grecia… Verso mezzanotte, però, quando gli uomini di (Stefano) Delle Chiaie erano già entrati nell’armeria del Viminale (Ministero dell’Interno), il tentativo golpista fu fermato da un ordine emesso dallo stesso Borghese. In epoca recente è emerso, dal fondo di un armadio dimenticato, una sorta di testamento politico del principe. Secondo questo documento, a dare il contrordine sarebbe stato Giulio Andreotti, dopo che un Ufficiale del SIOS (servizi informativi di Forza Armata), rimasto anonimo, avrebbe rivelato il piano segreto ai vertici del SID (il Servizio Segreto), che avevano informato il PCI. Il piano era diretto ad attivare uno dei tanti piani di emergenza predisposti dalle FF.AA…..””
Lasciando per un momento il libro in trattazione, ricordiamo, ad integrazione, che quel tentato golpe fu al centro anni addietro di una approfondita inchiesta nella trasmissione di RaiTre, “La storia siamo noi”, condotta da Giovanni Minoli, con le dichiarazioni dell’ultra settantenne Adriano Monti, ex medico di Rieti, con posizione di rilievo nel piano golpista, il quale ha riferito del consenso degli USA al progetto, ma anche la condizione da loro pretesa circa la nomina a capo della giunta militare di Giulio Andreotti. Al riguardo, va rilevato che fu proprio Giulio Andreotti, nel 1974, quale Ministro della Difesa, secondo alcune fonti, a far sì che venissero cancellati dai rapporti redatti dal Sid per la Magistratura, i nominativi degli alti ufficiali piduisti coinvolti in quella notte, tra i quali anche l’Ammiraglio di Squadra Giovanni Torrisi, successivamente nominato Capo di Stato Maggiore della Marina (dal 1 agosto 1977 al 31 gennaio 1980) e, successivamente, Capo di Stato Maggiore della Difesa (sino al 29 settembre 1981), ma anche dello stesso Licio Gelli, che aveva il compito di organizzare il rapimento del Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat… Risulta, attingendo ancora da altre fonti, che furono coinvolti nel golpe anche i movimenti extra parlamentari “Ordine Nuovo” e “Avanguardia Nazionale”, come intensi furono anche i rapporti con la mafia siciliana e la ‘Ndrangheta calabrese, tanto che il giornalista Mauro De Mauro sarebbe stato ucciso proprio perchè scoprì quei collegamenti tra “Il Principe Nero” e Cosa Nostra. Il finanziamento, secondo alcune risultanze processuali, pervenne da alcuni importanti settori imprenditoriali liguri.
Tornando al libro in trattazione, “Anime Nere”, interessante l’intervista (pag. 305) a ““L’uomo della Forestale”, che ha accettato di farsi intervistare dall’autore purchè non venisse menzionato il suo nome. Viene confermato che il piano prevedeva che i militari coinvolti partecipassero – per così dire, a loro insaputa – semplicemente ottemperando a un ordine dei loro superiori. Come noto, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Cittaducale (RI), avrebbero dovuto, con in testa il Comandante, Tenente Colonnello Berti, occupare la RAI di via Teulada””.
Quindi, concludendo, aggiungiamo noi, per i nostri 25 lettori, golpe da operetta? Solo il buon Dio lo sa; ma, la verità vera, probabilmente, è conosciuta anche da talune persone, ancora in vita… politici e non politici. Torniamo, anche qui, alle verità indicibili.., gloria ingloriosa di questa nostra strana Repubblica. Una cosa è certa: la verità anche in questo gravissimo evento (come per le stragi), non è stata raggiunta. La cosa ancor più grave è che, tuttora in circolazione, ci potrebbero essere “soggetti” che – sfuggiti dalle maglie dell’inchiesta, per fortuna o altri oscuri motivi – hanno attentato, allora, al nostro ordinamento costituzionale e democratico, con l’aggravante che, probabilmente, tali traditori del giuramento di fedeltà alla Repubblica, possano aver militato, con incarichi di responsabilità, anche nell’ambito dello stesso Stato che volevano abbattere… La democrazia, lo sappiamo, e lo diciamo noi da Liberali che si ispirano a Gaetano Salvemini, è un bene incommensurabile che va difeso ad oltranza; con coraggio dobbiamo affermarlo, anche oggi! Quanti Magistrati (ben 27!), sono morti uccisi dai terrorismi e dalle mafie; quanti rappresentanti delle Forze dell’Ordine (centinaia), ancora, sono caduti sul Fronte del Dovere per onorare quel principio di legalità che avevano scelto come propria linea guida attraverso il giuramento?
Per Loro, ma soprattutto per i cittadini (moltissimi tra essi deceduti, vittime inconsapevoli, a seguito di atti criminali di varia natura, quali stragi e attentati), bisogna fare di tutto perchè si giunga alla verità, ma ad una verità vera, giammai ad una verità farsa, come nel caso del golpe della “Notte della Madonna”, secondo la “vulgata” ufficiale capeggiata da cinque o sei pensionati ultrasessantenni e velleitari… come anche da Ufficiali “trombati”… con aspirazioni di ulteriore carriera…, quasi una Commedia del grande, grandissimo Eduardo De Filippo!!
Ora alcune ricordanze personali… Da Sottotenente 21enne nell’8° Battaglione Mobile di Roma, in pieno autunno caldo, si era impegnati hx24 ore… Ricordo che si ipotizzava, da parte di taluni, di cui non ricordo nomi e fisionomie, di eventuali situazioni di pericolo per i reparti… venendo ascoltati con diffidenza… per cui si rispondeva… Qui nulla può accadere… in quanto il Comandante del 2 Reggimento è il valoroso, austero e vigile Colonnello Attilio Boldoni, Medaglia d’Argento nella Campagna di Russia… e Comandante dell’ XI Brigata Meccanizzata, il ferreo Generale Gennaro Piccinni Leopardi, già Paracadutista ad El Alamein…. Anni dopo, in servizio alla Compagnia Roma Trastevere (1971/76), ero comandato nel servizio di piantonamento all’Ospedale Militare del Celio (gli Uff.li hx 24 h; mentre i Militari con turni di 8 ore) ad alcuni Ufficiali imputati e detenuti per il citato Golpe Borghese… Il tutto sotto la vigilanza della bravissima Suor Barbara (che il 15 agosto 1977 dette l’allarme per la fuga di Herbert Kappler da quello stesso reparto di Medicina Ufficiali)… Gli Ufficiali piantonati erano il Generale di Corpo d’Armata Vito Miceli, già Direttore del SID, il Ten.Col dei Carabinieri Pecorella, il Maggiore dei CC. Pinto, il Maggiore della PS Enzo Capanna, il Tenente Colonnello Luciano Berti del Corpo Forestale dello Stato… Si doveva vigilare sia per evitare fughe, sia per impedire reciproche aggressioni da parte dei detenuti durante i periodi di passeggio nel lungo corridoio… Il Generale Miceli amava conversare con noi giovani Ufficiali… per raccontare… della sua intensa passata vita vissuta… ovviamente senza riferimento alcuno alle proprie vicende giudiziarie…
CONCLUDO, AFFERMANDO, TENENDO CONTO DI QUANTO ACCADUTO, CHE LA DEMOCRAZIA VA DIFESA, SOPRATTUTTO OGGI, PERIODO OLTREMODO NEBULOSO.. !!