Ora, nel rapporto d’amore tra Padri e Figli, sempre esistente, ma vivificato sul campo del valore dell’onore e dell’amor di Patria, vogliamo ricordare … un’ avvincente storia familiare della “Grande Guerra”…. Percorrendo i viali e i gradoni del Cimitero degli Invitti, sul Colle di Sant’Elia a Redipuglia, si incontrano due tombe vicine, che osservandole fanno trasalire. Ci sono le spoglie mortali del Maggiore Giovanni Riva di Villasanta, eroicamente caduto nel 1916 nel Trentino e di suo figlio Alberto, Sottotenente dei Bersaglieri appena diciottenne, Medaglia d’Oro al VM, che cadde al bivio di Paradiso pochi minuti prima della cessazioni delle ostilità, mentre alla testa dei suoi valorosi Bersaglieri con intemerato coraggio inseguiva il nemico in ritirata. La sua gloriosa morte fu esaltata e rievocata anche da Gabriele d’Annunzio il 5 Maggio 1919 all’Augusteo di Roma. Davanti a quelle due tombe avvolte nel silenzio il visitatore sosta e legge una scritta che celebra quell’eroico ragazzo di nome Alberto, Sottotenente diciottenne dei Bersaglieri, e nel leggerla non può non trattenere la commozione. “Guardami il petto, Babbo e dimmi: sei contento? Alberto più che mai tuo Padre ora mi sento! Ma la povera Mamma rimasta così sola? Un’altra Madre, Italia, di noi la riconsola!”
Ma oggi della prima guerra mondiale dobbiamo doverosamente ricordare la fiorente gioventù che vi partecipò. La cronaca militare dell’epoca così la descriveva nell’ordine del giorno firmato dal generale Armando Diaz il 18 novembre 1917: “I giovani soldati della classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico”. E aggiungeva, immortalandoli per sempre: “Li ho visti i ragazzi del ’99. Andavano in prima linea cantando. Li ho visti tornare in esigua schiera. Cantavano ancora”.
La letteratura ha raccontato, con la penna del Vate della Nuova Italia, il passaggio tremendo di un’intera generazione di adolescenti dalla famiglia alla trincea: “La madre vi ravvivava i capelli, accendeva la lampada dei vostri studi, rimboccava il lenzuolo dei vostri riposi. Eravate ieri fanciulli e ci apparite oggi così grandi!”. Quei grandi fanciulli erano nati l’ultimo anno dell’Ottocento: da qui il loro nome e cognome, “I ragazzi del ‘99”. Fu l’ultima leva di 265 mila italiani chiamati a “resistere, resistere, resistere!” ….decine di migliaia di loro non sono più tornati dal fronte del Nord-est. Un dato certo non esiste, in un conflitto che per l’Italia ha significato seicentomila morti e quasi un milione di feriti, di cui la metà mutilati.
ORA TUTTI IN PIEDI!: ONORE A LORO, ONORE AI NOSTRI MERAVIGLIOSI RAGAZZI DEL ’99, AUTENTICA ARISTOCRAZIA DI VALORE, CORAGGIO, ARDIMENTO E AMOR DI PATRIA DELLA MIGLIORE ITALIA!