Perchè meno diritti nei comparti sicurezza e difesa dello Stato?

Il Ministero della Difesa Francese nei giorni scorsi ha annunciato che i Militari potranno presto costituire e iscriversi a Sindacati.

Roma, 26 ottobre -A seguito di ciò si concretizzano le conseguenze delle sentenze della Corte di Strasburgo che hanno condannato la Francia per il divieto di costituire sindacati tra militari.

E in Italia, Maestra e culla di civiltà giuridica, cosa accade? “More solito”, tutto il contrario e il contrario di tutto….

Infatti, con la recentissima Legge di stabilità assistiamo stupiti alla delegittimazione per legge del ruolo dei Sindacati di Polizia, tanto che giustamente gli stessi nei giorni scorsi hanno lanciato un appello avente come oggetto un significativo: “No alla controriforma della Pubblica Sicurezza” che richiede, “pur dando atto pubblicamente al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’interno ed al Governo dell’attenzione evidenziata..(sbloccando i tetti salariali)…di rivedere immediatamente la cancellazione dell’obbligo di rispettare le griglie orarie previste per l’effettuazione dei servizi dall’accordo nazionale quadro..”

In sintesi, a stabilire gli orari di lavoro degli operatori di Polizia non sarà più la concertazione – a livello provinciale – tra Questori e organizzazioni sindacali, ma a  quest’ultimi verrà data solo una “informazione” su quanto deciso.

“Da tempo- prosegue il documento- avevamo già registrato il tentativo strisciante di riportare indietro l’orologio della storia…..(tanto che) l’Amministrazione ha finalmente gettato la maschera rendendosi promotrice di un tentativo di controriforma per rimilitarizzare la Polizia di Stato, attuando un sogno a lungo accarezzato dai troppi Dirigenti che vorrebbero, così facendo, nascondere le proprie incapacità e mantenere privilegi”.

Così il Comparto Sicurezza dello Stato; e quello Difesa?

Come in passato già argomentato, con Decreto Legislativo del 2010 (Governo Berlusconi, Ministro della Difesa La Russa), che ha dato vita al “Codice dell’Ordinamento Militare”, tale Comparto si è visto destinatario di sorprese che nulla hanno a che vedere con il miglioramento del quadro di democraticità che tale apparato dovrebbe avere in tempi moderni in cui c’è ampio dibattito sull’ evoluzione dei diritti anche di fasce minori di persone. Bene, abbiamo constatato che si sono ristretti inesorabilmente i diritti dei Militari tanto che il dispositivo sulla libertà di pensiero (come sancito dalla innovativa Legge sui Principi del 1978) è stato modificato con l’aggiunta di due semplici parole. Infatti, la nuova formulazione recita: “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare, di servizio o collegati al servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione”. Ciò offre ovviamente ampia discrezionalità alle gerarchie che, ritenendo qualsiasi opinione attinente in senso allargato al servizio, potrebbero impedire che situazioni che preoccupano il polo militare escano allo scoperto.

La violazione di tale norma è oltremodo pesante, perchè punita con la sanzione della consegna di rigore che consiste nell’ obbligo di permanere in un locale del comprensorio militare, ovvero nel proprio alloggio, per un massimo di 15 giorni.

Insomma, è palese che in Italia si sia tornati indietro di quasi tre secoli, quando le Forze Armate dovevano  “sorreggere il trono”; concezione che ha trovato il suo interprete nel Generale Pes di Villamarina,  Ministro della Guerra del Regno Sabaudo dal 1832 al 1847, secondo il quale andava proibito “con rigore, non pure nelle caserme, ma nei privati domicili, al militare gregario e graduato, qualunque studio, qualunque lettura, anche di argomento militare, sì che un ufficiale scoperto autore di qualche scritto o perdeva il grado, o vedeva preclusa ogni via di avanzamento”.

Concludendo, affermiamo che le riforme che restringono i diritti costituzionali dei militari, contrabbandate per assicurare e  difendere l’apoliticità degli stessi, spesso sottintendono una scelta politica che prevede la necessità di avere Operatori di Polizia e Militari ben controllati nelle idee e subordinati, e questo per motivazioni non visibili….ma probabilmente intuibili!

Sull’argomento, articoli “Ulteriore riflessione sul dimenticato Comparto Difesa-Sicurezza” del 19 Agosto 2014  e “Necessità di forte sindacalizzazione per tutto il Comparto Difesa Sicurezza dello Stato!!” del  06 Settembre 2014.

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