Riflessioni sul dissesto idrogeologico…a seguito della bomba d’acqua a Treviso

L’1 agosto scorso l’On. Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, commentando l’ennesima sanatoria edilizia che arriva dalla Campania, ha dichiarato:”E’ un grandissimo errore, un favore alle ecomafie e un danno all’economia pulita  la norma che riapre fino a tutto il 2015 i termini degli ultimi condoni edilizi nazionali per la Campania approvata ieri dal Consiglio regionale. Si tratta di una vera e propria sanatoria che regalerà nuovi pesanti colate di cemento e non risparmierà neanche le zone maggiormente vulnerabili, come la Penisola Sorrentino-Amalfitana e la zona rossa del Vesuvio, foraggiando le ecomafie”.

Passano pochi giorni ed eccoci all’ennesima tragedia nazionale con il drammatico bilancio della bomba d’acqua riversatasi l’altra notte  sul trevigiano, con quattro morti e cinque feriti gravi.

Che fa la Politica nazionale, definita da taluni dei “proclami”?

Come si legge sul sito internet di palazzo Chigi, fa sapere di aver “voltato pagina…. basta inseguire e fare i notai delle emergenze, adesso investiamo in opere di difesa, prevenzione e sicurezza. Al via anche i 570 cantieri anti dissesto. Quanto accaduto nel trevigiano è solo l’ultimo dei numerosi campanelli d’allarme che in questo inizio estate ha visto vittime e danni causati da un clima sempre più caratterizzato da fenomeni meteorologici un tempo definiti estremi e purtroppo ormai ordinari”.

Certo, c’è da sperare bene che si cambi davvero una volta per tutte registro, iniziando però a bloccare lo scandaloso condono edilizio della Campania, che è capolista nazionale per l’illegalità ambientale.

Ora ricordiamo ai nostri lettori che l’ 11 Luglio 2013, con articolo dal titolo: “Ciclo del cemento, Eldorado delle ecomafie!“, scrivemmo che la cementificazione incontrollata va a braccetto col dissesto idrogeologico e che dal condono del 2003, violando le norme, l’onorata società del mattone ha fatturato 16,7 miliardi di euro l’anno.

E’ noto, infatti, che l’abusivismo edilizio selvaggio è una concausa importante per il dissesto idrogeologico unitamente all’ estrazione illegale di inerti, al disboscamento indiscriminato, all’ abbandono delle aree montane, all’ agricoltura intensiva; tutti fattori che contribuiscono in maniera determinante a sconvolgere l’equilibrio del territorio. Tra l’altro, in Calabria, la terra delle fiumare e dell’enorme dissesto idrogeologico, c’è un abusivismo sulle coste ogni 100 metri; in Campania, invece, leader della vergogna dell’abusivismo, Regione nella quale negli ultimi 60 anni ci sono stati eventi franosi con oltre 430 morti e alluvioni con oltre 200 vittime, in dieci anni sono state costruite 60 mila case abusive, vale a dire 6000 all’anno e 16 al giorno.

In Italia, per ben tre volte, nel 1985, nel 1994 e nel 2003, di fronte al dilagare dell’abusivismo, lo Stato ha premiato i “furbi” legalizzando l’illegalità; la costante dei condoni edilizi ha infatti alimentato il fenomeno, ma a farlo aumentare è stato soprat­tutto un altro elemento incentivante, quale l’erronea certezza, giuridicamente non garantita, che l’immobile abusivo una volta finito non possa essere abbattuto.

Concludendo, per fermare la piaga dell’abusivismo edilizio, causa spesso di disastri sul territorio, è necessario dire un chiaro e secco “No” a nuovi condoni e abbattere  gli immobili costruiti abusivamente.

Si cominci, quindi, dalla Campania; questa volta con i fatti!

 

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