Roma, 17.03.2020 – Davide Conti è uno storico, consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica. Ha scritto numerosi libri. L’ultimo,“L’Italia di Piazza Fontana- Alle origini della crisi repubblicana”, pubblicato a febbraio scorso, per Einaudi…Il 12 dicembre 1968 l’esponente democristiano Mariano Rumor insediava, con la formula del centro-sinistra, il suo primo governo. Il 12 dicembre 1969 la strage di piazza Fontana a Milano e gli attentati di Roma, aprivano drammaticamente la fase di quella strategia della tensione che avrebbe caratterizzato la vita pubblica del Paese per l’intero decennio degli anni Settanta. I 365 giorni che intercorsero tra quelle due date rappresentarono uno dei momenti più significativi della storia dell’Italia democratica segnato da una crisi di struttura che investì radicalmente tutti i settori e gli ambiti della società nazionale: da quello politico a quello economico-sociale, da quello militare a quello dell’ordine pubblico. Iniziamo l’esame del libro…Questo, tra gli altri, l’argomento trattato…
-(da pag.202)…””La crisi dell’ordine pubblico di fronte alle trasformazioni sociali”.
Nel raffronto con altri paesi europei come Francia, Inghilterra e Repubblica Federale tedesca la questione sociale e lo sviluppo delle lotte dei movimenti studentesco e operaio del biennio 1968-1969 non assunse in Italia un carattere emergenziale, non si manifestarono condizioni reali di rivolgimento politico in termini rivoluzionari, non si determinarono contesti come quello dello sciopero generale del maggio francese né si giunse alla promulgazione di leggi speciali come in Germania ovest nel 1968…La crisi dell’ordine pubblico in Italia, più che il pericolo di una rivoluzione impossibile, finì per mettere in luce in modo definitivo le storture del consunto modello di sviluppo del dopoguerra; i gravi ritardi dell’organizzazione della Ps (Pubblica Sicurezza) sia nella formazione professionale, sia degli Agenti, sia nella composizione delle strutture e dei reparti; i limiti politici e culturali di una classe dirigente (politica, imprenditoriale e burocratica) che interpretava l’ordine pubblico non come garanzia dei diritti di cittadinanza previsti dalla Costituzione ma come esercizio conservativo degli equilibri sociali esistenti…La questione dell’ordine pubblico rappresentò uno degli elementi di fondo dell’esperienza dei governi del centro-sinistra.
Questi ultimi, infatti, presero forma e si mossero all’interno della crisi di “ciclo” dell’ordine pubblico 1960-64, ovvero in un arco di tempo compreso tra la caduta del Governo Tambroni (dopo i moti di piazza del giugno-luglio 1960, che rappresentarono la spinta propulsiva all’avvio di esecutivi aperti alla partecipazione socialista e registrarono cinque morti a Reggio Emilia; due morti a Palermo; uno a Licata; uno a Catania e migliaia di feriti in tutta Italia)… Durante le giornate di protesta a Genova contro il congresso del Msi (luglio 1960), divenne visibile la nuova presenza sociale delle giovani generazioni antifasciste, i “ragazzi dalle magliette a strisce”, che si proposero in termini nuovi e diversi all’interno dello spazio pubblico e della piazza ovvero in una misura maggiormente indipendente rispetto al perimetro politico classicamente inteso dalla sinistra storica del dopoguerra…Nel 1962, i fatti di Piazza Statuto, a Torino, segnarono una prima espressione reale di tali processi seppure in una forma embrionale rispetto a quella dell’autunno caldo del 1969…
– (da pag.207)… Il periodo compreso tra il 5 dicembre 1963 e il 24 giugno 1968 (Governi Moro) con Paolo Emilio Taviani, Ministro dell’interno, rappresentò (per l’intelligente politica di Moro – nda) il primo ciclo di anni in cui, pur in presenza di scioperi, mobilitazioni e incidenti di piazza, non si registrarono morti tra i manifestanti. A questa modifica dell’approccio all’ordine pubblico contribuisce in misura significativa l’emergere del movimento giovanile che avrebbe dato vita al ‘68. Gli studenti indicarono la scuola e l’università come parti di un meccanismo di regolazione della società capitalista e ne contestarono la riproduzione del principio di autorità e selezione di classe. Il movimento studentesco si fece portatore di istanze antiautoritarie basate sui principi della democrazia diretta e dell’ugualitarismo che, assorbite e ricontestualizzate all’interno della fabbrica, influenzarono le nuove pratiche di lotta dei giovani operai determinando l’incontro sociale tra due soggetti diversi, uno esterno e uno interno al processo produttivo…
-(da pag.210)… Dagli incidenti di Valle Giulia a Roma del 16 marzo, presso la Facoltà di Architettura fino alla contestazione del 31 dicembre al locale “La Bussola”, in Versilia, il 1968 in Italia non evidenziò tratti anomali o fortemente dissimili rispetto al contesto europeo. La mancata riforma del Testo Unico della Legge di Pubblica Sicurezza (Tulps), l’arretratezza formativa e culturale degli arruolati, la loro immissione all’interno di un contesto fortemente gerarchizzato e privo di rappresentanza democratica e soprattutto l’incardinamento di una misura di “continuità” con il passato regime fascista negli uomini di vertice e nella mentalità diffusa, costituirono alcuni dei fattori di crisi della gestione dell’ordine pubblico in Italia all’alba degli anni 70. D’altrocanto, all’inizio degli anni ’60, i Funzionari che avevano avviato la propria carriera durante il regime fascista rappresentavano la quasi totalità del personale posto ai vertici degli apparati di forza dello Stato…
-(da pag. 216)… Il trattamento economico, il contesto ambientale in cui veniva immesso, nonché le generali condizioni di vita di un Agente di Polizia determinarono alla fine degli anni ‘60 una fase critica in ordine al reclutamento e all’arruolamento del personale di Polizia. Nel 1968 le domande di ammissione ai corsi di Allievo Agente furono 2000 in meno rispetto all’anno precedente e nel 1969 la diminuzione raggiunse le 6000 unità. Le 20 Scuole Allievi di PS, all’epoca dislocate da Roma a Cesena, da Caserta alla Spezia fino a Moena, oltre alla preparazione fisica e ai rudimenti di cultura generale (il 42% dei poliziotti possedeva la sola licenza elementare) concentravano la loro principale attenzione sulla preparazione all’attività di servizio delle giovani reclute attraverso specifici manuali. “Il Prontuario dell’Agente di PS impegnato in servizio di ordine pubblico – si legge sul settimanale “Panorama” – è compendiato in un lungo studio “riservato” della Scuola Superiore di Polizia”. A questi testi era demandata non solo l’istruzione sulle modalità operative di piazza ma soprattutto la formazione della mentalità della percezione e dell’approccio nei confronti dei manifestanti… Per fare fronte agli scontri di piazza, annunciati dagli squilli di tromba, agli Agenti venivano date istruzioni sul materiale in dotazione e sul suo uso: “Lo squillo di tromba”, spiega la circolare della Scuola di Polizia, “ha una sua funzione particolare che va tenuta in gran conto: essa deve agire su chi lo ascolta in genere e su coloro che ne sono destinatari, come segnale premonitore, intimidatorio: deve determinare cioè uno shock psicologico oltre a fungere da avviso vero e proprio“. Se l’ammonimento non raggiunge il suo scopo, c’ è la carica. In caso di scontro con la folla, l’Agente ha a disposizione i seguenti strumenti difensivi e offensivi: a) casco protettivo; b) scudo protettivo.
Anche in questo caso la spiegazione di uso degli strumenti in dotazione, il manuale di polizia aggiungeva una misura psicologica inequivoca rispetto alla formazione della mentalità, rievocando le figure guerriere dell’antichità come gli Opliti (fanti dall’armatura pesante), gli Astati (soldati armati di aste) o i Veliti (armati di giavellotto e spada): casco e scudo hanno, secondo la Scuola di Polizia anche una determinante importanza strategica. Le “armi offensive” erano costituite dal nuovo “mazzuolo gommato” o “sfollagente“, neologismo che ne rappresentava efficacemente l’uso e i cui risultati più efficaci si ottengono colpendo le masse muscolari della spalla, del braccio e dell’avambraccio; gli idranti e gli artifici lacrimogeni. Il 63% degli organici complessivi della Pubblica Sicurezza veniva dal sud Italia e la percentuale delle nuove 10.000 reclute del Corpo del triennio 1967-69 saliva all’85% di giovani provenienti dal Mezzogiorno. All’operaio-massa viene contrapposto il poliziotto-massa, di medesima estrazione geografica e sociale, molto spesso inserita nel processo migratorio interno… Con la visita del neoeletto Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon a Roma, del 27-28 febbraio 1969, la questione dell’ordine pubblico superò i perimetri del conflitto sociale di fabbrica o della contestazione studentesca nella scuola e nelle università. Diverse Facoltà dell’Ateneo di Roma erano state occupate nell’ambito della protesta contro il progetto di riforma firmato dall’esponente democristiano Fiorentino Sullo e il movimento studentesco decise di aderire alla manifestazione di protesta antiimperialista indetta dal Pci. La giornata venne segnata da duri scontri sia davanti all’Ateneo sia lungo il percorso della manifestazione organizzata dal Partito Comunista…
-(da pag.226)… Rispetto al personale delle Forze dell’Ordine al novembre 1969, risultavano essere a disposizione della Pubblica Sicurezza complessivamente 78.537 effettivi (77.278 Sottufficiali e Guardie; 1259 Ufficiali). La maggioranza (41. 388) faceva capo ai Reparti Provinciali mentre 6520 i componenti delle Forze Mobili; 1836 Guardie Allievi; 2696 Allievi Guardie; 8238 Polizia Stradale; 4860 Polizia Ferroviaria; 2574 Polizia di Frontiera…Alla vigilia dell’autunno caldo sindacale i Carabinieri contavano su 79.322 effettivi dei quali 57.273 facenti capo alle Forze Territoriali; 6997 alle Forze Mobili; 3382 a Centri e Nuclei Speciali vari; 1130 al Servizio Informazioni Difesa (SID-Intelligence nda). A fronte di questi numeri i Comandi Carabinieri e Polizia lamentarono con il Governo Rumor una condizione di difficoltà e malcontento interno dovuto al contesto complessivo entro cui si trovavano a operare i responsabili dell’Ordine Pubblico. Secondo i vertici di Carabinieri e Polizia origine e natura dei problemi andavano ricercati sia nell’emergere dell’autunno caldo sia nelle campagne politiche promosse dalla sinistra parlamentare sul disarmo delle forze di Polizia di Stato durante le manifestazioni sindacali…
-(da pag.260)… Il 20 maggio 1970 alla Camera venne approvato lo Statuto dei lavoratori e il 22 maggio, con il Decreto del Presidente della Repubblica n.283, fu varata l’amnistia che comprese i reati commessi in occasione di manifestazioni per l’occupazione e per la casa, evidenziando come la questione sociale investisse tutti i piani della condizione delle classi subalterne e come le modalità conflittuali si fossero estese anche fuori dalla fabbrica e dei centri produttivi…In questo quadro d’insieme si collocò la morte dell’Agente di PS Antonio Annarumma (a Milano il 19 nov.1969) sulla quale pesò una “condizione dissennata dell’ordine pubblico”, riconosciuta in parte anche dal telegramma inviato dal Prefetto di Milano Libero Mazza al Ministro dell’Interno Franco Restivo, a ridosso dei fatti del Teatro Lirico in via Larga…Il bilancio degli incidenti, da parte delle Forze dell’Ordine, registrava un morto e 55 feriti tra gli Agenti di Ps (di cui 17 ricoverati) e 4 feriti tra i Carabinieri (di cui 3 ricoverati) ai quali si aggiungeva un funzionario di Ps.I fermi tra i dimostranti furono 19””…
Sin qui trattate alcune parti del bel libro. Ora, riflessioni con ricordi di servizio…
Le Forze dell’ Ordine, dal dopo guerra (cito, tra i vari numerosi episodi, l’attentato a Togliatti, nel ’48, e i fatti del luglio 1960, quando per i gravi disordini cadde il Governo Tambroni, sono state, ovviamente tenendo conto di quanto autorevolmente rappresentato da Davide Conti, unico presidio di legalità a tutela dei Cittadini, come lo sono ancora oggi. Con il loro comportamento fermo, vigile e consapevole, hanno evitato più volte l’insorgere di situazioni che avrebbero potuto essere molto più gravi. Ma questa azione di tutela dei cittadini si è verificata, in particolare, nella seconda metà degli anni ’70, nel fronteggiare il cosiddetto “movimento del ’77” come anche le contrapposizioni di piazza di destra-sinistra, veri prodromi di guerra civile attuata con precise tecniche di guerriglia urbana armata. Durante l’autunno caldo (1969/’70), inoltre, un grosso supporto al mantenimento dell’ordine nelle manifestazioni e nei cortei fu offerto dai Sindacati che, d’intesa con le Questure, svolsero un’attenta azione di vigilanza curando la sicurezza delle zone d’interesse come anche l’individuazione di eventuali infiltrati provocatori; ma oggi, probabilmente, tale dispositivo non si potrebbe realizzare per minore forza di rappresentatività e credibilità degli stessi Sindacati nel mondo del lavoro. Unico incidente di rilievo, in quel difficile periodo, denominato appunto “autunno caldo”, fu quello citato nel libro in cui rimase ucciso l’ Agente di PS Annarumma, a Milano… A seguito di ciò, la Politica accordò al comparto sicurezza la cosiddetta “indennità Annarumma” di 15 mila lire, apprezzabile per i tempi, e ciò per tacitare soprattutto i Reparti Celeri della Polizia che protestarono giustamente, però sempre nel rispetto delle regole.
Quando, nel ’68, si fronteggiavano le manifestazioni studentesche e operaie, io, Sottotenente di complemento dei Carabinieri poco più che 20enne, ricordo il delirio ideologico degli slogan: “Ne’ Dio, ne’ Patria, ne’ padroni”(come da me visto, urlato anche da studenti in Medicina, in camice bianco, all’ interno del Policlinico di Roma, guidati dal tristo “autonomo” Daniele Pifano… Per la cronaca, il Pifano, dieci anni dopo, parcheggiò un furgone con piccolo missile proprio all’interno di quello sventurato, ma tuttavia importante, Policlinico!
Quindi, leggendo il libro, si ravviva il mio ricordo di anni molto lontani quando l’Ordine Pubblico nella Capitale era gestito molto bene da Funzionari di Polizia di altissimo spessore. Per tutti, cito i Vice Questori Zampano, Epifanio, Francesco Pasanisi, Salvatore Luongo e Felice Vecchione, Renato Sangiorgio, Aldo Luzzi, Corrias e Raffaele Stella, eppoi De meo, Vitale, Secchi, isidoro Adornato, ed altri ancora… Dalla Sala Operativa della Questura Centrale di San Vitale, poi, la voce calma e professionale del Capo di Gabinetto, Vittorio Frasca, si faceva sentire per dare direttive, ricevere valutazioni e aggiornamenti di situazione… L’Ufficio Politico (poi Digos), era diretto dal grande Bonaventura Provenza, supportato da funzionari di primissimo piano, quali Spinella, Improta, Lazzarini ed altri… I Funzionari in questione erano poi affiancati in ordine pubblico da eccellenti Ufficiali dell’Arma territoriale, quali i Capitani Comandanti di Compagnia Nazzareno Volpe, Prospero Prosperi, Giancarlo Servolini, Luigi Nobili, Giorgio Castellani, Giuseppe Vecchio, Giuseppe Jannece, Romeo Martorelli, ed altri ancora… Comandanti della Legione e del Gruppo Roma I, il Colonnello Giuseppe Siracusano e il Ten.Col. Giuseppe Richero, di grande autorevolezza e competenza… La saldatura tra mondo del Lavoro e Polo Studentesco era già avvenuto, e l’occupazione delle Università e di Istituti Superiori costituiva un problema da non sottovalutare. Il giorno precedente dell’arrivo del Presidente Nixon in Italia, il Viminale decise lo “sgombero” dell’Università di Roma, da tempo occupata, anche perchè rappresentava un focolaio di possibili azioni violente. L’Università, all’alba, fu trovata deserta, probabilmente grazie ad una “provvidenziale” soffiata… Al riguardo ricordo due episodi, cui fui presente, essendo stato comandato di servizio quale ufficiale territoriale in raccordo con contingenti di reparti mobili dell’Arma… Come non ricordare gli incidenti nel quartiere San Basilio, nel 1974? La lotta per il diritto alla casa era molto forte, nella Capitale, quando, quel 5 settembre del 1974, nella borgata di San Basilio, all’estrema periferia est della Capitale, le Forze dell’ Ordine intervennero con imponenti contingenti di Polizia e Carabinieri, iniziando a sgomberare le 150 famiglie che da circa un anno occupavano altrettanti appartamenti IACP. La Polizia, accolta con sassi e bottiglie incendiarie, esplose numerosi lacrimogeni, ma nel pomeriggio fu costretta a sospendere gli sfratti perché alla fine dell’ assemblea organizzata dal “Comitato di Lotta per la casa di San Basilio”, fu tentata la rioccupazione delle case, per cui ci furono nuove cariche con lacrimogeni. Negli incidenti che seguirono, mentre un contingente di Forza Pubblica fu costretto a ritirarsi, dai dimostranti furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco. Alcuni Agenti, tra i quali un Capitano di P.S., rimasero feriti mentre il giovanissimo Fabrizio Ceruso, di 19 anni, fu purtroppo colpito in pieno petto da una pallottola, decedendo durante il trasporto in ospedale. Alla notizia della morte del giovane, tutto il quartiere scese in piazza e la rabbia esplose in modo violento. ll giorno seguente ebbero inizio le assegnazioni di alloggi alle famiglie di San Basilio, di Casalbruciato e Bagni di Tivoli. Certo, di chi le responsabilità del fatto che per le assegnazioni di case si dovettero attendere incidenti così gravi da causare addirittura la morte di un giovane, che comunque, viveva per un ideale di sostegno e aiuto per i più deboli e bisognosi; un ragazzo che lottava esponendosi in prima persona per una migliore giustizia sociale? Nel 1991, ben 17 anni dopo quei fatti, all’atto dell’assunzione del Comando Provinciale di Viterbo, incontrai (il Capitano) Pizzinelli, divenuto Comandante della Polizia Stradale di quella Provincia, con il grado di Vice Questore Primo Dirigente… Solo una cicatrice sul viso indicava quel colpo di pistola sparatogli contro, allora, ma che era fuoruscito senza più gravi conseguenze…
Ancora, la sera di sabato 22 novembre del 1975 si svolse a Roma, con un’ampia convergenza di forze democratiche, una manifestazione a sostegno della lotta del popolo angolano. Il corteo si snodò per Via Labicana quando, all’altezza dell’Ambasciata dello Zaire, in Largo Mecenate, un gruppo di manifestanti, una decina, si distaccò dal corteo. L’intenzione era quella di una protesta dimostrativa contro un paese che partecipava all’aggressione imperialista in Angola, responsabile di continui massacri di quella popolazione. Dopo aver lanciato alcune molotov per coprirsi la fuga, i giovani iniziano a correre. Piero Bruno, 18 anni, studente dell’ITIS Armellini e militante d Lotta Continua, cadde sull’asfalto, raggiunto alla schiena da un proiettile esploso da un Carabiniere… Ricordo che dall’ufficio, via radio, il Colonnello Siracusano chiese informazioni… e che giunse sul posto il Comandante del Gruppo, Ten. Col. Richero, ordinando l’ispezione alle armi dei Carabinieri… di cui informai il Vice Questore Lo Coco per il contingente di Polizia presente… Nel dicembre 1976, il Giudice Istruttore Lacanna, sulla base delle argomentazioni del Sostituto Procuratore Vecchione, emise la sentenza di archiviazione. Questo avvenne in applicazione della Legge n. 110 del 1975 che intese equiparare le bottiglie molotov ad armi da guerra punendo chiunque confezionasse “bottiglie o involucri capaci di cagionare un incendio o una deflagrazione che possa offendere o danneggiare le cose con la vampata, la proiezione di schegge, lo sprigionarsi di gas, ecc.” Nell’ordinanza di proscioglimento scriverà: “se per la difesa dei superiori interessi dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto…”. Altra importante normativa, coeva dell’altra, fu la cosiddetta Legge Reale, cioè la numero 152 del 22 maggio 1975, che ha come titolo “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico”. La legge di fatto sanciva il diritto delle Forze dell’Ordine a utilizzare armi da fuoco quando strettamente necessario anche per mantenere l’ordine pubblico. I provvedimenti previsti dalla legge Reale, modificati nel 1977 dalla legge 533, furono contestati da molti, che li ritenevano eccessivi, e sottoposti a referendum abrogativo: si votò nel giugno del 1978 e il 76,5 per cento dei votanti decise di non abrogare la legge. Nel corso degli anni la legge Reale subì alcune modifiche e in parte fu “depotenziata”.
Passando a tempi più recenti, una topica carenza di gestione dell’Ordine Pubblico si ebbe, come noto, a Genova, nel G8 di luglio 2001, sia per difetti di valutazione generale sia soprattutto per l’improvvido episodio della “macelleria messicana” della scuola Diaz… intervento tardivo che comunque, se da attuare, andava condotto due giorni prima, eppoi non già con giovani Agenti già impiegati negli scontri della mattina… e quindi provati e forse anche esasperati… ma con forze territoriali mature (Digos, Squadre Mobili, Militari dei Reparti Operativi e Stazioni dell’Arma), certamente più moderate e consapevoli, ma non per questo meno efficaci. Con tutto il rispetto per il giovane manifestante deceduto in quella circostanza, va detto senza se e senza ma che l’unico episodio di affermazione della Legge, in quei tragici giorni, è stato quello dell’uso legittimo delle armi da parte del Carabiniere Placanica, attuato in pieno stato di necessità!
Concludendo, diamo un’occhiata più allargata a quel che accade oggi nel pianeta sicurezza, a favore o contro di esso.
Va affermato, con decisione, che le Polizie non vogliono sottrarsi al proprio dovere, ma va aggiunto che sono ben consapevoli che il loro lavoro non è uguale a quello degli altri lavoratori. Quello che non si può accettare è che la Politica da decenni non tenga nella giusta considerazione i sacrifici umani e professionali a cui tale categoria è esposta, in una struttura in cui si giunge persino a non riconoscere il merito. Ma, soprattutto, la Politica deve tenere conto che per la stragrande maggioranza degli Italiani laboriosi e onesti, i Tutori della Legge assicurano, con coraggio e generosità, la difesa della persona e degli averi con rischio della vita; e questo, al di là di qualsiasi inopportuna retorica, perché dove c’è un Carabiniere, un Agente di Polizia, un Finanziere, o comunque una divisa di un Corpo armato dello Stato, c’è proprio lo Stato, oggi per altri ambiti istituzionali sempre più evanescente…
E questo va soprattutto sostenuto oggi, per l’insidiosa pandemia in espansione…
Del Direttore: Avendo vissuto in prima persona parte degli eventi storicamente riportati da Raffaele Vacca, con il quale ho avuto l’onore e privilegio di collaborare, operando alla Compagnia Montesacro all’epoca comandata dal Capitano Romeo Martorelli, non posso che confermare lo stato d’animo che vivevamo.
Aggiungo solo che nel 1980, in occasione di esame per il transito al ruolo di Ufficiale, scrissi che “eravamo governati da incompetenti e complici del terrorismo”, che avevano ignorato l’allarme lanciato da validi Prefetti della Repubblica… Ho concluso la carriera con il massimo grado di Luogotenente Carica Speciale, conseguito nel 1986 e permanendo nel grado fino al collocamento in congedo nel 2012. Ma, come Raffaele Vacca, operando sempre sulla strada, in difesa dei cittadini onesti, per me privi di ogni colore politico e solo nel pieno rispetto delle leggi della Repubblica (anche se molte, non condivise come uomo…)