Repubblica Centrafricana: la maledizione della ricchezza
Papa Francesco, pellegrino di pace e apostolo di speranza
Bangui, 29 novembre – Papa Francesco già in aereo era stato molto chiaro e con
una battuta aveva detto che, se non lo portavano nella Repubblica di Centrafrica, dovevano dargli comunque un paracadute.
Un Paese dal 2013 in una guerra apparentemente di religione. Entriamo subito in qualche riferimento sociale, dato che, qui, le situazioni cruente non sono superate, come in altri Stati africani, ma così attive da consentire al momento solo una presidenza di transizione.
Il presidente precedente, Francois Bozizé, ha avuto come oppositori i Seleka, musulmani, che si scontrano con cristiani e animisti, gli Anti balaka – Anti kalashnikof – . In realtà gli interessi sono tali e tanti, anche esterni, da non riuscire a fare il punto della situazione. La questione apparente è così poco rispondente ai fatti da poterla paragonare alla pelle di mucca che viene usata come antiproiettile dagli Ant balaka.
All’arrivo, il Pontefice ha fatto visita di cortesia al presidente di transizione, Catherine Samba Panza, alla residenza “de la Renaissance”. Noi, tenendo conto che in Europa donne presidenti ne abbiamo con molta difficoltà e in Italia mai, dobbiamo dire di vedere con sorpresa e quale segno di speranza un presidente donna, seppur della Repubblica di transizione, in uno Stato africano, dilaniato dalla guerra. Designato in quanto unico riferimento per ora possibile per la Repubblica di Centrafrica.
Il presidente ha chiesto perdono al pontefice a nome di tutti i governanti passati e presenti e a nome di tutti quelli che abbiano reso possibile quanto accaduto, denunciando per il Paese una discesa agli inferi e la non sostenibilità che atti di violenza, saccheggi, uccisioni e stupri, avvengano, davvero, per motivi religiosi.
E precedentemente aveva definito, questa tragedia dello Stato di Centrafrica, “La maledizione della ricchezza”.
Realtà durissima da constatare per un presidente, per una donna, per una madre. In un Paese senza sbocchi al mare, ma con risorse incredibili: uranio,oro, diamanti, petrolio e legname.
Papa Francesco, poi, si è recato al campo profughi di Saint Sauveur.
E ha invitato i presenti a dire, tenendosi per mano, alzando le mani al cielo, “Tutti in pace, siamo tutti fratelli”. Ed ha aggiunto “Non ci può essere amore sena perdono. Pace qualunque sia l’etnia, la cultura, la religione, lo stato sociale”.
Altri appuntamenti, la visita alla Facoltà teologica evangelica e la consegna di medicinali inviati dall’Ospedale Bambin Gesù ai piccoli pazienti di una struttura locale.
Ora, il Giubileo della Misericordia a Bangui.