Recentemente, su un giornale on line molto letto dei Comparti Sicurezza Difesa (La Teca di “Attenti a quei due”), ha pubblicato un interessante articolo dal titolo: “Quella circolare va abolita ovvero il fallimento di una classe dirigente“. La circolare in parola, a firma del Comandante Generale dell’epoca, Gallitelli, è stata diramata nell’aprile del 2013.
“L’intenzione dell’allora Comandante Generale era nobile: un chiaro messaggio sulla solidità della struttura Arma. Solidità che andava ricercata attraverso la capacità di ascolto e senso di solidarietà nei rapporti interpersonali e nell’azione di comando..…(in quanto) l’efficienza operativa dell’ Arma poggia solidamente sulla straordinaria motivazione dei nostri Carabinieri …. Una sola esortazione: nessun Carabiniere deve mai sentirsi solo di fronte ai propri problemi. Rivolgiamo perciò a ciascuno dei nostri commilitoni quell‘ Amicizia che con innata spontaneità riserviamo agli Italiani da duecento anni “. Una circolare splendida, finalmente, che lasciava ben sperare per il futuro… Un messaggio che non era solo un auspicio; era, al contrario, un ordine perentorio… Una circolare però rimasta inascoltata, non applicata, che è finita nei cassetti, riposta in archivio nella migliore delle ipotesi, se non addirittura cestinata. Dopo l’emanazione di tale circolare, scrive Minniti, non sono diminuiti i suicidi, il senso di inadeguatezza rispetto al lavoro svolto, il senso di frustrazione di fronte alle difficoltà della vita sociale e familiare che ha pervaso i Carabinieri di ogni grado e ruolo, nell’ultimo periodo. E aggiunge che i sindacalisti dell’Arma gridano: ” … che i rappresentanti del Ruolo Speciale finora sono rimasti inascoltati!…Tali Ufficiali avevano utilizzato tutti i mezzi comunicativi possibili a loro disposizione: comunicati stampa, utilizzo del web, interrogazioni parlamentari, petizioni, ricorsi amministrativi locali ed europei, eppure tutti gli appelli sono rimasti inascoltati. Regna sovrana la frustrazione e la rabbia. È per questi motivi che riteniamo”, conclude Minniti, “che la circolare del Generale Gallitelli vada abolita ex tunc e non abrogata ex nunc, per il fallimento di una classe dirigente che ha predicato bene ma ha razzolato male …”
Ma chi sono gli Ufficiali del Ruolo Speciale? Spiegammo tre anni fa, in articolo ad hoc per i non addetti ai lavori, che sono quelli non provenienti dall’Accademia Militare di Modena, ma confluiti in un ruolo nel quale vengono immessi, a seguito di regolare concorso e frequenza del corso di un anno, gli Ufficiali provenienti dai ranghi del “glorioso” complemento o della ferma prefissata, nonché i Marescialli. Nel tempo, numerose le istanze avanzate in varie sedi, per le differenze nell’avanzamento di grado rispetto ai colleghi del ruolo normale, quindi nel trattamento economico, ma svolgenti tutti, Ruolo Speciale e Ruolo Normale, stesso lavoro con identiche responsabilità, correndo gli stessi rischi, molto spesso di più per gli appartenenti al primo ruolo, proprio perché massivamente attivi in incarichi di prima linea in aree pericolose e disagevoli.
Il Decreto Legislativo n. 298 del 2000 (Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell’avanzamento degli Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri), accentua queste inammissibili discriminazioni. Segnatamente, in ordine alla progressione di carriera, tale normativa prevede per gli Ufficiali del Ruolo Speciale, rispetto a quanto previsto per gli omologhi del Ruolo Normale, una permanenza superiore di un anno nel grado di Tenente, tre anni in quello di Capitano e due anni nel grado di Tenente Colonnello, con l’impossibilità di poter aspirare al conseguimento del grado di Generale. Al riguardo, si sottolinea la diversità di trattamento esistente per gli Ufficiali del Ruolo Tecnico (altro ruolo previsto dalla Legge di riordino dell’Arma, cioè medici, chimici, fisici e informatici per le indagini di laboratorio e i supporti tecnologici, laureati in Giurisprudenza per le mansioni di amministrazione/commissariato), per i quali sono previsti sia Generali di Brigata sia addirittura di Divisione. Le vicende di tali discriminazioni nel mondo Ufficiali sono di antica data, ma sembra che ancora continuino, purtroppo.
Ora sottopongo al lettore meno esperto di questioni militari qualche breve nota d’interesse sulla storia degli Ufficiali di complemento. Soprattutto nella prima guerra mondiale ai vertici vi era una ufficialità formata in gran parte da aristocratici militari di famiglie blasonate. Il Corpo Ufficiali venne ovviamente integrato per le esigenze belliche e quindi furono istituiti dei corsi per ufficiali di complememto che tentarono di trasformare dei giovani civili, diplomati e spesso anche laureati, in comandanti di uomini. C’è da dire che il peso delle più cruente battaglie furono di loro competenza, tant’è che circolava il motto salace: “gli Ufficiali di Complemento vincono le battaglie, gli Stati Maggiori perdono… le guerre!” Si venne così a creare un vero e proprio “vallo di Adriano” tra gli Ufficiali e la truppa, ma anche all’interno degli Ufficiali si creò una crasi tra chi il militare lo riteneva una missione e chi invece era stato costretto dai gravi eventi a diventarlo. Gli Ufficiali di complemento considerarono i colleghi “di professione” quasi degli avventurieri che per carriera o per compiacere i vertici non esitarono a comandare attacchi cruenti spesso inutili alla baionetta, necessari solo per avere un encomio o una promozione sul campo. Proprio per questo spesso gli Ufficiali di complemento solidarizzarono con la truppa, non condividendo gli atteggiamenti oltremodo rigidi degli Alti Comandi che erano ad Udine, lontani dalle trincee e dalla difficilissima vita che vivevano gli uomini tutti i giorni.
Per reazione, il Generale Luigi Cadorna e il suo Stato Maggiore ritennero che un ruolo importante doveva essere assicurato dalla Giustizia Militare di guerra, quale unico strumento di disciplina ferrea con ruolo di rigida educazione e dissuasione di comportamenti ritenuti illeciti. Ma sappiamo bene dalla storia dove portò la linea Cadorna, con fucilazioni di massa di asseriti disertori, mentre sarebbe stata più pagante quella di Armando Diaz, certamente più umana e attenta alle esigenze dei militari.
Diaz, nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dopo Caporetto, non certamente perché più valido di Cadorna, come in effetti era, ma solo perché napoletano e quindi più vulnerabile e meglio censurabile in caso di eventuale definitiva disfatta, creò le premesse per la vittoria italiana galvanizzando le truppe per la riscossa che si verificò come sappiamo.
E che dire di Pietro Badoglio, massima espressione della casta militare di ogni tempo, che era tenente colonnello allo scoppio della grande guerra uscendone, nel ’18, con il grado più alto di tenente generale, avendo maturato una promozione all’anno. E tutto questo sebbene fosse stato responsabile dello sfondamento degli Austriaci a Caporetto (l’inchiesta che ne conseguì fu “segretata” nella parte che lo riguardava, sembra per interventi massonici potenti!) per divenire, di lì a poco, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e, sotto il Fascismo, Capo di SM Generale… sino a subentrare quale Capo del Governo, dopo il 25 luglio 1943, allo stesso Mussolini. Una vicenda del tutto italiana!
Tornando alle sofferte vicende degli ufficiali del Ruolo Speciale, va detto che bisogna restituire loro subito la dovuta, giusta, meritata, necessaria dignità, cessando di considerarli quali “Uffiziali di bassa forza” di epopee molto lontane, e ciò senza tener conto che molti di essi, in possesso di lauree di pregio conseguite durante la vita civile in autorevoli Atenei italiani con votazioni di alto livello, si trovano in incarichi di responsabilità in aree difficili della Repubblica come in delicate missioni all’estero; quella dignità, al momento violata dalle ingiustificate ed irragionevoli differenziazioni previste dalla legislazione vigente che certamente non meritano. Pensare che anche nei tempi attuali, gli USA, che di razionale e pragmatica efficienza sono maestri, consentono l’accesso agli alti gradi militari, sino a Generale a quattro stelle, ad ufficiali che non hanno frequentato la prestigiosa Accademia di West Point, ma semplicemente il cosiddetto “Complemento Universitario”, della durata utile per conseguire una laurea presso le Università dell’Unione, consistente nella duplice contestuale frequenza sia del corso di formazione militare sia di quello universitario, il tutto svolto nell’ambito dello stesso campus con possibilità di alloggiamento esterno alla stregua degli altri studenti.
Dulcis in fundo, citiamo una delibera recentissima, del 21 maggio scorso, del COIR “PALIDORO” di Roma, votata all’unanimità, che ha per oggetto:”I Torquemada con le stellette, rigidi e rigorosi con gli altri….(malessere degli Ufficiali- benessere di pochissimi alti Ufficiali….??)”. Tale delibera è una doccia fredda, facendoci comprendere che nulla è stato fatto, visto che sancisce:
“-Considerato che da anni si discute e che parlare del malessere degli Ufficiali è un TABOO, un vero e proprio negazionismo che forse giova a pochissimi…;
-Evidenziato che non vi devono essere Ufficiali che predicano lo spirito di sofferenza per gli altri, assurgendo a moralizzatori di coloro che sono lontani “dal Sole” e che stanno a “badilare” per le strade;…..
-Basta ai cosiddetti Ufficiali lanciatissimi;
-Basta alla sensazione che per alcuni solo spirito di sofferenza, per altri “l’Olimpo”(possono lasciare l’incarico ma mantenere gli alloggi di servizio per le loro Famiglie;
– Basta con Comandi Provinciali funzionali alle carriere……(in quanto) non deve passare il messaggio che la nostra Istituzione sia, per qualcuno, uno strumento per fare carriera…”
Ciò premesso, certamente non mancherà l’invocato intervento del nuovo Comandante Generale, particolarmente sensibile ai problemi del personale, per risolvere i gravi problemi in questione.