Roma, 23 maggio 2020 – Ho appreso la triste notizia della scomparsa del caro Amico Mario Olivari, dopo non lunga malattia… Coinquilino, ci si incontrava spesso… Pensionato dopo lungo periodo quale funzionario di Banca, viveva da solo dopo la fine della cara sorella Anna Maria, con la quale divideva l’appartamento… Fortunatamente, per la vita, abitava vicino all’altra cara sorella,Iole, sposata, ed aveva selezionato alcuni “amici di quartiere”, tra i quali ovviamente chi scrive…
Gran camminatore, Mario Olivari, girava per la Capitale munito di macchina fotografica, ed a volte imbattendosi in tendoni con rappresentanti della politica per raccolta di firme, non disdegnava di intrecciare dialoghi…Quindi, una persona interessata al sociale, colta, eclettica, che sapeva di astronomia, di comunicazione di massa, politica, ma soprattutto cinema… Insomma, aperto alla vita… Ed oggi non è poco…Per questo, anni addietro, lo presentai al Direttore di questa testata, il giornalista Salvatore Veltri, che gli offrì la possibilità di collaborare …E ciò avvenne…
E, come per l’altro amico e collega Bruno Filippone, il Direttore ha voluto che oggi fossi io, a nome di tutta la Redazione, a ricordare Mario Olivari…
Ora desidero ricordare alcuni tratti di un articolo di Mario Olivari, “Il re è nudo”, del 16 Ottobre 2016, che mette in luce il suo stile…la sua cultura… la sua vivacità intellettuale…
“”…e come volevasi dimostrare, dopo il discusso Nobel a Dario Fo, nel 1997, eccone un altro più discusso ancora, Bob Dylan, cantante o, meglio, cantautore rock.“Ha creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana“, è stata la motivazione ufficiale. Dopo l’”Oscar” a “La Grande Bellezza”, in cui Sorrentino ha fatto una brutta copia di “Roma” che è un capolavoro, e il Premio SIAE, a Venezia, per “The Young Pope”, non c’è più da meravigliarsi. È evidente che qualcosa non quadra più.I due personaggi, oggi in due nature diverse, si incontrano in una sola dimensione. Retorica sconfinata alla quale manca poco alla divinizzazione per l’uno e per l’altro…ma, andiamo con ordine. Ho la pretesa di conoscere alcune discipline dell’arte e dello spettacolo. Perché? Perché per una ragione personale, ho questo interesse di natura ereditaria, familiare… Ricordavo Bob Dylan, ragazzo che “abbracciando” i problemi sociali statunitensi, con la chitarra e l’armonica al collo, si esprimeva nel folck rock, Blues rock, rock and roll, Country rock…Oggi, al conferimento del Nobel a Dylan, riascoltando alcune canzoni da lui interpretate e trasmesse dai notiziari a corredo della notizia, non ho potuto fare a meno di riconoscere in lui tutta quella miriade di voci i cui personaggi mi ero perduto un po’ per la strada. Non c’era alcuna differenza fra lui e mille altri cantanti dello stesso genere che negli USA, e che da qui giravano il mondo, facevano esattamente la stessa cosa…Un commento estrapolato dall’Internet dice testualmente: “Un artista visionario, il simbolo di un’intera generazione, l’emblema della protesta contro il potere, la guerra, il razzismo e qualsiasi altra forma di ingiustizia sociale”…Si; è questa l’espressione più giusta che gli si può attribuire, “artista visionario”. Simbolo di una generazione che è stata protagonista di una protesta contro tutte le forme di ingiustizia sociale, il potere, innanzi tutto, il razzismo. Quella generazione ha prodotto il fenomeno non trascurabile e paradossale di “aderire”, in un secondo momento, a tutte quelle cose che prima aveva condannato perché i valori nuovi che rivendicava non esistevano e quella società, costituita da quelle contraddizioni condannate prima, paradossalmente, poteva darle quello che lei desiderava.A quale scopo ha “cantato” quei problemi Bob Dylan? Per risolverli? Non sembra; sono aumentati, alla pari di come descrive “Arancia Meccanica”.
Allora si fanno strada due sospetti. Primo, che abbia voluto strumentalizzarli, per avere un “soggetto” “da cantare” che, andando “controcorrente”, gli desse originalità e popolarità. Protagonista della lotta contro il “potere”. Certamente non avrà fatto questo “per la gloria” né per filantropia o per missione umanitaria, per cui il ricavato, che non immaginiamo di che patrimonio possa consistere, che è lo scopo per il quale lui ha cantato e canta, non è uno dei simboli di quel “potere” contro il quale “canta”? Che cosa ne avrà fatto, lo avrà devoluto al sostentamento della “causa” che “cantava” per essere coerente con le sue “cantate”…o non? Questo episodio mi ricorda un altro cantante rock, Sting. Aveva fatto una tournee intorno al mondo per “cantare” il “disboscamento” dell’Amazzonia e io lo seppi perché il giorno che aveva fatto tappa a Roma, era sabato ed io, armato di macchina fotografica, mi trovai a Trinità dei Monti, e vidi, avanti all’albergo Hassler, una gran folla di ragazzine in piena crisi isterica che aspettava che lui uscisse.
Per Bob Dylan non ho trovato filmografia;“andreottianamente” ritengo che non gli siano state proposte offerte. Perché ritengo questo? Perché non credo che le avrebbe rifiutate; sarebbe stato uno stupido e non credo che lo sia. Ho trovato solo una miriade inesauribile di “attività”, scrittore, poeta, attore, pittore, scultore e conduttore radiofonico, che mi significano solo che “si gettava” dove capitava. Accade anche ai nostri “artisti” ma, fortunatamente, non vengono insigniti del Nobel.””
Così, caro Mario, il tuo rapporto con questo giornale ma…soprattutto e purtroppo… con la Vita, si è concluso… tua Sorella Anna Maria ti ha accolto… lassù… con il suo sorriso… ed ora i tuoi occhi smaglianti di luce sono fissi nei nostri… pieni di lacrime…
”Nunc et semper”…”Vita non tollitur, mutatur”… Si, ora e sempre… la vita non è tolta, ma cambia…