Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, “Food, il futuro del cibo”, la grande mostra di National Geographic che racconta l’alimentazione in tutti i suoi aspetti.
(Foto di Jim Richardson – Jessore, Bangladesh: abitanti del villaggio di Jaghati usano trebbiatrice a pedale per sgranare il riso)
Roma, 30 novembre – Oltre 90 immagini scattate in tutto il mondo dai fotografi di NatGeo, grafici e informazioni per illustrare una delle grandi sfide del nostro secolo: come sfamare in maniera sostenibile un pianeta sempre più affollato?
Questo l’interrogativo intorno al quale ruota tutta la mostra intitolata “Food, il futuro del cibo” esposta al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove resterà fino al 1 marzo 2015.
Tante le problematiche che verranno affrontate e che sono tutte legate al futuro del cibo: l’impatto dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame sulle acque, sul clima, sul territorio, sulle foreste, l’incremento esponenziale dell’acquacoltura, ma anche lo spreco alimentare e il nuovo volto della fame, così come la prossima rivoluzione verde. Le possibili soluzioni e la centralità del cibo nelle diverse comunità allo scopo di promuovere consapevolezza collettiva a tutti i livelli, dalle case alle scuole, ai consigli di amministrazione e oltre. Perché ciascuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire e fare la differenza.
Il cibo è vita. Ma dalla necessità di cibo di un pianeta sempre più popolato scaturiscono le minacce più gravi all’aria che respiriamo e alle acque del pianeta, quindi al nostro futuro. Pretendiamo sempre di più dalla Terra, ma l’atmosfera, i mari e i continenti sono gli stessi di quando l’uomo si è evoluto. Entro il 2050 la Terraconterà oltre 9 miliardi di abitanti, 2 miliardi di bocche in più da sfamare. L’agricoltura e gli allevamenti intensivi sono tra i principali responsabili del riscaldamento globale. Inoltre, il deflusso di fertilizzanti e letame devasta i fragili equilibri di laghi, fiumi ed ecosistemi costieri. E la crescita demografica non è l’unica ragione per cui avremo più bisogno di cibo. La diffusione del benessere, soprattutto in Cina e in India, fa aumentare la domanda di carne, uova e latticini e di conseguenza la necessità di coltivare granturco e soia per nutrire un numero sempre maggiore di bovini, polli e maiali.
Nel Ventunesimo secolo la sfida è globale. Oggi oltre 800 milioni di persone soffrono di malnutrizione e 1,4 miliardi di persone sono obese o sovrappeso. Eppure nel mondo si producono abbastanza cereali per nutrire adeguatamente dai 9 agli 11 miliardi di persone. Meno della metà di questi cereali è però destinato al consumo umano. E almeno un terzo della produzione alimentare va sprecato, in ogni passaggio della catena di produzione.
Cinque azioni potrebbero risolvere il problema del cibo: congelare l’impronta ambientale dell’agricoltura; rendere più produttivi i terreni; usare le risorse in maniera più efficiente; cambiare dieta; ridurre gli sprechi.
Insomma, dovremo trovare nuovi equilibri tra risorse, alimentazione e popolazione. Perché il futuro di ciascuno dei 370 mila bambini che nascono ogni giorno dipende dalla capacità di soddisfare i bisogni primari di ciascuno e di coltivare la dignità, il senso di comunità e di cooperazione.
Perché tutti condividiamo una sola casa, la Terra.