Le cause da ricercare nell’ aumentato uso di pesticidi e nei mutamenti climatici.
Bologna, 13 settembre – Durante una conferenza stampa alla Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Conapi e Unaapi hanno lanciato un nuovo l’allarme: «Oltre 60 le segnalazioni di grave avvelenamento di interi apiari nella scorsa primavera in tutta Italia, in coincidenza con la semina di mais e trattamenti di frutta e cereali. Ad acuire la situazione il fattore clima: si stima una flessione della produzione del 50% per il miele di acacia, castagno e per quello di agrumi e mille fiori. Conseguenti aumenti di prezzi in acquisto tra il 20 e il 30%».
La morie delle api che, da nord a sud, ha caratterizzato l’ultima primavera, sono gravi come quelle del 2008 e le segnalazioni raccolte dalle associazioni degli apicoltori tra marzo e maggio 2014 attraverso la rete “Spia” del progetto Beenet parlano di grave avvelenamento di interi apiari: «Come sei anni fa – dicono Conapi ed Unaapi – anche nei mesi scorsi gli eventi si sono manifestati in coincidenza con la semina di mais e i trattamenti di fruttiferi e vite, di cereali e ornamentali, mentre si è accertato che le cause delle morie non sono di tipo veterinario». Per questo le due associazioni richiamano l’attenzione delle istituzioni su alcune pratiche agronomiche scorrette e spesso non in linea con le normative vigenti.
Ma cosa è successo la scorsa primavera? «Il clima mite invernale ha favorito le infestazioni di insetti nocivi spingendo gli agricoltori a intensificare i trattamenti anche in colture solitamente non trattate come i cereali vernini – spiegano gli apicoltori – I controlli, dopo anni di relativa tranquillità per gli apicoltori, possono non essere stati così stringenti. In più, alcuni nuovi preparati recentemente autorizzati e alcune pratiche fitosanitarie si sono rivelati pericolosamente impattanti su api e altri impollinatori. A gravare ulteriormente sulla campagna miele, inoltre, le condizioni meteo decisamente sfavorevoli che hanno determinato pesanti ripercussioni sulle rese».
La produzione italiana di miele nel 2014 dovrebbe calare in media del 50% per i mieli di acacia, castagno, agrumi e millefiori primaverile-estivo. Il che si tradurrà in un aumento dei prezzi tra il 20 e il 30%.
Non va meglio sui mercati internazionali: il raccolto del miele di eucalipto in Australia è praticamente azzerato, in Sud America il calo è del 50%, in Spagna del 40% e la produzione di miele di acacia dell’Europa dell’Est è precipitata ad un meno -60%
Conapi, Fai e Unaapi chiedono provvedimenti che non puntano solo a tutelare un mercato che vale, indotto compreso, tra i 57 e i 62 milioni di euro e nel quale operano 40.000 apicoltori e 12.000 produttori apistici, «Ma tutti i cittadini visto che l’ape, con la sua diffusione e la sua attività di bottinatrice, è la migliore sentinella del nostro ambiente».