Sull’ara del divertimento si è immolata ancora una volta una comunità di giovani che si erano recati a Duisburg in Germania per un mega concerto di musica techno.
Un assemblaggio di persone che ha provocato un attacco di panico collettivo: i ragazzi hanno iniziato a spingersi tra di loro, lasciando a terra 19 vittime schiacciate dalla calca e 350 feriti.
Per non creare ulteriori disordini si è deciso di realizzare comunque il concerto. Mentre alcuni stavano morendo nel cunicolo di accesso alla piazza, altri ballavano e cantavano.
Per non creare ulteriori disordini si è deciso di realizzare comunque il concerto. Mentre alcuni stavano morendo nel cunicolo di accesso alla piazza, altri ballavano e cantavano.
Assurdità della nostra epoca!
Viene confuso il concetto di comunità con quello di condivisione con l’altro. Il concerto doveva essere un momento di musica, di arte techno e di fratellanza con milioni di ragazzi provenienti da tutta Europa.
Purtroppo si è trasformato in una fatua festa all’insegna della morte. L’urgenza dell’uomo di sentirsi unito agli altri in nome di qualcosa ha procurato abbagli di unione fasulla; infatti, in questo caso, il concerto ha avuto solo il nome di amore: “Love Parade”, ma si è vissuto tutt’altro: paura, egoismo, sopraffazione, indifferenza.
Non è possibile vivere la fratellanza teoricamente, ma attraverso i valori, la condivisione, la solidarietà, tutte iniziative volte al bene, espressione più alta dell’uomo.
Quanti giovani si immolano ad una felicità illusoria che va dalla polverina (droga) al bisogno di sentirsi adeguati, cioè uguali a tutti gli altri, dove non c’è spazio per la propria personalità, per il dialogo, ma solo per una piatta massificazione, che fa sentire sì protetti, ma certamente annullati nel senso stesso del vivere.
Purtroppo si è trasformato in una fatua festa all’insegna della morte. L’urgenza dell’uomo di sentirsi unito agli altri in nome di qualcosa ha procurato abbagli di unione fasulla; infatti, in questo caso, il concerto ha avuto solo il nome di amore: “Love Parade”, ma si è vissuto tutt’altro: paura, egoismo, sopraffazione, indifferenza.
Non è possibile vivere la fratellanza teoricamente, ma attraverso i valori, la condivisione, la solidarietà, tutte iniziative volte al bene, espressione più alta dell’uomo.
Quanti giovani si immolano ad una felicità illusoria che va dalla polverina (droga) al bisogno di sentirsi adeguati, cioè uguali a tutti gli altri, dove non c’è spazio per la propria personalità, per il dialogo, ma solo per una piatta massificazione, che fa sentire sì protetti, ma certamente annullati nel senso stesso del vivere.
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