Roma, 30 marzo 2021 – La notizia della scomparsa del Generale Giuseppe Richero mi è giunta di primo pomeriggio dall’Amico Luigi Romano, grande collaboratore dell’”Università dei Saggi Franco Romano”, che mi ha informato del triste evento.
Che fare? Ben poco purtroppo, così dopo un primo momento di commozione, ho ritenuto opportuno partecipare la notizia ai Veterani, ormai da anni in congedo, e le telefonate, come avvenne per l’amato Generale Giuseppe Siracusano, si sono intrecciate con chiamate ricevute che annunciavano la stessa notizia, un tam-tam durato tutta la serata e la mattina successiva, in un fiume di ricordi comuni.
Ma chi era, il grande Generale che ora ricordiamo, scomparso poco più che novantenne?
Cosa ha rappresentato per più generazioni di Carabinieri il Generale Giuseppe Richero?
Dobbiamo in primis dire che, generoso per temperamento, egli ebbe della vita una concezione direi ottimistica; non per una particolare interpretazione filosofica di essa, ma perché ben presto, dall’ambiente familiare della sua cara Liguria, si immise giovanissimo, nell’immediato dopoguerra, al servizio dello Stato, entrando nell’Arma, ambito che gli offrì la possibilità di conoscere il dramma umano da chiunque vissuto e patito, a rimedio del quale, per quello che poteva l’uomo, si doveva uno slancio di cristiana solidarietà partecipe e di amore verso il prossimo.
Entrò nell’arma il 18 ottobre 1948, come allievo carabiniere e successivamente quale allievo sottoufficiale.
Nel 1952 entrò nell’Accademia di Modena e ne uscì due anni dopo con la qualifica di primo del corso.
Frequentò la scuola di applicazione e successivamente fu destinato al Gruppo Carabinieri di Nuoro e poi a comandare le Tenenze di Mortara e di Milano Duomo.
Chiamato al Comando Generale dell’Arma, per tre anni, fu addetto all’Ufficio Ordinamento e Legislazione per poi frequentare i corsi di Stato Maggiore e Superiore di Stato Maggiore.
Comandante della Compagnia di Saluzzo rientrò al Comando Generale quale Capo ufficio legislazione.
Successivamente comandò il Gruppo di Genova, quello di Roma I e la Legione Carabinieri di Torino.
Ritornato al Comando Generale ricoprì gli incarichi di Capo Reparto, Sottocapo di Stato Maggiore e Capo di Stato Maggiore.
Promosso Generale di divisione comandò la Divisione Podgora in Roma.
Trasferito in ausiliaria con il grado di Generale di Corpo d’Armata, venne nominato Prefetto di 1^ classe e Segretario generale del CESIS (Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza), incarico che terminò nel 1991.
Nominato Consigliere della Corte dei Conti, è stato addetto alla IV Sezione Giurisdizionale (pensioni militari) e Capo delegazione della Corte dei Conti in Molise.
Ma noi, in questa sede, vogliamo ricordarlo quale mitico Comandante del Gruppo Roma 1, in anni difficili caratterizzati sia da imponenti manifestazioni di piazza spesso degenerate in violenti incidenti, sia dal terrorismo come da fenomeni di criminalità efferata dedita ai sequestri di persona.
Sempre presente, non faceva mancare il suo sostegno morale e materiale, e se doveva muovere qualche rilievo lo faceva in modo diretto ed efficace.
Concedeva fiducia a chi la meritava, stimolando a meritarla maggiormente dando il meglio di sé.
Quindi, la profonda conoscenza dei sottoposti era condizione imprescindibile per la sua intelligente azione di comando, tanto da fidelizzarli e farli crescere professionalmente, il tutto vissuto in un clima di altissima coesione morale ed operativa che ingenerava un elevato senso di appartenenza con la sicurezza del sostegno del Comandante di Gruppo!
Ora ricordi personali.
Come non tornare con la mente agli incidenti nel quartiere San Basilio?
La lotta per il diritto alla casa era molto forte, nella Capitale, quando, quel 5 ottobre del 1974, nella borgata di San Basilio, all’estrema periferia est della Capitale, le Forze dell’ Ordine intervennero con imponenti contingenti di Polizia e Carabinieri (da Tenente territoriale fui presente unitamente al collega Massimo Mencagli per collaborare il Maggiore Notaristefano del Comando del Gruppo) iniziando a sgomberare le 150 famiglie che da circa un anno occupavano altrettanti appartamenti IACP.
La Polizia, accolta con sassi e bottiglie incendiarie, esplose numerosi lacrimogeni, ma nel pomeriggio fu costretta a sospendere gli sfratti perché alla fine dell’ assemblea organizzata dal “Comitato di Lotta per la casa di San Basilio”, fu tentata la rioccupazione delle case, per cui ci furono nuove cariche con lacrimogeni.
Negli incidenti che seguirono, mentre un contingente di Forza Pubblica fu costretto a ritirarsi, dai dimostranti furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco.
Alcuni Agenti, tra i quali un Capitano di P.S., rimasero feriti, alcuni in modo grave, mentre un ragazzo di 19 anni fu purtroppo colpito in pieno petto da una pallottola, decedendo durante il trasporto in ospedale.
Alla notizia della morte del giovane, tutto il quartiere scese in piazza e la rabbia esplose in modo violento.
ll giorno seguente ebbero inizio le assegnazioni di alloggi alle famiglie di San Basilio, di Casalbruciato e Bagni di Tivoli.
Ancora, la sera di sabato 22 novembre del 1975, si svolse a Roma una manifestazione a sostegno della lotta del popolo angolano. Il corteo si snodò per Via Labicana quando, all’altezza dell’Ambasciata dello Zaire, in Largo Mecenate, un gruppo di manifestanti, una decina, si distaccò dal corteo. L’intenzione era quella di una protesta dimostrativa contro un paese che partecipava all’aggressione imperialista in Angola, responsabile di continui massacri di quella popolazione. Dopo aver lanciato alcune molotov per coprirsi la fuga, incendiando con bottiglie molotov un camion dei CC del Battaglione di Mestre, i giovani iniziarono a correre. Un ragazzo, militante di Lotta Continua, cadde sull’asfalto, raggiunto alla schiena da un proiettile esploso da un appartenente alle Forze dell’ordine.
Ricordo che dall’ufficio, via radio, il Colonnello Siracusano chiese informazioni tanto che giunse sul posto il Comandante del Gruppo, Ten. Col. Richero, accompagnato dal Maggiore Caracò, ordinando l’ispezione alle armi dei Carabinieri. “Bisogna dire la verità”, disse. E così fu.
Aggiungo che, molti anni dopo dai tragici eventi descritti, lasciato l’alto incarico di CSM del Comando Generale, per assumere quello di Comandante della 2^ Divisione Podgora, il Generale volle portarmi con se facendomi lasciare la Compagnia di Napoli Stella. L’incarico fu quello di addetto all’ufficio OAIO e di Aiutante di Campo.
Devo dire che “le cordelline” le indossai in non molte occasioni, mentre ebbi modo di acquisire necessaria importante esperienza nella elaborazione di pratiche complesse sviluppate dallo S.M. dell’alto Comando.
L’altro incarico che il Comandante ebbe al termine dei vari percorsi nello Stato, fu quello di Presidente Nazionale dell‘ Associazione Nazionale Carabinieri dal 4 febbraio 1993 al 12 dicembre 2003, dando grandi importanti innovazioni nel campo del sociale.
L’Università dei Saggi “Franco Romano” (US/FR) fu creata dal Generale nel 2000, prendendo il nome dal Generale di Div. Franco Romano, Comandante della Regione Piemonte, che il 14 dicembre del 1998, a bordo di un elicottero dell’Arma con altri quattro militari precipitò al suolo, nelle campagne di Volpiano, poco dopo essere decollato dal vicino Elinucleo, a causa della fitta nebbia perdendo la vita.
L’Università, che ha come valido collaboratore Luigi Romano (Figlio del Generale), ha per scopo primario la promozione dell’immagine del Carabiniere, quale risultante del modo in cui questo nuovo militare ed operatore di polizia si è proposto nel lontano 1814 ed è stato visto da Autorità e popolazioni nei quasi due secoli di sua esistenza. Sono immagini non sempre coincidenti e, in particolari momenti storici, addirittura contrastanti allorché lo Stato di diritto non coincise più – almeno in alcune parti del territorio nazionale – con quello di fatto (moti costituzionali del 1821, repressione del brigantaggio meridionale, ultimo periodo mussoliniano, ecc.). La scelta del nome colloca l’US/FR nell’area culturale ed essendo i “Saggi” obbligatoriamente iscritti all’ANC, partecipano a pieno titolo a qualsiasi attività culturale e sociale promossa dal Sodalizio maggiore.
Ci tengo a pubblicare parte dell’ ultimo articolo del Rettore Magnifico nell’editoriale di marzo su tematica di grande attualità, ed un altro del 2017 su un triste evento nella mia Famiglia.
Concludiamo, dicendo “Addio”, nostro sempre caro Comandante; addio indimenticabile Maestro di vita saggio e autorevole; addio brillante Comandante; addio Uomo onesto, scrupoloso, previdente, altruista, stimato, amato e ammirato. Ed ora che godi della Luce del Signore che ti ha chiamato nella schiera dei suoi prediletti, oltre che proteggere la tua cara moglie, Signora Anita, le due Figlie e loro Famiglie, da lassù, continua a volere bene ai Veterani della vecchia e gloriosa Arma, che hanno avuto la ventura di conoscerti e di collaborarti, in anni lontani e difficili, i quali oggi sentono l’onore di indicarti alle giovani generazioni dell’Arma quale esemplare Guida e Maestro. Grazie signor Generale!