SE SI VIENE RAPINATI, PRIMA DI REAGIRE, LEGGERE BENE IL CODICE PENALE

Milano. 17 maggio 2003. Per la terza volta, dei rapinatori entrano nella tabaccheria di G.P..

Due malviventi, armati di pistola, puntano l’arma contro la moglie del titolare, R.P., alla cassa, arraffando il denaro. Il marito, G.P., prende tempo per aprire la cassaforte ma l’altro rapinatore lo prende a schiaffi. Il povero commerciante allora, riesce a prendere la pistola nel cassetto ed a fare fuoco contro di loro. I banditi scappano ma il tabaccaio, accecato dall’umiliazione, dalla rabbia per la terza rapina subita, dalle minacce alla moglie, esce e continua a sparare ai due, che vengono colpiti e si accasciano al suolo. Uno muore sul colpo e l’altro rimane ferito.
Il povero commerciante, con la famiglia, chiede al cardinale Tettamanzi di farsi tramite per un incontro con i famigliari delle vittime la Curia risponde «Partecipe della sofferenza di tutti», ma non disponibile a fare direttamente da mediatore, «pur augurandosi che avvenga la riconciliazione nell’assunzione delle proprie responsabilità civili».
Come dire: cristianamente, ce ne laviamo le mani!
Poiché l’uomo è uscito dal negozio per sparare, viene incriminato e condannato ad un anno e otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per omicidio e tentato omicidio colposo e porto illegale di armi.
Mentre l’Italia e Milano si spaccava in due fra chi giustificava il gesto disperato dell’uomo, che lavorava, la sinistra parlava di eccesso di legittima difesa, asserendo che non si poteva consentire quel comportamento come sostenuto anche dall’allora Prefetto di Milano Bruno Ferrante, ex candidato sindaco per il centro-sinistra contro la Moratti e lo stesso che litigò con Bossi per le case agli extracomunitari
Il Procuratore, ha mantenuto la linea dell’Onorevole Violante del P.D. che, già 8 anni fa, diceva  “che fine hanno fatto i poliziotti e i carabinieri di quartiere? Negli Usa l’ autodifesa è quasi una regola e sono il Paese più violento del mondo civile e democratico. Ma va distinto il problema generale da quello di P. che ha subìto negli ultimi anni tre rapine. Sono d’ accordo con il prefetto che dice no all’autodifesa,  però ci vuole più sicurezza per i cittadini” e, nel processo d’appello, la Procura di Milano ha chiesto la condanna per G.P. a 9 anni e mezzo per “omicidio e tentato omicidio colposo” perché nel frattempo il reato di “porto illegale di armi” è andato in prescrizione. Nel chiedere la condanna, per il Procuratore si sarebbe trattato di  “vendetta personale, dal momento che i due rapinatori, dopo aver portato via dalla cassa mille euro, si erano già dati alla fuga.”  Ed ai giurati “Non dovete cedere alla spinta emotiva delle telecamere presenti in quest’aula e alla tentazione di dare una risposta che viene dalla pressione emotiva della comunità. Voi dovete capire cosa è successo perché la pistola il signor P. non l’aveva nel cassetto, ma andò a prenderla nello sgabuzzino quando i due erano già usciti dalla tabaccheria, colpendoli alle spalle mentre scappavano”.
Certamente, ogni Magistrato trae il proprio libero convincimento per giudicare ma la domanda nasce spontanea: la Giustizia è una o segue il pensiero del l’accusa e giudicante di turno? Quanto vale l’interpretazione della norma sulla sentenza? Quelli che l’anno condannato in primo grado, in base a cosa hanno giudicato? Eppure sono anche quelli Magistrati!
Ora, se è vero che quell’uomo ha sparato, è anche vero che aveva subito altre due rapine. E’ vero anche che stava tranquillamente lavorando nel suo negozio, con i sacrifici connessi a quell’attività. Che la propria moglie era stata minacciata con una pistola. Che lui era stato preso a schiaffi tanto da dover ricorrere alle cure sanitarie. Che, a differenza dei delinquenti, aveva anche tentato immediatamente, da buon cristiano, di parlare con i famigliari dei rapinatori.
Chi è quella persona che, subendo quanto detto, nell’immediatezza del fatto, consulta il codice penale, guarda la legittima difesa, quanti metri sono di distanza dai delinquenti che ti hanno umiliato nel tuo posto di lavoro, davanti a tua moglie, e poi decide se sparare o meno?
Ma per la Procura, nel giudicare l’operato di quest’uomo, non debbono valere i sentimenti e le esimenti che invece valgono solo per i delinquenti.
Il 23 marzo, la sentenza!
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