Cosa è veramente la massoneria italiana? In nessun altro Paese al mondo ci sono tante logge e tante “obbedienze” diverse e irregolari. Intorno alla metà degli anni ’70 è stato siglato un “patto” tra massoneria coperta, organizzazioni mafiose e destra eversiva, ed è nata una holding con finalità criminali e politiche.
Per molto tempo questo mondo infetto è rimasto sconosciuto, tanto che solo di recente è stata provata l’esistenza di un secondo elenco di iscritti alla loggia P2.
Piera Amendola descrive un numero abnorme di logge occulte, associazioni paramassoniche e ordini cavallereschi illegittimi, ricostruendo le vicende di alcuni personaggi – tra i quali spicca Giovanni Alliata di Montereale, e spiega come funziona questo mondo, come è nata e si è consolidata un’alleanza che rappresenta un pericolo per la nostra democrazia.
PIERA AMENDOLA (Roma, 1953), è stata documentarista della Camera dei Deputati e, dal 1981 al 1988, responsabile dell’archivio della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, divenendo una delle più strette collaboratrici dell’Onorevole Tina Anselmi. Ha diretto l’archivio degli atti giudiziari dell’Alto Commissariato per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa e ha collaborato con la Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Nell’XI legislatura ha diretto l’archivio della Commissione parlamentare antimafia presieduta dall’onorevole Luciano Violante. È stata consulente delle Procure della Repubblica di Palermo, Napoli, Brescia, Aosta e Perugia. Attualmente è consulente dell’Avvocatura Generale dello Stato di Bologna e fa parte del consiglio direttivo dell’Archivio Flamigni.
Iniziamo a leggere parti dell’interessante libro.
– da pag.10. “Premessa. Nel corso degli anni era stato quasi dimenticato, eppure Giovanni Alliata resta uno dei personaggi chiave per capire il ruolo e la funzione della rete di logge spurie, associazioni paramassoniche e ordini cavallereschi che sono spuntati in Italia a partire dall’immediato dopoguerra, e che oggi sono diventati centri di un potere criminale radicato nel territorio, specialmente nel Mezzogiorno. In nessun Paese la massoneria offre una veduta di insieme così complicata, controversa e talvolta oscura come in Italia. Da quasi mezzo secolo alcune logge massoniche sono finite nei verbali delle Procure della Repubblica di diverse città italiane. Già nel 1974 , dopo la strage sul treno Italicus, che portò alla morte 12 persone, gli investigatori scoprirono i collegamenti tra gruppi dell’estrema destra eversiva e logge toscane. Da allora, mettendo insieme i tasselli di inchieste diverse condotte dalle Procure della Repubblica in svariate zone dell’Italia soprattutto nel Mezzogiorno, ha preso corpo una sorta di nebulosa all’interno della quale si vedono coesistere nitidamente frammenti della massoneria e organizzazioni criminali. È ormai risaputo che alcuni tra i nomi di spicco della vecchia mafia, dal padrino di Palermo Stefano Bontade, al boss catanese Giuseppe Calderone, avessero la doppia affiliazione: massonica e mafiosa. Fu il giudice Giovanni Falcone ad accertare che uno dei capi storici di Cosa nostra, Salvatore Greco, detto “il senatore”, era affiliato a una loggia palermitana, di cui aveva sequestrato gli elenchi nel 1986 in via Roma, 391. Ma è soprattutto in Calabria che i legami tra alcune famiglie della ‘ndrangheta e svariate logge massoniche sono emersi documentati, ormai da più di trent’anni; a partire dall’inchiesta condotta dal Procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova nei primi anni ‘90 e delle successive indagini delle Procure di Reggio Calabria e di Catanzaro. Nella prefazione a un libro di Claudio Cordova (Gotha, 2019, edito da “Il Fatto Quotidiano”) il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Rao aveva spiegato: “È la ‘ndrangheta a comprendere prima di Cosa nostra l’importanza dei rapporti con la massoneria. E di una sorta di comitato d’affari tra massoneria,‘ndrangheta e politica. La ‘ndrangheta aveva anche capito che le relazioni coi gruppi eversivi potevano giovare all’espansione dell’organismo azione criminale” Nella nebulosa dove si muovono ombre massoniche, talvolta ancora senza volto e senza nome, accanto esponenti della criminalità organizzata, sfuggiti spesso alle indagini, si realizzano affari, si spostano voti e si consolidano poteri occulti che variano i loro programmi e i loro obiettivi con una velocità impressionante, che abbaglia e confonde chi ancora ha sotto gli occhi l’immagine delle vecchie mafie sedentarie, assuefatte ai ritmi lenti del Mezzogiorno e a tradizioni come i cosiddetti“codici di onore”, oggi del tutto superati. Le nuove cosche sono multinazionali che operano nei settori più redditizi del crimine e ne investono i proventi in attività economiche di mercato: dagli esercizi commerciali, all’edilizia, alle imprese manifatturiere, alla finanza. Restano radicate nei loro territori, in Calabria e in Sicilia, ma hanno aperto filiali in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio,Toscana, Campania. E in Germania e a New York, come hanno dimostrato le indagini del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri… Il romanzo nero di Giovanni Alliata si sviluppa attorno alla passione politica, da cui il principe è inebriato fin dalla giovinezza. È stordito, come altri della sua generazione, dalla sconfitta dell’Italia: capisce che trascinerà nella rovina il regime nel quale ha creduto e l’amata monarchia. Immagina la nascente Repubblica come un sistema imbelle che aprirà la via alla vittoria dei comunisti, che egli vede come i nemici spietati del mondo nel quale è cresciuto l’ anticomunismo viscerale diventa la sua crociata… È arrivato a Montecitorio come Deputato del Partito nazionale monarchico, fondato nel luglio del 1946, un mese dopo la proclamazione della Repubblica, da Alfredo Covelli, Professore di latino e greco al liceo classico di Benevento, uomo colto e mite, trasparente e leale, un conservatore rispettato anche degli avversari. Con lui Alliata non riesce a legare. Nel 1952 si mette alla testa in un gruppetto di oppositori e organizza una scissione. Fonda il Fronte Nazionale Monarchico… Alliata entra nella loggia P2 nel 1973. Più che un amico di Gelli sembra un suo concorrente. Nel corso di una riunione massonica svoltasi a Roma nel settembre del 1981 fa mettere a verbale che gli iscritti alla P2 sono molti di più di quelli che compaiono nell’elenco sequestrato dai Magistrati Colombo e Turone nella fabbrica Giovane Lebole di Castiglion Fibocchi. E questo è uno dei tanti fatti inquietanti che approfondiremo per ricostruire il labirinto massonico creato o percorso dal principe.””
– da pag.38. “”Gli amici americani. Le obbedienze italiane sono sempre stato oggetto di una sorveglianza speciale da parte della massoneria americana. Nel 1975, ad esempio, la gran loggia di New York ha istituito la cosiddetta commissione Froessel (dal nome di Charles W. Froessel, ex Gran Maestro della Gran Loggia di New York, giurisdizione Nord, e giudice federale) al fine di valutare cosa stesse accadendo nel GOI. Sul banco degli imputati il Gran Maestro Lino Salvini, reo di aver ricevuto finanziamenti dalla Fiat di Gianni Agnelli e dalla Confindustria in funzione antisindacale; di aver percepito tangenti per concessioni edilizie e vari altri illeciti. Queste accuse erano state rivolte a Salvini durante la Gran Loggia del Marzo del 1975, svoltasi presso l’ Hotel Hilton di Roma ed erano rapidamente volate in America. La commissione lavorò tre anni, nel corso dei quali i fascicoli dell’accusa si irrobustiscono con le notizie che riguardavano Licio Gelli e la P2, di cui negli anni 1973-1974 si era cominciato a parlare sulla stampa. Più tardi, dopo l’omicidio del Giudice Vittorio Occorsio nel luglio 1976 (Mio articolo su www.attualità.it, Direttore Salvatore Veltri: https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/eugenio-occorsio-storia-di-mio-padre-e-di-tuo-nonno-non-dimenticare-non-odiare-51662/), di Gelli e della sua Loggia cominciarono ad occuparsi i Magistrati fiorentini, mentre nei giornali apparivano sempre più spesso articoli sugli oscuri collegamenti della P2 con lacriminalità e con ambienti della destra eversiva. Nel 1949 Alliata dà vita all’ Associazione Italia-USA in Sicilia e nel 1951 fonda l’ Accademia del Mediterraneo. Nell’aprile del 1947 era stato eletto Vicepresidente del Partito Nazionale Monarchico, di cui era Presidente in Sicilia. Quando più tardi, su iniziativa di Achille Lauro, nacque il Partito Monarchico Popolare, ne divenne il vicepresidente. Nel maggio del 1948 venne eletto alla Camera dei deputati nel Collegio unico nazionale del Partito Nazionale Monarchico. Vi resterà fino alla fine della III legislatura, nel 1963.””
– da pag.159. “”Le logge “nere” della Calabria. Un anno dopo la morte di Giovanni Falcone, Agostino Cordova tentò di verificare la veridicità di alcune dichiarazioni raccolte a verbale circa la doppia appartenenza, in Calabria, a logge massoniche coperte e all’ Ordine del Santo Sepolcro. In quel periodo era Procuratore Capo della Repubblica di Palmi e aveva avviato la grande inchiesta sulle deviazioni della massoneria e le collusioni tra logge organizzazioni mafiose. Non gli fu possibile accedere agli archivi dell’ordine e rinunciò ad avviare una rogatoria internazionale che lo avrebbe portato a scontrarsi con il Vaticano: di “nemici”, all’epoca, “il mastino” ne aveva già troppi. Inoltre i possibili esiti della sua ricerca archivistica apparvero subito molto incerti, perché le appartenenze all’ordine non erano facilmente dimostrabili: esisteva, infatti, anche nel Santo Sepolcro, la possibilità di assonnarsi, depennarsi, insomma sparire dagli elenchi e dagli archivi, momentaneamente o per sempre. L’unico modo certo per dimostrare l’appartenenza di un determinato soggetto all’Ordine sarebbe potuto essere quello di rintracciare il numero dell’Annuario nel quale era stata data la notizia dell’investitura, corredata da una piccola biografia del nuovo cavaliere o della nuova dama. Ma anche questi Annuari, che prima rappresentavano un motivo di orgoglio per l’Ordine e per i suoi affiliati, scomparvero dalla circolazione. I Pubblici Ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, Roberto Scarpinato e Antonio Ingroia, titolari dell’inchiesta “Sistemi criminali”, hanno raccolto dichiarazioni su questo e su un altro ordine illegittimo, conosciuto come “Malta Rossa”, di cui più avanti parlerò. Queste dichiarazioni forniscono la convincente chiave di lettura di quanto accaduto dopo lo scandalo della Loggia P2: all’epoca gli ordini cavallereschi non erano stati ancora coinvolti in inchieste giudiziarie a differenza delle logge coperte, e garantivano forse qualcosa in più rispetto a queste ultime. Cominciò dunque, in Sicilia e in Calabria, la “transumanza” verso quegli ordini che garantivano una rete internazionale di collegamenti, sedi che beneficiavano dell’extra territorialità, passaporti e immunità diplomatiche. Inutile dire che un intreccio di doppie, triple o quadruple contemporanee appartenenze a logge, ordini cavallereschi e organizzazioni paramassoniche che avrebbe reso il sistema criminale ancor più ramificato e coeso. All’ Ordine del Santo Sepolcro ha aderito, nel 1993, il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, che oggi ha 56 anni. Nato a Rosarno, è un ex imprenditore, ex doganalista, ex uomo di fiducia di Rocco Molè, del clan Molè-Piromalli.””
– da pag.166. “”Virgiglio si trattiene a lungo sulla figura di Giacomo Maria Ugolini, Gran Maestro del Grande Oriente di San Marino e maestro venerabile, sostiene, della potentissima Loggia Montecarlo, da lui definita “la madre di tutte le logge segrete”. Ugolini aveva creato, in Calabria, un grado iniziatico sovrastante tutti gli altri, quello della “Penta”, così definito poiché solo 5 persone potevano accedervi, seguendo lo speciale rituale descritto, che si svolgeva presso la Rocca di San Leo, a San Marino. I “pentisti” rappresentavano una sorta di cupola massonica. Ugolini era contemporaneamente il punto di riferimento di una holding di logge coperte e dell’ Ordine del Santo Sepolcro parallelo, tanto che il collaboratore parla di un “sistema Ugolini”, un sistema di organizzazioni occulte, comunicanti, strettamente legate alla criminalità organizzata. “È un sistema formato da persone molto potenti a livello internazionale, ricordo l’ Ambasciatore del Nicaragua, ma anche l’ Ambasciatore USA, altri Cardinali eccellenti, altri personaggi. Questo sistema teneva una relazione con le mafie e si occupava di mettere al sicuro, tramite un sistema sofisticato d’ investimenti, immobiliari e finanziari, i soldi della criminalità organizzata, sia siciliana che calabrese. In cambio di quest’ opera di riciclaggio si otteneva il pacchetto di voti, in base a chi il sistema decideva di appoggiare”. Come ha dichiarato Virgiglio, il pacchetto di voti era poi speso nei rapporti con i politici. Porta l’esempio delle famiglie Molè-Piromalli, che avevano aderito al sistema Ugolini riuscendo a convertire, fuori tempo utile, 500 miliardi di vecchie lire in Svizzera, con l’aiuto del figlio di Robelo, che seguendo le orme del padre è divenuto Ambasciatore in quel Paese. Virgiglio parla ai Magistrati dell’esistenza, in Calabria, di una rete di logge coperte, che non compaiono in nessun archivio e in nessun registro, nelle quali entrano i “Sacrati sulla Spada” e i “sussurrati all’orecchio”. I primi sono soggetti che appartengono alla criminalità organizzata o che hanno problemi con la giustizia, come il nipote prediletto di Peppino Piromalli. I secondi sono soggetti che per le cariche politiche o istituzionali ricoperte dovevano restare nell’ombra: i loro nomi erano noti solo al Gran Maestro. Il collaboratore indica alcune di queste logge: la Pitagora, alla quale appartenevano fratelli coperti di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; la Amor patria 1784, che ricopriva i territori di Tropea, Nicotera, Limbadi e Briatico, alla quale apparteneva Giovanni Mancuso, “zi Giovanni”, e della quale i garibaldini avevano addirittura chiesto la chiusura, perché ormai troppo chiacchierata e a rischio, proponendo la costituzione di una nuova loggia, magari alle dipendenze del Grande Oriente d’ Italia; la loggia di Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, di cui non indica il nome. Questa loggia, specifica Virgiglio, era stata voluta da Alliata e da Ugolini.” In merito alle strategie di questi poteri occulti, Virgiglio ha parlato dell’imponente summit internazionale massonico che si sarebbe tenuto nel 1993 a Santiago di Capo Verde, al quale parteciparono esponenti della massoneria internazionale e non solo. L’Italia era rappresentata da Ugolini, Salvatore Ligresti, Franco Sensi ed Elio Matacena. Dopo l’inchiesta “Mani pulite” della Procura della Repubblica di Milano, le stragi del ‘93 e il crollo dei tradizionali partiti politici, erano infatti apparsi necessari dei cambiamenti. Tra le altre cose, nel corso della riunione, su proposta di Elio Matacena, si decise di non consentire più l’affiliazione diretta di Magistrati, sia pure con la speciale procedura dei “sussurrati all’orecchio”. I Magistrati avevano infatti dimostrato, nelle ultime vicende giudiziarie, tutta la loro inaffidabilità, ed era pertanto opportuno, al loro posto, incrementare l’affiliazione degli avvocati, ai quali sarebbe stato affidato il compito di avvicinare i giudici e verificarne, di volta in volta, senza scoprirsi la disponibilità a dare una mano. Virgiglio fa i nomi di molti politici calabresi a suoi dire affiliati a logge coperte e svela i meccanismi degli accordi tra logge e organizzazioni mafiose che si siglavano in vista delle elezioni politiche e amministrative: i mafiosi garantivano ai massoni pacchetti di voti che i massoni si spendevano con i politici in cambio di favori. In pratica, nel sistema, i massoni svolgevano un ruolo di cerniera. Gli aiuti della massoneria, come diremo, non si limitavano solo a questo. Alcune dichiarazioni di Virgiglio sulla massoneria calabrese, particolarmente interessanti, si trovano nell’ordinanza di richiesta di applicazione di misure cautelari del giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Dottor Domenico Santoro, del 12 luglio del 2016, nel procedimento Mammasantissima, nel quale sono imputati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (P.P.N. 9339/2009 RG). Il collaboratore, nel ribadire che i “Sacrati sulla Spada” e “i sussurrati all’orecchio” venivano inseriti in logge segrete, conferma che questa parte occulta della massoneria calabrese faceva storicamente capo alla Gran loggia del principe Alliata. A questa ala della massoneria apparteneva anche l’ Avvocato Paolo Romeo, un “sussurrato all’orecchio”, la cui funzione era di garantire, nella massima segretezza, i rapporti tra alcune cosche della ‘ndrangheta i vari poteri rappresentati nelle logge segrete. La famiglia De Stefano era stata una delle prime ad aderire agli accordi descritti.””
– da pag.214. “” I 1600 piduisti svaniti. – Conclusioni – occultati i nomi di almeno 1600 iscritti alla P2. La complessa figura del principe Giovanni Alliata di Montereale ci ha fornito lo spunto per compiere un viaggio nel sistema criminale occulto, popolato da logge massoniche, mafie, organizzazioni eversive. Una vicenda su tutte appare ancora oggi di grande attualità. Gli iscritti alla loggia massonica P2 gestita dal burattinaio Licio Gelli non erano, non sono, 962. L’elenco sequestrato dai giudici Colombo e Turone negli uffici della fabbrica Giovane Lebole di Castiglion Fibocchi è incompleto. E si sapeva da tempo. La vera novità consiste nel fatto che oggi, attraverso l’ attenta rilettura di documenti e rapporti, è possibile stabilire che esiste un secondo elenco di iscritti alla P2, di 1599 nominativi, tutti i piduisti che per un certo periodo sono stati, per così dire, in servizio attivo, e hanno continuato negli anni ad essere a disposizione del maestro venerabile o di chi, nella scala gerarchica, ha avuto o ha, ancora, un ruolo di comando superiore a quello che ebbe, prima di morire, Gelli””.
Sin qui parti del libro.
Invito ora a leggere un interessante libro del grande Procuratore Gratteri che integra quanto stiamo leggendo commentato su questo articolo (sul giornale www.attualita.it di cui è Direttore Salvatore Veltri https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/storia-segreta-della-ndrangheta-36475/)
Tornando a Giacomo Maria Ugolini, sopra citato, da me conosciuto bene a fine degli anni ’70, quando era Plenipotenziario in Italia del “Patriarcato Greco Melchita Cattolico di Antiochia e di tutto l’Oriente, d’Alessandria e di Gerusalemme“, ovviamente frequentato per motivi istituzionali (diciamo, di carattere squisitamente informativo!!) e limitatamente a quel periodo (solo quattro anni perché poi rientrai nell’Arma territoriale). Monitorando, all’epoca, l’Aeroporto di Fiumicino, d’intesa con la Polaria, per controllare il flusso di quanti partivano o arrivavano dal vicino Oriente, e in particolar modo dal Libano e dalla Siria (nel Libano, ricordo, dal 1975, c’era stata la guerra civile, e nei campi militari dei Cristiano Maroniti, da quello che risultava, si addestravano giovani della Destra estrema italiana, colorata di eversione, come certamente aveva fatto il terrorista NAR Walter Sordi), constatammo che l’Ugolini, con doppia cittadinanza, Roma e Gerusalemme, era spesso in viaggio. Aveva un tenore di vita elevatissimo, con sontuosa villa all’EUR, con frequentazioni di primissimo piano, sia nel settore politico, istituzionale, affaristico e religioso. Verificato, così, dopo qualche tempo, che il filone iniziale d’indagine non consentiva l’acquisizione di spunti di interesse, su terroristi nostrani che andavano ad addestrarsi in Libano, bensì si evidenziava quello più remunerativo da un punto di vista informativo ad ampio spettro, assicurato da un’ eventuale forma di collaborazione con il personaggio, soprattutto su questioni riguardanti le delicatissime problematiche del Medio Oriente, decisi, d’intesa con i Dirigenti, che sarebbe stato più utile parlarci. Quindi, per avvicinarlo, d’intesa con il mio Capocentro dell’Antiterrorismo del Ministero dell’Interno, l’ottimo Vice Questore Mario Fabbri (erano i tempi dei grandi Direttori, i Prefetti Emanuele De Francesco e Vincenzo Parisi), mi avvalsi di un esperto, capace e fidatissimo, attesa la delicatezza dell’operazione, Maresciallo dei CC., già nei Servizi, quelli veri! (del quale, essendo recentemente purtroppo deceduto per malattia, posso citarne il nome per onorarlo: Maresciallo Maggiore CC. Bruno Filippone) che, con parole appropriate, stabilì il contatto. Ciò fu per me e per l’Ufficio di appartenenza, particolarmente proficuo, sia perchè ci pose in condizione di conoscere personalmente un mondo davvero straordinario, sia per i contenuti delle informazioni nel tempo acquisite (in quattro anni, perché come prima già scritto dopo rientrai nell’Arma territoriale) alle quali l’interlocutore sembrò molto interessato… Pensare, che avemmo la ventura di conoscere il Patriarca d’Oriente, Sua Beatitudine Massimo V, come altri illustri Alti Prelati, quali Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Abou MooK, Arcivescovo Vicario Generale Patriarcale e S.E.R. Mons. Edelbhj , Vescovo di Aleppo di Siria, ed altri ancora, durante la loro permanenza in Italia, ospiti dell’Ugolini che, come riferito, in quegli anni, era Referendario Patriarcale. Al riguardo, si pensi, che Monsignor Hilarion Capucci (classe 1922), Arcivescovo, Vicario Generale Patriarcale Melchita di Gerusalemme, che venne arrestato il 18 settembre 1974 perchè, perquisito dal controllo israeliano alla frontiera, nel portabagagli della sua Mercedes vennero rinvenuti dinamite, mitra, granate e munizioni varie destinate ai terroristi di Al Fatah per attentati contro i civili in Israele. Certamente, quello non era il primo trasporto di armi dell’ alto Prelato che, come tutti gli esponenti religiosi, godeva in Israele di una immunità diplomatica. Arrestato, venne processato nel dicembre ’74 e condannato a 12 anni di reclusione. Tre anni dopo, il 31 ottobre 1977, Papa Paolo VI chiese con una lettera al Presidente dello Stato di Israele, Katzir, di far uso delle sue prerogative e di far liberare Mons. Capucci, date le sue condizioni di salute. Il 4 novembre 1977, il Presidente Katzir risponde al Papa accogliendo la domanda. Il 6 novembre 1977, il Presule venne liberato e giunse a Roma. Negli accordi diplomatici che si presero a Roma, Israele pose due condizioni precise che la S. Sede accettò, e cioè che Mons. Capucci non tornasse più nel Medio Oriente e che si astenesse da ogni attività politica. Altro campo in cui i Vescovi Orientali erano, all’epoca, impegnati, era quello delle intermediazioni tra Stati su problematiche rilevanti, ovviamente molto ben remunerate, quali l’”Internazionalizzazione di Gerusalemme”, il “Gasdotto” di Malta, con contatti intrattenuti direttamente con il Presidente Don Mintoff, etc…
Bene, tornando alla nostra vicenda, va riferito che Giacomo Maria Ugolini, negli anni successivi, crebbe in prerogative e importanza… Si è scoperto, come abbiamo letto nel libro, che era diventato addirittura il Capo della Massoneria di San Marino (noto paradiso fiscale!!) dove, con la sua morte, avvenuta il 5 gennaio 2006, ha lasciato un gran vuoto nella piccola Repubblica del Titano, dove era ritenuto una delle personalità più importanti e influenti, proprio in virtù delle sue funzioni di “Ambasciatore Itinerante della Repubblica del Titano per il Medio Oriente”. Bene!; in relazione alle vicende del famoso Cristo ligneo, devo dire che ho avuto personalmente il privilegio di vederlo in tempi non sospetti. Infatti, sarà stato il 1980, nella Casa-Reggia di Ugolini, ebbi modo di ammirarlo, deposto su un divano, avvolto in un drappo di velluto rosso. Alla mia ovvia domanda sull’origine di quella bella scultura, il padrone di casa, non dissimulando una certa soddisfazione, rispose trattarsi, semplicemente, di opera del… sommo “Michelangelo”…, non aggiungendo altro. Passato a miglior vita, Ugolini ha devoluto i suoi immobili e una serie importante di opere d’arte, compreso “Il Cristo” di Michelangelo, a una Fondazione gestita dal suo segretario, il prima citato Angelo Boccardelli. Continuando, il 22 dicembre del 2009, quando i Carabinieri del Ros entrarono nella sede della “Fondazione Giacomo Maria Ugolini, Ambasciatore”, nel lussuoso albergo “Villa Vecchia” di Monte Porzio Catone, sui Castelli Romani, arrestarono Cosimo Di Virgiglio, legato, per i Magistrati dell’Antimafia, alle cosche della Piana di Gioia Tauro. Scattarono le manette anche per Angelo Boccardelli, mentre Giorgio Hugo Balestrieri si rese irreperibile, rimanendo senza molti problemi Presidente del Rotary Club di New York. Per tutti, l’accusa fu pesante, cioè “Associazione per delinquere di stampo mafioso” (art. 416 bis CP), in piena sinergia con la ’Ndrangheta. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, la Fondazione era uno dei terminali imprenditoriali della ‘Ndrina dei Molé di Gioia Tauro. E, tra l’altro, facilitava il riciclaggio dei soldi arrivati dall’importazione clandestina di merce cinese nel porto calabrese. Tra i beni che i Carabinieri sequestrarono nella sede della Fondazione non c’era, però, la statuetta del Cristo. Al riguardo, il Pubblico Ministero della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, confermò ai giornali che anche la Giustizia si era messa alla caccia del Crocefisso…
Concludendo, s’impone una riflessione; riflessione che espongo da Liberale, libero Cittadino, libero pensatore non massone, dichiarando che la massoneria antica era di alti ideali con nobili iniziative anche politiche. Da molti decenni, come accertato dalla Magistratura, tutto è cambiato perché ci sono state da parte di alcune logge, che si sono inserite nel polo dei grandi affari anche con le mafie, coinvolgendo ovviamente poli statuali e affaristici.
Lo sappiamo. Lo vediamo. Lo leggiamo.
Vero, vengono arrestati centinaia di mafiosi delle varie aree d’Italia, e subito nascono nuovi capi e nuove bande… Quindi, non è sufficiente l’arma della repressione, arma necessaria ma non bastevole; non ne usciremo se le situazioni economiche, la scuola, la società intera e la morale restano “aperte” alla riproduzione della mala pianta.
Un Nuovo Umanesimo, quindi, è necessario… Un problema che investa tutti, ma soprattutto la politica, quella vera e nobile, quella scritta con la P maiuscola! Una Politica che significhi servire gli altri con senso dello Stato, spirito di servizio, lealtà verso le Istituzioni.
Non certamente la politica degli ultimi30 anni…!!