Tematiche etico-sociali
La Polizia Locale, senza i sindacati, chiede l’applicazione della legge di riforma del 1986 e mai applicata
Hanno scritto alla redazione di “Indignato speciale”
Roma, 2 luglio – Il can-can creato a Roma per il concertone di capodanno dal sindaco Marino contro la Polizia Locale di Roma Capitale, con falsi numeri e travisando i fatti per non voler riconoscere l’incapacità organizzativa, ha risvegliata la coscienza dei Vigili Urbani degli 8000 Comuni d’Italia.
Per rivendicare e vedersi riconoscere i propri diritti, gli agenti della Polizia Locale hanno organizzato il 12 febbraio, uno sciopero nazionale che ha visto radunati a Roma oltre 10.000 operatori in rappresentanza di tutti i Comuni d’Italia.
Con la manifestazione, gli Agenti hanno rivendicato l’applicazione della legge quadro del 7 marzo 1986, istitutiva della Polizia Locale, con cui sparisce il termine Vigili Urbani e vengono riconosciute agli operatori della Polizia Locale, nell’ambito del Comune di appartenenza, le qualifiche di Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria, di Polizia Stradale e persino di Agenti di Pubblica Sicurezza, autorizzando al porto della pistola d’ordinanza.
Con tali qualifiche, gli operatori di Polizia Locale si sono visti piombare addosso le conseguenti responsabilità senza, però, il dovuto riconoscimento dai Sindaci che hanno continuato a tenerli inquadrati, economicamente, quali normali dipendenti amministrativi.
Ancorpiù, gli Agenti della Polizia Locale con l’applicazione dell’articolo 6 del decreto 201/2011, del Governo Monti, si sono visti privare del riconoscimento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata il che significa che, dopo un infortunio sul lavoro, le conseguenze restano a carico dell’operatore ed eventuali successive assenze dal lavoro avvengono con detrazione sullo stipendio. Lo stesso dicasi per i decessi in servizio in quanto la categoria della Polizia Locale non rientra fra i “beneficiari” delle “vittime del dovere”.
Nonostante le solite promesse dei politici di turno interessati più a sfruttare l’immagine del momento che risolvere il problema, essendo trascorsi quasi 6 mesi dallo sciopero, tramite i social network, i Vigili hanno creato delle pagine dedicate, fra le quali “IL FUORI CORO”, movimento privo di ogni rappresentanza sindacale verso la quale non nutrono più fiducia, che esprime la necessità di esplorare nuove strade per ottenere il riconoscimento della loro professionalità.
Cogliendo il malumore degli appartenenti alla Polizia Locale, le organizzazioni sindacali di categoria hanno preannunciato uno sciopero. Il SULPL Nazionale lo ha indetto per il 12 settembre, giorno della Memoria in ricordo dei caduti della Polizia Locale, mentre l’OSPOL chiama a raccolta il suoi iscritti per il mese di ottobre, dimostrando con questa ennesima divisione, trattarsi non di interesse verso i Vigili ma solo un gioco di potere e tessere.
Proprio in considerazione della diatriba fra sindacati, il movimento “IL FUORI CORO”, sempre più convinto della necessità della propria autonomia, ha tentato una nuova carta scrivendo ad una redazione giornalistica televisiva, nel caso specifico ad “Indignato speciale”.
E proprio dalla sua pagina facebook , abbiamo acquisito il documento, che pubblichiamo:
“”Spett.le Redazione di “Indignato speciale”,
Premettiamo che siamo Ufficiali ed Agenti della Polizia Locale in servizio nei Comuni d’Italia, dal Nord al Sud e che non rappresentiamo alcun sindacato. Siamo semplicemente delle persone unite dal comune “sogno” di poter vedere finalmente applicata la legge quadro del 7 marzo 1986 N.65 (G.U. 15 marzo 1986, n.62) Legge quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale.
Per farlo, abbiamo costituito sui social network un gruppo che si chiama “IL FUORI CORO” proprio perché le nostre voci vogliono andare al di là, nel pieno rispetto della legge….. come disse Bertrand Russell: “non smettete mai di protestare, non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.”
Ecco, queste parole sono la nostra forza, l’energia che ci sostiene e da cui attingiamo vitalità.
Il “FUORI CORO” è scevro da condizionamenti ideologici e da logiche sindacali dettate da opportunismi e lotte per accaparrarsi numero di tessere ed è nato con la ferma volontà di diffondere una identità e promuovere un senso di appartenenza tra tutti i 60.000 operatori della Polizia Locale d’Italia.
In tal senso, abbiamo creato quello che potrebbe essere – ed è – il nostro logo identificativo quale Polizia Locale Italiana, costituito da uno scudo gotico, bordo dorato con fondo blu, sopra, su due righe, riportante la scritta “POLIZIA LOCALE” , nel cui interno vi è altro scudo gotico più piccolo, con sfondo i colori della Bandiera italiana, e sopra Pegaso, il cavallo alato, mentre nella parte inferiore, sulla striscia bianca, vi è il monogramma “RI” sovrapposto. A fare da cornice, fra i due scudi, le foglie di alloro e di quercia incrociate alla base, di colore oro.
Questo stemma, vuole simboleggiare l’unità della categoria, nato dall’amore per la divisa, un solo corpo un solo simbolo , un embrione che pian piano sta crescendo e che farà nascere la Polizia Locale Italiana.
Tenuto conto che la Vostra rubrica, con grande sensibilità, segue chi vive quotidianamente dei disagi, vessazioni, sofferenze grandi o piccole che siano, ci permettiamo di proporVi lo “sdegno” che provano gli operatori della Polizia Locale nei confronti di chi li ha abbandonati in un caos normativo e legislativo senza precedenti nella storia della Repubblica.
Proprio con quella Legge Quadro di quasi 30 anni fa, il Legislatore volle occuparsi della riforma organica delle Polizie Locali, facendo sparire dalla terminologia legislativa i “Vigili Urbani” per dare vita alla Polizia Municipale o Locale.
Ma l’aspetto più importante e significativo del testo legislativo non è certamente il cambio del nome ma l’attribuzione alla Polizia Municipale o Locale, delle qualifiche di Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria, di Polizia Stradale e persino di Agenti di Pubblica Sicurezza, seppure limitatamente al territorio di competenza Comunale. Proprio quelle stesse qualifiche che lo Stato attribuisce alle 5 Forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Guardia Forestale.
Proprio per tali qualifiche e nell’ambito del Comune di appartenenza, autorizza il porto di pistola d’ordinanza, senza bisogno di porto d’armi.
Ma dette qualifiche hanno, ovviamente, modificato l’operato della Polizia Locale. Infatti, sempre più spesso, la Magistratura delega la Polizia Locale a compiere atti di Polizia Giudiziaria sia come intervento che come atti d’ufficio mentre lo Stato chiede sempre più la collaborazione della Polizia Locale sia per le conoscenze del territorio che per svolgere servizi di viabilità ma anche per servizi interforze, in particolare contro l’abusivismo commerciale o occupazioni abusive. Presenti anche nelle manifestazioni sportive ma ancor più, politiche.
A questo cambiamento operativo, di contro, è rimasto l’immobilismo amministrativo. Infatti, l’operatore della Polizia Locale, oltre a dover sostenere una serie di esami per l’idoneità, è soggetto a svolgere turnazioni come gli operatori delle Forze di Polizia Statali ma, la sua specificità, viene completamente ignorata. Infatti… è inquadrato come il custode o l’impiegato anagrafico!
Il legislatore però, non soddisfatto di tale iniquità, ha pensato bene di distruggere il morale della Polizia Locale. Con l’articolo 6 del decreto 201/2011, il Governo Monti ha stabilito che:
” Art. 6 Equo indennizzo e pensioni privilegiate 1. Ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. Omissis…”.
Naturalmente, citando l’esclusione degli appartenenti al comparto sicurezza, il nominato presidenziale senatore a vita Monti, includeva invece tutti gli operatori delle Polizie Locali e Provinciali d’Italia che, purtroppo, non rientrano nella L. 121/81 “Legge 1 aprile 1981, n. 121 Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza” e, quindi nel contratto del Comparto Sicurezza.
Proprio in forza a quest’ultimo decreto-beffa, gli operatori della Polizia Locale non si vedono più riconosciute le malattie professionali (tipo piombo nei polmoni dovuto all’esposizione alle polveri sottili, frequentazioni di luoghi malsani tipo accampamenti di rom, ecc.) o lesioni conseguenti a resistenza che, nella fase iniziale vengono coperte dall’Inail ma le successive conseguenze non vengono più riconosciute e pertanto risultano assenze dal servizio con riduzione dello stipendio.
Ancora più tragico è il decesso in servizio.
Esempio, purtroppo, pratico è l’omicidio stradale di Milano in cui perse la vita il collega Nicolò Savarino o, più recentemente, a Napoli dove Giulio Murolo, circa due mesi fa, dopo aver ucciso il fratello e cognata, ha sparato al capitano Francesco Bruner che, libero dal servizio era intervenuto per fermarlo. Subito dopo, Murolo, ha sparato ferendo gravemente il maresciallo Vincenzo Cinque, che sta lottando tra la vita e la morte.
La loro morte, seppure eroica, non è oggetto di alcun “risarcimento” proprio perchè non rientrano nella categoria delle “Vittime del dovere”, in quanto la legge lo prevede espressamente per i militari, Forze dell’Ordine o appartenenti alla P.A., quindi non dipendenti del Comune.
Questo, nonostante la pari qualifica con le Forze dell’Ordine seppure con competenza territoriale, relega gli appartenenti alla Polizia Locale quali operatori di serie “B”
L’indignazione, con i fatti volutamente travisati con il capodanno Roma, è stata talmente alta che per la prima volta, c’è stato uno sciopero generale nazionale delle Polizie Locali a Roma il 12 febbraio, cui hanno aderito da tutti i Comuni d’Italia, non per rivendicare soldi o altre prebende ma
per gridare ai politici sordi “RIFORMA E TUTELE”.
C’è ancora molto da dire e da raccontare ma sarebbe interminabile elencare le tante cose che stridono e fanno salire la nostra indignazione.
Con questa nostra comunicazione, noi rappresentanti del “Fuori Coro”, ci auguriamo poter avere la Vostra attenzione per poter parlare della dignità calpestata agli operatori delle Polizie Locali e far conoscere la verità ai cittadini italiani.
Certi di un Vostro cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.
Con stima,
Premettiamo che siamo Ufficiali ed Agenti della Polizia Locale in servizio nei Comuni d’Italia, dal Nord al Sud e che non rappresentiamo alcun sindacato. Siamo semplicemente delle persone unite dal comune “sogno” di poter vedere finalmente applicata la legge quadro del 7 marzo 1986 N.65 (G.U. 15 marzo 1986, n.62) Legge quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale.
Per farlo, abbiamo costituito sui social network un gruppo che si chiama “IL FUORI CORO” proprio perché le nostre voci vogliono andare al di là, nel pieno rispetto della legge….. come disse Bertrand Russell: “non smettete mai di protestare, non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.”
Ecco, queste parole sono la nostra forza, l’energia che ci sostiene e da cui attingiamo vitalità.
Il “FUORI CORO” è scevro da condizionamenti ideologici e da logiche sindacali dettate da opportunismi e lotte per accaparrarsi numero di tessere ed è nato con la ferma volontà di diffondere una identità e promuovere un senso di appartenenza tra tutti i 60.000 operatori della Polizia Locale d’Italia.
In tal senso, abbiamo creato quello che potrebbe essere – ed è – il nostro logo identificativo quale Polizia Locale Italiana, costituito da uno scudo gotico, bordo dorato con fondo blu, sopra, su due righe, riportante la scritta “POLIZIA LOCALE” , nel cui interno vi è altro scudo gotico più piccolo, con sfondo i colori della Bandiera italiana, e sopra Pegaso, il cavallo alato, mentre nella parte inferiore, sulla striscia bianca, vi è il monogramma “RI” sovrapposto. A fare da cornice, fra i due scudi, le foglie di alloro e di quercia incrociate alla base, di colore oro.
Questo stemma, vuole simboleggiare l’unità della categoria, nato dall’amore per la divisa, un solo corpo un solo simbolo , un embrione che pian piano sta crescendo e che farà nascere la Polizia Locale Italiana.
Tenuto conto che la Vostra rubrica, con grande sensibilità, segue chi vive quotidianamente dei disagi, vessazioni, sofferenze grandi o piccole che siano, ci permettiamo di proporVi lo “sdegno” che provano gli operatori della Polizia Locale nei confronti di chi li ha abbandonati in un caos normativo e legislativo senza precedenti nella storia della Repubblica.
Proprio con quella Legge Quadro di quasi 30 anni fa, il Legislatore volle occuparsi della riforma organica delle Polizie Locali, facendo sparire dalla terminologia legislativa i “Vigili Urbani” per dare vita alla Polizia Municipale o Locale.
Ma l’aspetto più importante e significativo del testo legislativo non è certamente il cambio del nome ma l’attribuzione alla Polizia Municipale o Locale, delle qualifiche di Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria, di Polizia Stradale e persino di Agenti di Pubblica Sicurezza, seppure limitatamente al territorio di competenza Comunale. Proprio quelle stesse qualifiche che lo Stato attribuisce alle 5 Forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Guardia Forestale.
Proprio per tali qualifiche e nell’ambito del Comune di appartenenza, autorizza il porto di pistola d’ordinanza, senza bisogno di porto d’armi.
Ma dette qualifiche hanno, ovviamente, modificato l’operato della Polizia Locale. Infatti, sempre più spesso, la Magistratura delega la Polizia Locale a compiere atti di Polizia Giudiziaria sia come intervento che come atti d’ufficio mentre lo Stato chiede sempre più la collaborazione della Polizia Locale sia per le conoscenze del territorio che per svolgere servizi di viabilità ma anche per servizi interforze, in particolare contro l’abusivismo commerciale o occupazioni abusive. Presenti anche nelle manifestazioni sportive ma ancor più, politiche.
A questo cambiamento operativo, di contro, è rimasto l’immobilismo amministrativo. Infatti, l’operatore della Polizia Locale, oltre a dover sostenere una serie di esami per l’idoneità, è soggetto a svolgere turnazioni come gli operatori delle Forze di Polizia Statali ma, la sua specificità, viene completamente ignorata. Infatti… è inquadrato come il custode o l’impiegato anagrafico!
Il legislatore però, non soddisfatto di tale iniquità, ha pensato bene di distruggere il morale della Polizia Locale. Con l’articolo 6 del decreto 201/2011, il Governo Monti ha stabilito che:
” Art. 6 Equo indennizzo e pensioni privilegiate 1. Ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. Omissis…”.
Naturalmente, citando l’esclusione degli appartenenti al comparto sicurezza, il nominato presidenziale senatore a vita Monti, includeva invece tutti gli operatori delle Polizie Locali e Provinciali d’Italia che, purtroppo, non rientrano nella L. 121/81 “Legge 1 aprile 1981, n. 121 Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza” e, quindi nel contratto del Comparto Sicurezza.
Proprio in forza a quest’ultimo decreto-beffa, gli operatori della Polizia Locale non si vedono più riconosciute le malattie professionali (tipo piombo nei polmoni dovuto all’esposizione alle polveri sottili, frequentazioni di luoghi malsani tipo accampamenti di rom, ecc.) o lesioni conseguenti a resistenza che, nella fase iniziale vengono coperte dall’Inail ma le successive conseguenze non vengono più riconosciute e pertanto risultano assenze dal servizio con riduzione dello stipendio.
Ancora più tragico è il decesso in servizio.
Esempio, purtroppo, pratico è l’omicidio stradale di Milano in cui perse la vita il collega Nicolò Savarino o, più recentemente, a Napoli dove Giulio Murolo, circa due mesi fa, dopo aver ucciso il fratello e cognata, ha sparato al capitano Francesco Bruner che, libero dal servizio era intervenuto per fermarlo. Subito dopo, Murolo, ha sparato ferendo gravemente il maresciallo Vincenzo Cinque, che sta lottando tra la vita e la morte.
La loro morte, seppure eroica, non è oggetto di alcun “risarcimento” proprio perchè non rientrano nella categoria delle “Vittime del dovere”, in quanto la legge lo prevede espressamente per i militari, Forze dell’Ordine o appartenenti alla P.A., quindi non dipendenti del Comune.
Questo, nonostante la pari qualifica con le Forze dell’Ordine seppure con competenza territoriale, relega gli appartenenti alla Polizia Locale quali operatori di serie “B”
L’indignazione, con i fatti volutamente travisati con il capodanno Roma, è stata talmente alta che per la prima volta, c’è stato uno sciopero generale nazionale delle Polizie Locali a Roma il 12 febbraio, cui hanno aderito da tutti i Comuni d’Italia, non per rivendicare soldi o altre prebende ma
per gridare ai politici sordi “RIFORMA E TUTELE”.
C’è ancora molto da dire e da raccontare ma sarebbe interminabile elencare le tante cose che stridono e fanno salire la nostra indignazione.
Con questa nostra comunicazione, noi rappresentanti del “Fuori Coro”, ci auguriamo poter avere la Vostra attenzione per poter parlare della dignità calpestata agli operatori delle Polizie Locali e far conoscere la verità ai cittadini italiani.
Certi di un Vostro cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.
Con stima,
IL FUORI CORO””
Vedremo cosa succederà…