Roma, 4 maggio 2019 – L’opinione dello psichiatra Vittorino Andreoli sulla tragedia di Manduria nella striscia quotidiana del Tg5, torna sul caso dei bulli di Manduria e cerca di analizzare le motivazioni dietro ai gesti di questi ragazzi. “Sono 14 ragazzi che si conoscono da tempo e si frequentano per passare il tempo. Ogni volta si ritrovano un luogo e a un certo punto scambiandosi opinioni sul telefonino arriva la domanda. Cosa facciamo? E qualcuno dice: andiamo a giocare col “pazzo”. Vittorino Andreoli, nella striscia quotidiana del Tg5, analizza le motivazioni dietro ai gesti di questi ragazzi. “Che cosa c’è nella mente di questi 14 ragazzi? La risposta è: il vuoto. Non c’è nulla”, dice lo psichiatra e poi aggiunge: “Ma nel vuoto non è impossibile fare delle cose. Si può fare un’azione crudele e persino positiva… Nel vuoto, però,mancano le direttive.. dice Andreoli.. Manca una morale, mancano dei principi e quindi si vive portati non dal pensiero, ma dagli istinti di poter sopraffare e poter mostrare la propria forza”. Come poter arginare questi fenomeni, si domanda lo psichiatra? “Cosa possiamo fare per dei ragazzi che hanno la testa vuota? C’è un’unica parola: educazione. Problema che riguarda le famiglie, la società. Si tratta dell’ emergenza dell’attuale momento storico”. Questa la sintesi dell’intervento dell’autorevole Medico…
Sul ‘Quotidiano.Net’ l’ articolo di Cristina Rufini.. “”Appena 50 persone alle esequie dell’uomo perseguitato e ucciso dal baby branco.. La bara con la salma di Stano accompagnata soltanto dagli addetti delle onoranze funebre.. I parenti di Antonio Cosimo Stano, il sessantaseienne morto il 23 aprile a Manduria, in provincia di Taranto lo hanno lasciato abbandonato a se stesso e alle angherie del branco quando era vivo, e lo hanno recluso al mondo nel suo ultimo viaggio, cambiando all’improvviso il luogo delle esequie. Solo cinquanta persone hanno potuto partecipare al funerale. Come se ci fosse la volontà di chiudere ‘la pratica’ il più velocemente possibile e far spegnere i riflettori su questa tragedia umana. Ma, forse, non ce ne sarebbero state molte più di persone. “Siamo un mondo di morti. Ci conosciamo tutti qui a Manduria, ma non ci salutiamo”, ha commentato Lorenzo, un conoscente che avrebbe voluto partecipare alle esequie. E lui, Antonio lu pacciu, certo non veniva salutato da nessuno. Figurarsi se poteva essere aiutato. Nemmeno quando le sue urla squarciavano le sere di via San Gregorio Magno. Nessuno è uscito dalle abitazioni vicine per soccorrerlo. Per scacciare quelle belve che si divertivano a picchiare, terrorizzare e derubare Antonio, colpevole di essere solo e forse un po’ strano. .. Chi sapeva doveva parlare, Stano sarebbe ancora vivo. Si parla di bravate, ma queste sono bravate criminali…””… “Chiederemo pene esemplari” ha sottolineato il Procuratore Capo Capristo.
Ora un passo indietro, anche due…”Manduria un mondo di morti? Dove ci conosciamo tutti, ma non ci salutiamo…?”; si oggi, non già vent’anni addietro, quando da Comandante Provinciale di Taranto dal 1997 al 2001, con l’Arma fortemente impegnata al contrasto della mafiosa “Sacra Corona Unita” , conobbi una realtà molto, molto diversa dal punto di vista sociale e umano…in tutta l’area provinciale e segnatamente a Manduria… Città di antiche tradizioni e detentrice di calda umanità tra gli abitanti… Ciò premesso, come non ricordare quel tragico 14 luglio 2000, quando a Francavilla Fontana (Br), l’eroico Maresciallo Antonio Dimitri, di 32 anni, che in quella Compagnia CC della provincia di Brindisi prestava servizio, originario di Manduria …. tentò di fermare due rapinatori di una banca in fuga., cui conseguì conflitto a fuoco restando mortalmente colpito.. con successiva cattura dei malviventi? Le esequie avvennero ovviamente a Manduria.. Passando alla nostra commemorazione di questo grande Eroe della Patria, qualcuno potrebbe domandarci: “ma chi era realmente il 32enne Maresciallo Antonio DIMITRI?” Diciamo subito che era figlio d’arte in quanto il caro Padre fu per lunghi anni Sottufficiale dell’Arma nella difficile Castellammare di Stabia, dove lasciò bellissimi ricordi del suo operato. Si pensi che ai funerali del diletto figlio, cui presenziarono il Comandante Generale dell’Arma, Sergio Siracusa, Autorità di Governo, Civili, Militari e tutta la cittadinanza con in testa il bravo indimenticabile Sindaco Pecoraro, intervenne anche il Sindaco di Castellammare, con il Gonfalone Comunale di quella Città campana scortato da Vigili Urbani in Grande Uniforme. La Città si mobilitò, numerose scolaresche con bandierine tricolori con gli insegnanti lungo il percorso….molti concittadini commossi batterono le mani al passaggio…lanciando fiori…
Questa la Manduria di allora….; ben diversa, purtroppo, dalla Manduria di oggi….