Roma, 15 gennaio – In un’epoca che va di corsa, come le immagini accelerate dei film muti, diventa un privilegio e una vera lezione di vita fermarsi a riflettere sul nostro tempo e sulle crisi che lo investono, a volte con virulenza, altre in modo più sfumato, tanto che potrebbero configurarsi come momenti di evoluzione.
In un ciclo di incontri ad ingresso libero sul tema “Conversazioni sulle Rovine”, che si conclude domenica 17 gennaio alle ore 11 al Teatro Argentina, uno storico, un politolo e sociologo e un celebre direttore d’orchestra si confronteranno sull’interessante argomento.
Nate da una idea del professore di archeologia classica Marcello Barbanera messa a punto con Alessandra Capodiferro, direttore del Museo di Palazzo Altemps, prendendo spunto dalla mostra “La forza delle rovine” ospitata nel Museo fino al 31 gennaio e promossa, come gli incontri, dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, “Conversazioni sulle Rovine” apre una fondamentale riflessione sul nostro tempo e sul rapporto con le testimonianze del passato attraverso le parole e le idee di scienziati, filosofi, storici, sociologi e musicisti.
Le conversazioni sono state organizzate da Electa e dal Teatro di Roma. La mostra ha per tema la rappresentazione che le varie epoche hanno prodotto delle rovine, spaziando dalle arti plastiche e visive, alla filosofia, alla letteratura, alla musica. I temi della rassegna sono ripresi e dibattuti nelle matinée al Teatro Argentina. In quest’ultimo incontro che pone l’attenzione su “La Rovina del Pensiero” sono presenti Luciano Canfora, acuto osservatore delle dinamiche politiche e culturali del nostro tempo e delle sue crisi. Docente di filologia classica all’ Università di Bari, Canfora fa parte del Comitato scientifico della “Society of Classical Tradition” di Boston e della Fondazione Istituto Gramsci di Roma. Dirige, inoltre, la rivista «Quaderni di Storia» e la collana di testi “La città antica”. Fa parte del comitato direttivo di «Historia y critica» (Santiago, Spagna), «Journal of Classical Tradition» (Boston), «Limes (Roma)». Ha studiato problemi di storia antica, letteratura greca e romana, storia della tradizione, storia degli studi classici, politica e cultura del XX secolo. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in USA, Francia, Inghilterra
Accanto a lui, Giacomo Marramao, filosofo e docente di teoretica all’Università di Roma Tre, anticipatore di tematiche di rilevanza come l’accelerazione della società e della politica. Marramao è direttore della Fondazione Basso, membro del Collège International de Philosophie (Parigi) e professor honoris causa in Filosofia all’Università di Bucarest. Ha tenuto corsi e conferenze presso numerose università europee, americane e asiatiche. Nel 2005 ha ricevuto dalla Repubblica Francese l’onorificenza delle “Palmes Académiques. A completare la triade, Sir Antonio Pappano, direttore musicale dell’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, una delle dieci formazioni sinfoniche più importanti del mondo, che guida già dal 2005 e dove ha promesso di rimanere in carica fino al 201. Con un linguaggio diretto e semplice, Sir Antonio è riuscito a fare apprezzare al pubblico romano, notoriamente restio al nuovo, composizioni di oggi e ad aprire la via alla fruizione del pensiero musicale contemporaneo. Il maestro ha un curriculum professionale di yutto rispettao: ha diretto nel corso di una luminosa carriera molte tra le maggiori orchestre del mondo, tra cui New York Philharmonic, Wiener e Berliner Philharmoniker, Concertgebouw di Amsterdam, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, London Symphony. Nel 2012 la regina Elisabetta lo ha nominato Cavaliere per i servizi resi alla musica; nello stesso anno è stato anche nominato Cavaliere di Gran Croce dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana.
I tre conferenzieri saranno per il pubblico dell’Argentina testimoni privilegiati del nostro tempo, reso davvero particolare dal crollo e dal dissolvimento di molte ideologie e della conseguente scomparsa di idee e progettualità, mentre le strategie per forza di cosa hanno respiro corto in una realtà dove i grandi sistemi del sapere sembrano scricchiolare inesorabilmente.