Sulla base di questo concetto, non dobbiamo meravigliarci del percorso a “zig-zag” o, se si preferisce, a “montagne russe”, delle sentenze dei vari gradi di giudizio nel processo per il delitto di Perugia; comunque non è nostra intenzione entrare nel merito delle motivazioni definite dalla sentenza, errori procedurali, omissioni di fatti salienti e, chi più ne ha, più ne metta…e che fanno di un processo già discusso, un processo più discusso ancora. L’ultima sentenza è stata redatta e depositata ed ha lasciato amplissimi spazi di discussioni e di dubbi e, ripetiamo, la cosa non giunge nuova e, in un certo senso, nemmeno inaspettata.
Da qualche parte si ipotizza che si tratti di una conclusione strumentale, allo scopo di porre fine ad una situazione che, con i suoi alti e bassi, aveva finito con lo stancare un po’ tutti e…prosit!…
Le cose umane non sono perfette e sempre ci saranno “vincitori” e vinti e, sulla falsariga di un Pio IX che dirà ad Onofrio del Grillo “…figliolo, la giustizia non è di questo mondo, ma di quell’altro e noi siamo in questo…”…l’aspetto giuridico è soddisfatto.
Noi ci riferiamo, invece, a quello umano che segue e che è, forse, data la natura dell’avvenimento, il più importante.
È vero che la sentenza ha assolto “definitivamente” i due ragazzi “chiusi” in un’altalena di assoluzioni e di colpevolezze, ma è pur vero che essa non ha il potere di cancellare l’avvenimento dalla loro vita con occasionali incontri di innocentisti e colpevolisti.
Bene; non entrando assolutamente nel merito della sentenza della Cassazione, riteniamo che, allo stato attuale delle cose, questa sentenza sia la parte meno importante dell’intera vicenda, per gli ex imputati, perché la sentenza vera sarà quella che verrà, adesso, dalla vita… non escludendo, ovviamente, il paradosso che, nonostante la gravità dell’avvenimento, dato il clamore suscitato, esso possa costituire per i protagonisti un trampolino di lancio per il mondo della celluloide…
Oggi il mondo è fatto al contrario…teniamolo presente!…