Lo scrittore Francesco Grisi nato il 9 maggio del 1927 e morto il 4 aprile del 1999 è un tracciato nella mia vita. Con le sue parole e la sua ironia. Con il suo essere cristiano nolente o volente. Ma anche eretico lungo le strade di Prezzolini e Buonaiuti. Ma il suo raccontare trovava sempre un punto di riferimento sia nei monaci del deserto sia nella figura del gigante San Francesco di Paola. Nei suoi romanzi tutto questo è scritto”. Così, il noto critico letterario e scrittore Pierfranco Bruni, ha ricordato l’artista e l’ amico nel quattordicesimo di Sua morte, affermando ancora: “Noi siamo nella inquieta solitudine della ricerca. È stato un maestro, nella sua coerenza, per come ha testimoniato, per come ha vissuto, per come ha amato”. Conobbi personalmente il professor Grisi esattamente quarantatrè anni fa, quando, giovanissimo Ufficiale Allievo della Scuola d’Applicazione dei Carabinieri in Roma, frequentavo il corso di un anno dopo la vincita del concorso per il transito nel servizio permanente effettivo. L’ordine degli studi, allora, grazie alla felice intuizione del Comandante della Scuola, l’indimenticato Generale Francesco Marasco, Maestro di tante generazioni di Comandanti dell’Arma, oltre agli studi delle materie giuridiche, professionali e prettamente militari, prevedeva anche un ciclo di conferenze sulla Letteratura moderna, con la costituzione di gruppi di lavoro, tra i discenti. Il professor Grisi era il nostro insegnante, e ci ammaliò con le sue splendide lezioni, che ci consentirono, dopo qualche perplessità inizia le, di allentare un pò le tensioni derivanti dagli studi di carattere istituzionale, e di trasferirci, così, in una dimensione astratta, accattivante, direi quasi di sogno. Il suo dire garbato, forbito, la sua eleganza “d’annunziana”, il suo modo di porgere, ma soprattutto di ascoltare, il suo vasto e profondo sapere, hanno costituito indubbiamente un pilastro di cultura e di stile nella formazione di giovani ufficiali che stavano per immettersi, pieni di ansie e giustificate preoccupazioni, nei circuiti operativi dell’Arma territoriale, in momenti, come ben si ricorderà, tanto, tanto difficili e densi di incognite. Incontrai nuovamente, ben venticinque anni dopo, il Professore, e precisamente in Calabria, nell’estate del 1995, nella sua Cutro, “un paese operoso e romantico sul mare Jonio”, come amava definirla, in occasione della presentazione della sua bellissima “Storia dei Carabinieri”. In quella circostanza, per la presenza di Autorità, di tante persone legate al mondo della cultura calabrese come di un gran numero di ospiti ed amici dell’autore, non ebbi modo di parlare a lungo con il mio antico Professore, con il quale, però, ci riproponemmo di vederci in altre occasioni più propizie. Poi, le vicende della vita mi hanno portato in Puglia, sin dall’estate del 1997, ma certamente non pensavo che si realizzasse proprio a Taranto la possibilità di un nuovo incontro. E così, alla fine di maggio dell’ anno successivo, grazie all’iniziativa dell’Assessore alla Cultura del Capoluogo jonico, l’ottimo Pierfranco Bruni, calabrese anch’egli, ebbi modo di rivedere il Professor Grisi in occasione di una manifestazione organizzata in concomitanza della Festa dell’Arma, per la presentazione, al pubblico tarantino, della sua “Storia dell’Arma”; fu, ovviamente, un gran successo. Nella circostanza, nel prendere brevemente la parola, ricordai che il Professore era ben noto non solo al mondo della cultura italiana, ma anche agli Ufficiali dei Carabinieri non più giovanissimi, e così parlai delle lezioni di letteratura tenute tre decenni addietro nella vecchia e prestigiosa Scuola di via Garibaldi, a Roma, nel cuore del “vecchio Trastevere”. Colsi, negli occhi del Poeta, già purtroppo malato, un velo di commozione e malinconia, e credo che in quel momento Egli abbia rivisto nella Sua memoria i volti di tanti e tanti Sottotenenti da lui all’epoca conosciuti, dei quali alcuni sono caduti sul fronte del Dovere, come Giuseppe Pulicari ed Emanuele Basile, decorati della massima ricompensa al Valor Militare. Volle, nella circostanza, farmi omaggio di copia del suo libro con una cara nota autografa, e ricordò che quella sua “Storia” non solo era dedicata a suo Padre che come “Patriota” fece parte del Raggruppamento del Generale Caruso, a Roma, durante la Resistenza; fu infatti tra i primi ad entrare a Firenze con i suoi Carabinieri precedendo gli Alleati- ma era idealmente dedicata a tutti i Carabinieri d’Italia impegnati, in ogni epoca e località, nella tutela dei comuni diritti, sia in pace sia in guerra. Grazie, illustre e caro Professore, per quanto ha saputo dare alla cultura italiana, con coraggio e al di fuori degli schemi, ma grazie soprattutto per la Sua grande e nobile lezione di umanità e di propositi.