Madre Teresa, il seme che germoglia nel volto nascosto di Dio – VIDEO
(foto:Ansa)
Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.
Roma, 4 settembre – In previsione della grandissima affluenza di fedeli provenienti da ogni parte del mondo in occasione della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, eccezionale è stato l’impegno delle Forze dell’Ordine coordinate dal Questore di Roma D’Angelo, scese in campo per consentire ai fedeli di prendere parte alla funzione religiosa in completa sicurezza. Per farlo, l’area attorno San Pietro è stata oggetto di continua bonifica grazie al massiccio impiego di oltre 1000 uomini di Polizia, Carabinieri, Finanzieri, Polizia Locale Roma-Capitale e dell’Esercito con l’impiego delle unità antiterrorismo UOPI della Polizia di Stato e API dell’Arma dei Carabinieri, che hanno provveduto a garantire una partecipazione fluida e serena dei partecipanti e pellegrini, assistiti anche dal personale delle associazioni di volontariato.
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Per maggior sicurezza, dalle ore 8 alle ore 19, è stato interdetto il volo in una vasta area adiacente San Pietro con la creazione di una “bolla di sicurezza” controllata dall’Aeronautica Militare con il sistema “Slow Mover Interceptor”, un sistema di rilevamento dei velivoli non autorizzati.
Così, in questa cornice di sicurezza, nell’anno del Giubileo della Misericordia ed alla presenza di circa 120.000 fedeli e 13 capi di Stato, Papa Francesco ha proceduto alla canonizzazione della piccola suora di Calcutta,(al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, albanese ma naturalizzata indiana) postulatore padre Brian Kolodiejchuk, canadese di origine polacca, superiore generale dei Padri Missionari della Carità, per venti anni a fianco di Madre Teresa nell’organizzazione e gestione delle attività missionarie. Il giorno legato al suo nome sarà il 5 settembre, quello della sua morte terrena, avvenuta nel 1997 a 87 anni, e del ritorno alla Casa del Padre.
Entrare nel mondo in cui è nata l’opera di Madre Teresa è come entrare nel mare.
Tale la vita nella folla in India. Ogni goccia di quel mare ha ricevuto, però, dalla piccola suora la propria particolare dignità. È una realtà dove accade che le madri ricordino non la data precisa della nascita dei figli, quando avvenuta in una baracca o per strada, ma solo se riferibile alla stagione della pioggia o del sole. A scuola, se la scuola per loro poi comincia, verrà fissata una data convenzionale, il più possibile rispondente al giorno dell’inizio della vita. Anche le religioni in India sono un mare. E dove sono ospitate le ragazze di Madre Teresa non c’è differenza fra quelle cristiane o le altre. Tutte partecipano alle funzioni religiose, mantenendo la propria identità. Come spiegato anche nello speciale dedicato dai Rai2 ieri sera alla sua attività, i bimbi piccolissimi accolti nelle case delle Missionarie della Carità o da loro raccolti nelle strade, non vengono subito battezzati, per lasciare aperta la possibilità di adozione anche da parte di famiglie musulmane o induiste o di altra fede. La prima possibilità di vita per un bambino indiano è trovare chi gli dia da mangiare, nel calore di una famiglia che lo ami. L’uscita in una famiglia di uno o una di loro significa l’entrata di un altro o un’altra nei luoghi di accoglienza delle suore: l’amore e la carità sono così la manifestazione del volto nascosto di Dio. Tutto ciò non va confuso con superficialità di attribuzione o di esercizio della fede religiosa, ma rappresenta la profonda consapevolezza del destino
comune a cui tutti sono chiamati per la salvezza fisica e morale di ciascuno, senza differenze date da preconcetti.
Fra le strade di Calcutta la vita e la morte sono vicinissime, spesso divise solo dalla punta delle dita, dai pochi chicchi di riso che una mano caritatevole mette nella bocca di un vecchio o di un bambino ormai esausti per la fame. Dato che nell’infanzia la serenità comincia dal poter mangiare, ma anche dal costruirsi giorno per giorno un inserimento sociale, a giovanissimi o più grandi viene offerta dai missionari la possibilità di seguire anche come esterni corsi scolastici, laddove la sola sopravvivenza derivi da condizioni familiari di estremo disagio materiale e morale, che non consentirebbe diversamente i mezzi e la consapevolezza per una situazione di studio.
Nelle case della Misericordia fra quanto disposto da Madre Teresa vi è anche l’assenza degli specchi, in quanto il vero specchio di ciascuno è rappresentato dagli altri e dal proprio impegno per il prossimo. Il Cristo rifiutato, scartato, è stato il punto di riferimento
nell’operato di Madre Teresa, la quale riteneva che senza l’amore di Dio saremmo tutti troppo poveri per servire davvero anche i più poveri dei poveri.
Sperava di poter essere la matita di Dio, nel 1942, in tal senso, aveva fatto voto di rispondere a Dio sempre di sì. E continuò a dirgli di sì anche negli anni del buio. Da lettere e da altre fonti si è appreso come sentisse profonda la lontananza della certezza, pensando addirittura di essere scartata da Dio lei stessa, ma mantenendo la fedeltà alla chiamata che aveva avvertito. Nel mare di dolore in cui si immergeva ogni giorno e nel profondo desiderio che avvertiva di togliere il maggior numero possibile delle persone che incontrava almeno dalla sofferenza della solitudine, soprattutto della morte e della malattia in solitudine, non è difficile capire come la figura del Cristo dolente non
le risultasse sempre unita alla luce del Cristo che dona speranza. La sua è stata una vita di contemplazione mistica del dolore, attiva nell’azione del lenirlo.
Disse a Giovanni Paolo II che desiderava fargli un regalo. Il papa chiese quale fosse, ben sapendo il senso della vita della suora. E lei rispose: “Tanti poveri a San Pietro”.
Paolo VI aveva chiesto alla piccola suora di fondare a Roma una delle sue case e lei ne era rimasta stupita, non conoscendo la povertà presente anche nella capitale del cattolicesimo. E la casa fu fondata. Quando venne ricevuta da lei la principessa Diana d’Inghilterra, a chi le disse che potevano esserci delle ricadute sulla stampa riguardo a
tutto ciò, per il fatto che si trattava di un personaggio famoso e discusso, Madre Teresa rispose che non aveva ricevuto la principessa Diana, ma l’infelice Diana e che sono poveri tutti coloro che hanno necessità di amore.
Due i miracoli attribuiti a Madre Teresa.
La guarigione da un tumore alle ovaie di Monika Besra, madre di cinque figli, di un villaggio nel Bengala, a circa 300 chilometri a Nord di Calcutta, dopo aver pregato con le suore della Misericordia davanti ad una foto di Madre Teresa ed apposto sull’addome una medaglia con la sua effige. Dopo questa guarigione la beatificazione con Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003. Per onestà di cronaca riportiamo che tale guarigione ha avuto in India delle confutazioni che attribuirono a cure pregresse la guarigione e affermazioni a favore che ritennero, invece, gli effetti delle terapie nulli. Tra le fonti citiamo The Washington Post.
Il secondo miracolo, di cui non abbiamo notizia di alcuna obiezione, riguarda un ingegnere, Marcilio Haddad Andrino, nato a Santos, nello stato di San Palo in Brasile. Affetto da 8 ascessi cerebrali di origine batterica, con idrocefalo ostruttivo è perfettamente guarito, dopo che sua moglie gli ha applicato una reliquia di Madre Teresa che aveva ricevuta in dono anni prima. Il responsabile del reparto
ospedaliero dove Marcilio era in cura ha detto che in 17 anni non aveva mai assistito ad una guarigione simile.
Nella biografia di Madre Teresa tante nazioni, una buona partenza per una grande apertura alla vita.