Salvo D’Acquisto. Servo di Dio ed Eroe dei Carabinieri. Altri, eroi?

Roma, 23 settembre – Quel 22 settembre 1943, comandava interinalmente la Stazione Carabinieri di Palidoro, il  23enne  napoletano Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto.
Diciannovenne, si era arruolato  nel Corpo dei Carabinieri Reali e, appena indossati gli alamari, con l’inizio della seconda guerra mondiale, si   offrì volontario per la Libia, dove conobbe il piombo nemico, venendo ferito ad una gamba.
Ma questo non fermò il giovane “Reale” che rimase con il suo reparto in zona di operazioni finchè, contrasse la malaria.  Rientrò in Italia  per frequentare, a settembre 1942, la Scuola Sottufficiali Carabinieri di Firenze, uscendo con il “baffo” di Vicebrigadiere, il 15 dicembre 1942, destinato in sottordine alla Stazione di Torrimpietra, allora lontana periferia della Capitale.
L’8 settembre 1943, il Capo del Governo e maresciallo d’Italia Pietro Badoglio annunciò l’entrata in vigore dell’armistizio con gli Alleati.
I tedeschi si attestarono su vecchie postazioni abbandonate dalla Guardia di Finanza in località Torre di Palidoro. Nel maneggiare alcune casse di munizioni contenenti bombe a mano lasciate li, per imperizia, si verificò l’esplosione di un ordigno che causò la morte di due tedeschi ed il ferimento di altri due.
I tedeschi parlarono di attentato  chiedendo la collaborazione dei Carabinieri per identificare gli autori, minacciando rappresaglia contro i civili se, entro l’alba del 23, non fossero stati identificati i colpevoli.
Il mattino del 23 settembre, accertato che non vi erano responsabilità da parte dei cittadini affidati alla Sua  tutela, Salvo D’Acquisto affermò alle SS essersi trattato di un incidente  ma queste, pur sapendo di mentire, applicarono l’ordinanza di rappresaglia emanata pochi giorni prima dal feldmaresciallo Kesselring e prelevarono 22 abitanti della zona portandoli nella piazza. A nuova richiesta di indicare i nomi dei responsabili, il Vicebrigadiere  confermò l’innocenza delle persone fermate e l’accidentalità del caso.
I tedeschi li portarono poco lontano, facendo scavare loro una fossa.
Salvo disse agli ostaggi “Tanto una volta si vive, una volta si muore.” Poi il Sottufficiale venne allontanato dal gruppo e mantenuto sotto stretta sorveglianza, venendo picchiato più volte ma rimanendo calmo ed impassibile alle violenze sofferte.
In quei momenti, certamente è riemersa prendendo il sopravvento, quella fede e gli insegnamenti cristiani con i  quali era cresciuto prima in famiglia e poi nel frequentare le scuole elementari  presso le salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice.
Quella stessa fede che gli aveva fatto scrivere profeticamente alla madre “Bisogna rassegnarsi ai voleri di Dio a prezzo di qualsiasi dolore e di qualsiasi sacrificio” e Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!
Quando dopo alcune ore la grossa buca era stata scavata e prima che le SS potessero mettere in atto la loro minaccia, il Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto chiese e parlò con l’ufficiale delle SS, patteggiando la liberazione degli ostaggi e, permettendo così all’ufficiale di dire di aver identificato e punito l’autore dell’attentato, assunse su di lui la responsabilità dell’episodio. L’ufficiale, pur sapendo trattarsi di una bugia, accettò  
 Subito dopo, gli ostaggi vennero liberati mentre il Sottufficiale fu portato dinanzi la grande buca.
Al suo grido “Viva l’Italia”, fecero seguito alcune raffiche di mitra che lo abbatterono.
Mentre il suo corpo giaceva ormai esanime nella fossa, un graduato gli esplose un ulteriore colpo di pistola alla testa.
I tedeschi, con i piedi, spostarono il terriccio per ricoprire l’assassinio del Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto.
Gli stessi assassini, rivolgendosi agli ostaggi liberati, con ammirazione dissero  “Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte.”
Alla memoria di Salvo D’Acquisto, è stata concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la motivazione
«Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme a 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.»
— Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre 1943.
Le sue spoglie sono conservate nella prima cappella sulla sinistra, adiacente all’ingresso, della Basilica di Santa Chiara di Napoli.
Nel 1983,  l’Ordinariato militare avviò una causa di canonizzazione conclusosi il 25 novembre 1991 con l’invio degli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi. Conseguentemente al sottufficiale attualmente è assegnato dalla Chiesa, il titolo di “Servo di Dio”.
La figura di Salvo D’Acquisto venne  ricordata dal Santo  papa Giovanni Paolo II, in un discorso ai Carabinieri del 26 febbraio 2001, quando  ebbe a dire: “La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio stato. Penso, qui, al vostro collega, il vice-brigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.”
Sono ormai trascorsi quasi 25 anni ma l’iter per il riconoscimento terreno della  santificazione non si è ancora concluso…
Salvo D’Acquisto, un nome indelebile per i militari dell’Arma, come quello degli eroi di Fiesole, Alberto la Rocca, Fulvio Sbarretti e Vittorio Marandola che il 12 agosto 1944 si consegnarono alla morte  per mano dei tedeschi per evitare l’uccisione di 10 civili.
Poi, si parla delle Fosse Ardeatine… al lettore, se ha voglia, l’invito a cercare e leggerne le motivazioni e la storia… e trarne le conclusioni…
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