Roma, 10 agosto 2021- «Potere Massonico», Edito da Chiarelettere, l’ultimo saggio di Ferruccio Pinotti, che invito a leggere perché molto, molto interessante. Ora affidiamoci a Giovanni Viafora, Caporedattore de “Il Corriere della Sera”, sul viaggio nella «fratellanza» che ancora conta nel Paese e sulle promesse non mantenute della democrazia.
“”Mentre la presenza di un potere invisibile corrompe la democrazia, l’esistenza di gruppi di potere che si avvicendino mediante libere elezioni resta, almeno sino ad ora, l’unica forma in cui la democrazia ha trovato la sua concreta attuazione””. Così scriveva Norberto Bobbio nel 1984 e non viene in mente altro approdo cui abbandonarsi, dopo aver letto le 750 pagine dell’ultimo, imponente saggio-inchiesta di Ferruccio Pinotti sulla massoneria in Italia ( “Potere massonico. La fratellanza che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato”, con prefazione di Aldo Cazzullo). Perché purtroppo l’impressione è che quel potere invisibile — il «cripto governo», come lo chiamava sempre Bobbio — di cui la massoneria continua ad incarnare, in modo più o meno intenso, una manifestazione concreta, sia ben lungi dall’essersi estinto.
D’altronde, quanto contino ancora logge e loggette, cerchi magici e fratellanze più o meno occulte, Pinotti — che negli anni, con i suoi libri, ha scandagliato in profondità i retrobottega italici — lo racconta bene. E non è solo una questione di numeri, che comunque sono in forte ascesa. Ma proprio di metodo. Certo, andrebbe fatta una distinzione: da un lato la «massoneria-conventicola», quella da club, dove l’affiliazione favorisce — o vorrebbe favorire — percorsi e carriere professionali, protezioni, scambi di interessi (e dove talvolta, specie in certe zone del Paese, la faccenda deraglia in questioni puramente criminali, vedi per esempio in Calabria); e dall’altro lato la «massoneria-potere forte» o «partito» («la massoneria è il partito della borghesia», disse Gramsci in uno storico discorso alla Camera nel 1925, richiamato nel libro), che è quella capace di giocare sul tavolo più alto della finanza e della politica, come «garante» di alleanze, di patti, di equilibri (le pagine dell’inchiesta sono piene di nomi e cognomi, testimonianze, manovre).
Il risultato però non cambia. Laddove questo «metodo» — nel micro o nel macro — sovverta le regole del merito, del diritto e del mercato, siamo sempre di fronte a quel potere invisibile che non rende compiuta la nostra democrazia. Anzi, ne costituisce proprio una promessa non mantenuta. E fa una certa sorpresa, allora, ritrovarsi nel libro di fronte a quel questionario che, nel 1913, i redattori de L’Idea Nazionale, rivista vicina alle posizioni del partito nazionalista, sottoposero ad alcuni esimi esponenti del mondo politico e intellettuale dell’epoca, come Benedetto Croce, Pasquale Villari, Giovanni Amendola, Ivanoe Bonomi.Sotto ad un titolo che potrebbe apparire naïf («L’influenza della massoneria sulla società italiana»), si ponevano questi due interrogativi: 1) se la sopravvivenza di una associazione segreta fosse ritenuta compatibile con le condizioni della vita pubblica moderna; 2) se l’azione palese e occulta della massoneria nella vita italiana, e particolarmente negli istituti militari, nella magistratura, nella scuola, nelle pubbliche amministrazioni, si risolvesse in un beneficio o in un danno per il Paese. Quesiti che sarebbero ancora oggi di straordinaria attualità. E che l’inchiesta affronta, come lo stesso Cazzullo scrive nella prefazione, «senza pregiudizi, ma anche senza sconti».
Sin qui Giovanni Viafora.
Bene. Citiamo alcuni capitoli del Sommario del libro, per far ben capire in quali ambiti importanti l’autore ha scritto:
– SECONDA PARTE:
.Il fratello Giuseppe Saragat;
.Il Quirinale nel segno della P2;
.Craxi e la massoneria: segreti e verità ignorate;
.Il settennato di Cossiga e il “cambio di Passo”;
.L’Italia massonica di Silvio;
.Napolitano, il “fratello”più potente d’Italia;
.Il Patto del Nazareno, “lo stantio odore di massoneria”;
.Il Governo Conte 2 e il network gesuitico massonico;
.Draghi, l’uomo benedetto da massoneria e Vaticano;
.il filo rosso della massoneria nelle istituzioni;
– TERZA PARTE
.Massoneria, ‘ndrangheta e mafia: il patto inconfessabile;
.L’infiltrazione della massoneria nella magistratura;
– QUARTA PARTE
.I canali della ricchezza massonica;
.Top manager massonici;
– QUINTA PARTE
.Il potere dei grembiulini negli Atenei
Dopo quest’ampia premessa, leggiamo alcune parti del libro.
“”Attorno alla domanda centrale che muove questa inchiesta – quanto conta oggi la massoneria in Italia? -, ne ruotano altre, altrettanto importanti: qual è la consistenza di questo gruppo di potere nel nostro Paese? Quanti sono – e chi sono – veramente i «fratelli» di loggia? Quali posizioni di vertice occupano i massoni nella società italiana? Il potere delle logge e delle obbedienze massoniche è in ascesa o in declino? Esistono massoni «buoni» e massoni «cattivi», massoni conservatori e massoni progressisti? A chi fanno riferimento all’estero? E ancora: chi tra i massoni occupa le posizioni chiave nella politica, nelle banche, nell’industria, nelle istituzioni? Quali sono i rapporti tra la massoneria e gli altri «poteri forti» che reggono il Paese? Perché le inchieste giudiziarie che toccano la massoneria e il potere politico-finanziario non approdano mai a nulla, o vengono brutalmente soppresse, ai più alti livelli istituzionali?
Questa indagine si propone di rispondere a tutte queste domande, scavando nel presente e nel passato del potere massonico in Italia, ma anche nei collegamenti internazionali che hanno un rilievo per le vicende italiane. Il filo dell’inchiesta – attraverso interviste esclusive, documenti, atti giudiziari, fonti «coperte», testimonianze – prova a condurci alla comprensione di quanto conti davvero la massoneria e come sia strutturata.
Una realtà in forte crescita. La massoneria è, in Italia, un fenomeno in grande espansione. I dati ufficiali – forniti dalle principali obbedienze massoniche – mostrano un trend di continuo aumento in termini di consistenza numerica e soprattutto di domande di ammissione. Le tre principali comunioni massoniche italiane – Il Grande Oriente d’Italia, la Gran loggia nazionale d’Italia, la Gran Loggia regolare d’Italia – registrano in sostanza una vera e propria «corsa al grembiulino», una diffusa voglia di «squadra e compasso». I dati del Grande oriente d’Italia sono in questo momento significativi. Gli iscritti alla principale comunione massonica italiana sono passati dai circa 4000 aderenti degli anni Cinquanta-Sessanta ai 12.630 del 1998 (dati Ispes), dai 18.117 del 2007 (dati Ispes) agli oltre 23.000 iscritti del 2021 (fonte Goi). Una crescita costante e progressiva, realizzata nonostante il grave danno d’immagine portato da scandali come quello della P2 o dall’inchiesta Cordova sui rapporti tra mafia e massoneria deviata del 1992-93, sfociata nella «scissione» del Grande oriente e nella nascita della Gran loggia regolare d’Italia; così come da quelle successive, fino ai processi istruiti dal Procuratore calabrese Nicola Gratteri. Nonostante questi eventi sfavorevoli e a dispetto delle inchieste giudiziarie che hanno travolto anche autorevoli esponenti del Grande Oriente collusi con la ‘ndrangheta, il Goi ha continuato a crescere. Ma è soprattutto la richiesta di nuove adesioni a sorprendere. Fonti ufficiali dell’obbedienza parlano di una media di 1000-1500 nuove domande di ammissione all’anno. Dati impressionanti, che testimoniano quanto sia alto negli italiani il desiderio di essere cooptati in associazioni che fanno del segreto e della ricerca del potere il loro punto di forza.
Il «massone italico». Quanto alla caratterizzazione sociologica del massone italico, la sua età media è oggi di 44-45 anni, elevate restano le percentuali di «fratelli» anziani o prossimi a passare all’«Oriente eterno», come viene chiamato in linguaggio massonico l’aldilà. Ma qualcosa sta cambiando negli ultimi anni, a conferma del dinamismo della Libera muratoria in Italia. Un accurato studio condotto da Einaudi segnala «un significativo incremento delle adesioni, pura ancora percentualmente limitate, dalla fascia giovanile: il 6% per il Goi, il 9% per la Gran loggia si situa nella fascia compresa tra i 18 e i 25 anni». «Piccoli» massoni crescono, insomma. Ma l’incremento delle adesioni è ancora più significativo mano mano che l’età sale. «Tale incremento rispetto al passato risulta più evidente nella seconda fascia di età, quella tra i 25 e i 40 anni, che rappresenta il 22% degli affiliati al Grande oriente e circa il 25% della Gran Loggia.» Il massone compie quindi la sua scelta di vita prevalentemente in età matura, quando ha più bisogno di fare carriera e di appoggi.
Il piano dell’inchiesta.
Prima parte. L’inchiesta parte da un’ampia e necessaria ricostruzione storica del potere della massoneria nelle istituzioni e nella politica italiana: dalle origini settecentesche fino all’unità d’Italia e al fascismo.
Seconda parte. È continua attraverso le figure che hanno abitato il Quirinale e Palazzo Chigi, ma anche Ministri, grandcommis e banchieri centrali, da cui emerge chiara la fotografia della consistenza del potere massonico in Italia da trecento anni a oggi.
Terza parte. In questa sezione vengono affrontati, attraverso testimonianze e documenti inediti, i capitoli più oscuri della massoneria: i rapporti con mafia, ‘ndrangheta e camorra; le inchieste giudiziarie più pesanti; il lavoro della commissione Antimafia (e della specifica sottocommissione dedicata ai rapporti tra organizzazioni criminali e massoneria).
Quarta parte. Analizza la ricostruzione degli aspetti più problematici e dei maggiori scandali finanziari degli ultimi anni, l’inchiesta affronta la questione del potere della massoneria in ambito economico e finanziario. Attraverso un delicato lavoro di connessione di informazioni, testimonianze e documenti, questa parte cerca di tracciarne la «mappa» degli uomini della massoneria che detengono il potere nelle banche, nell’industria pubblica e privata, nei mass media.
Quinta parte. Il viaggio nella massoneria italiana continua con un reportage – realizzato attraverso interviste, colloqui, partecipazione a incontri pubblici e riservati, raccolta di dati sensibili – delle principali obbedienze massoniche in Italia: il Grande Oriente d’Italia, la Gran Loggia d’Italia e la Gran Loggia Regolare. Questa fase dell’inchiesta consente di incontrare i «gran maestri» delle maggiori comunioni massoniche attraverso ampie interviste. Questo consentirà al lettore di orientarsi nell’intricato mondo del de relato o in base a voci e illazioni, ma sentendo dalla viva voce dei protagonisti la consistenza delle realtà da loro guidate. A seguire interviste di «controcanto» di ex appartenenti ed esperti che mettono in discussione criticamente storia e realtà delle principali obbedienze massoniche.””
– da pag.305. “”L’infiltrazione della massoneria nella magistratura. Quell’inaccettabile «doppia loyalty». Come fa un magistrato ad attenersi a quella che in gergo anglosassone si definisce dual loyalty (doppia lealtà)? In altre parole, in che modo può essere fedele al giuramento prestato nei confronti dello Stato se, allo stesso tempo, è affiliato ad una loggia massonica? È davvero difficile definire dove si posizioni il labile confine per stabilire o meno l’esistenza di un conflitto di interessi. I togati possono permettersi di svolgere il loro delicato mestiere in maniera imparziale anche se appartenenti a una loggia massonica? Nelle dinamiche di potere che contornano il mondo della massoneria italiana, un ruolo speciale è ricoperto dalla magistratura. Poche – in fondo – sono state le inchieste che hanno portato a un’analisi dei rapporti che collegano il mondo segreto delle logge con quello dei Tribunali e delle Procure. Eppure, è un tema che sta emergendo prepotentemente, come dimostra lo Questo elemento ha portato molti a considerare l’eventualità che il depistaggio delle indagini sulle stragi che hanno colpito l’Italia tra gli anni Sessanta e Ottanta possa essere stato favorito e accentuato da alcuni degli affiliati, a quel tempo titolari di posizioni chiave nelle istituzioni e nei corpi giudiziari. Cosa fare dunque con persone che ricoprono ruoli apicali in settori strategici, a cui si richiede capacità decisionale e operativa? Molti magistrati, di fronte a domande che vertono su una loro eventuale affiliazione alla massoneria, sviano il problema, il più delle volte con frasi del tipo: «Io la massoneria ormai l’ho lasciata da tempo…». Ma questo non si può in alcun modo provare, e nel momento in cui un magistrato massone si trova nella posizione di dover giudicare un imputato a sua volta affiliato, oppure difeso da un avvocato massone, il comportamento del giudicante sarà totalmente imparziale? O prevarrà lo spirito di fratellanza che lega i membri di una loggia e comunque all’obbedienza? Dalla massoneria non si esce. O si viene espulsi, o ci si mette «in sonno».
Restiamo sul tema del rapporto tra magistratura e massoneria, muovendoci a ritroso e partendo da un caso recente che ha sconvolto l’Italia, il cosiddetto caso Csm-Palamara, un’inchiesta che riguardava le pressioni di potere per le nomine alle principali procure italiane. Sul delicato tema del rapporto tra magistratura e massoneria ho intervistato proprio Luca Palamara.
Nell’intervista esclusiva concessami, Palamara segnala l’alta «irritualità» di alcuni comportamenti di Napolitano in qualità di Presidente del Csm, ipotizzando – qualora ne venissero verificati i presupposti – persino un attentato alla Costituzione.
E solleva un caso, altrettanto scabroso, relativo a un procedimento disciplinare nei confronti di un magistrato da parte di un collega che all’epoca dei fatti in questione occupava una posizione importantissima, di grande delicatezza.””
Sin qui il libro
Ora, come di consueto, integrazioni, valutazioni e commenti.
Noi Liberali, liberi Cittadini, liberi pensatori, mai divenuti massoni per convinzione, osserviamo con rammarico che esponenti dello Stato, soprattutto del comparto sicurezza difesa abbiano gettato una luce obliqua, avendo visto persone inquinare indagini depistando per ordini massonici le cui finalità sono state descritte dall’AG con sentenza.
A questo punto si deve, con il coraggio di Camerati Veterani già Combattenti (veri) della Legalità, asserire che chi giura Fedeltà alla Repubblica davanti alla Bandiera, non può nè deve entrare in circuiti massonici con ulteriore giuramento segreto che può confligere con il primo, certamente ritenendo che il “grembiule ed il compasso” possano agevolare le carriere, eccome le agevolano… e le hanno agevolate!!!. Certamente il grembiule massonico deve essere bandito dal guardaroba del pubblico dipendente, e questo perché legato a un vincolo occulto non può davvero assicurare imparzialità nel suo servizio.
Affermando ciò, concludo precisando che personalmente rispetto sia la Massoneria storica dei grandi ideali, per i meriti acquisiti nel Risorgimento ed anche dopo, sia quella attuale, con presenza di liberi Cittadini, liberi pensatori, giammai di rappresentanti dello Stato!
Per chi volesse approfondire il tema in questione può, se ha tempo, leggere l’articolo recente pubblicato su questa testata, di cui è direttore Salvatore Veltri, a quarant’anni dalla scoperta della P2, con la testimonianza della giornalista che visse in prima persona il periodo più nero della Prima repubblica. «Colpevoli. Gelli, Andreotti e la P2 visti da vicino» (Chiarelettere, pp. 250), di Sandra Bonsanti con Stefania Limiti: «Colpevoli? Ce ne sono tanti, ma alcuni più di altri. Oblio? Assolutamente no. La memoria è sacra. Sarebbe un insulto per le vittime e la storia del paese». Nell’articolo anche la trattazione dei poteri mafiosi collegati, come il ben noto maxiprocesso Gotha.