L’Italia, priva di leggi adeguate per la tutela dell’ambiente, sanzionata dall’Unione Europea!
Le procedure d’infrazione a carico dell’Italia da parte dell’Unione Europea sul tema dell’ambiente sono attualmente 98 di cui 31 per mancati adempimenti.
Il totale di queste multe è pari a 100 milioni di euro che dovranno, ovviamente, pagare i cittadini. Siamo anche a rischio di una seconda procedura di infrazione, attualmente di fronte alla Corte di Giustizia Europea, con richiesta di sanzione per 61,5 milioni di euro, che riguarda le misure di controllo delle discariche abusive, con la previsione di una penalità semestrale in caso di ritardo di adempimento di ulteriori 46 milioni di euro. C’è da stare poco allegri! Nello specifico, le violazioni in materia ambientale monitorate dall’UE riguardano, prevalentemente: -la non corretta applicazione delle direttive per il controllo sulle discariche dei rifiuti; -il problema dei rifiuti in Campania; -il trattamento delle acque reflue; -la normativa sulla caccia; -la qualità dell’aria; -la conservazione degli uccelli selvatici; -il rischio alluvioni e, dulcis in fundo, l’affidamento del servizio pubblico di trasporto turistico del Comune di Roma. “Troppi reati ambientali rimangono impuniti e i risarcimenti sono il più delle volte irrisori rispetto ai danni provocati all’habitat e alla salute delle persone. E’ arrivato il momento di cambiare la prospettiva e considerare tali reati se intenzionali al pari dei crimini contro l’umanità con una tutela dell’ambiente che passi anche per una legislazione più forte e per la certezza della pena!”; questo, il forte messaggio che il Presidente di Sejf- Supranational Environmental Justice Foundation (Fondazione sovranazionale per la Giustizia Ambientale) ha lanciato per la “Giornata mondiale dell’Ambiente”, che si è celebrata mercoledì 5 giugno scorso, ribadendo la necessità di estendere le competenze della Corte Penale Internazionale dell’Aja ai più gravi reati ambientali così da poterli giudicare quali crimini contro l’umanità. Bene, in tutto questo gran fervore di situazioni, cosa fa la Politica nostrana? Come al solito, chiacchiere e basta. In tema ambiente da anni l’Europa sostiene che in Italia i livelli delle sanzioni sono insufficienti e inadeguati; e questo vale per le emissioni nell’aria, nel suolo e nelle acque, così come nel trattamento dei rifiuti e nel commercio di specie animali minacciate. E’ Così? Certamente sì, in quanto il nostro ordinamento prevede gravi illeciti ambientali minimalmente sanzionati con reati/contravvenzioni o con semplici sanzioni amministrative. E questo grazie sia a leggi pregresse, sia al Testo Unico Ambientale del 2006, sia infine al più recente Decreto Legislativo del 2011, emanato a seguito di due Direttive dell’UE, una delle quali auspicava proprio un più incisivo quadro di intervento. Per tutta risposta, il Legislatore si è limitato ad introdurre nel Codice Penale solamente due nuovi reati, quali l’ “Uccisione, cattura e detenzione di animali o vegetali in via di estinzione” (Art.727 bis) e la “Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di sito protetto” (Art.733 bis). Null’altro! Diciamo ancora che nel nostro sistema penale non esiste ancora il reato specifico di Danno Ambientale; può sembrare assurdo, ma è così. Questo stato di cose ha portato,necessariamente, la giurisprudenza ad individuare i cosiddetti reati satellite, che possiamo definire un diritto virtuale, parallelo a quello ufficiale, con una vera e propria giurisprudenza supplente, per iniziativa dei Tribunali e poi della stessa Corte di Cassazione. Che significa? Significa che necessariamente ci si è avvalsi, per carenza sanzionatoria delle inefficaci Leggi speciali ad hoc varate nel tempo, degli articoli del Codice Penale ancora vigente del 1931, per molti in malafede ritenuto fascista e liberticida, denominato “Codice Rocco”, dal nome del grande giurista, il Ministro Alfredo Rocco, ancora oltremodo valido. E questo si verifica per supporto della Legge Merli del 1966 sull’inquinamento idrico; della Legge Galasso del 1985 sui vincoli paesaggistici e la lotta all’abusivismo edilizio; per l’inquinamento dell’aria regolato da una Legge del 1988, come infine per l’inquinamento acustico, che ha una legge quadro del 1995. Che fare? Voltare pagina, certamente; la politica deve comprendere che l’Italia è la patria delle ecomafie e di quanti, in colletto bianco, perseguono l’illegalità ambientale anche da filiere produttive legali in modo continuato e sistemico. Quanto dovremo ancora attendere per avere leggi adeguate per la tutela dell’Ambiente, bene comune di tutti, ma soprattutto dei più giovani, unica speranza per un futuro migliore di questa cara Italia?