La speranza per tutti
Roma, 30 ottobre – Nella Creazione (Genesi) l’uomo e la donna vengono posti nell’Eden e non viene definita diffusamente quale potesse essere la loro vita prima del Peccato Originale. Appare chiaro che denominare, quindi dare significato e destinazione agli altri esseri viventi, chiamati ad un’alleanza solidale, fosse compito dell’uomo e non prerogativa di Dio. Da ciò deduciamo che l’uomo già partecipasse alla Conoscenza, in quanto responsabile e guida delle altre creature, e non giocatore solitario d’azzardo del proprio futuro e di quello della Creazione.
Ma non c’era alcuno che potesse offrirgli la vera compagnia, l’unione a lui confacente. Allora, come per garantire la parità della sostanza, dalla costola dell’uomo e senza dolore per lui, ecco la donna. Rassicurata dal fatto che l’uomo già è. Rassicurato l’uomo dal fatto che la donna è parte di sé.
L’uomo e la donna convivevano con la Conoscenza del Bene e del Male, che deve seguire il proprio corso, non va disgregata, dispersa e i cui frutti non possono essere sottoposti al desiderio temporaneo dell’uomo e della donna, perché la Conoscenza è l’Equilibrio del Creato, posta da Dio al centro dell’Eden. L’uomo e la donna nell’Eden, ad Oriente, dove tutto, e la giornata, inizia, fanno parte del destino della Conoscenza, non è loro compito asservirla, poiché i suoi frutti non vanno dispersi. Poi, la donna, abbagliata forse dalla propria sicurezza, ha oltrepassato il limite, consigliando male l’uomo. Forse ha lasciato troppo su di lui la responsabilità del comportamento equilibrato. L’uomo l’ha sostenuta prima che avvenisse ciò? Non conosciamo il loro dialogo prima del Peccato. È l’inappropriata speranza dell’uomo di padroneggiare la Sapienza, che tramuta l’amore partecipativo della Verità in invidia e arroganza. Dopo, la donna non si specchierà più con immediatezza nel cuore dell’uomo. Divenuta Eva, madre dei viventi, sarà sottoposta al dolore della vita, trasmessa nel dolore. Il dolore, dunque, è immediato effetto del disequilibrio, della decadenza, cause della improvvisa consapevolezza di essere nudi, carenti, non più in osmosi e senza paura rispetto a Creato. Dopo, gli animali vestono l’uomo e la donna di pelli: è comparsa la morte. Faticoso lavoro e sudore sarà per l’uomo quanto prima era solo respiro quotidiano della vita: è la lenta riappropriazione del filo svolto in una discesa rovinosa. Ma appare, in un punto della Storia, l’Alleanza frutto, dopo episodi terribili (per primo l’uccisione di Abele da parte di Caino), del mutato comportamento: l’adesione della coscienza (Dieci Comandamenti).
L’avvenuto Diluvio e la presenza dell’Arca mostrano quanto sia imprescindibile il Creato nella Storia. Nel Nuovo Testamento, l’uomo e la donna sono di nuovo pronti per la Luce. La donna è stata riabilitata, dentro la Storia, da una Donna senza Peccato Originale: Maria. Uomini e donne, con il Cristo, l’Unto dal Signore, sono riacquistati a se stessi dal prezzo della Croce.
Una riflessione. Se pensiamo all’alleanza dell’uomo e della donna, prima del Peccato Originale, viene spontaneo avere una visione conforme rispetto a come essi appaiono, ma accettando le conseguenze, gli sconvolgimenti, le mutazioni avvenute, dopo, ci sentiamo di credere che sia, sempre più, compito della Chiesa, affiancata dalle discipline che si occupano concretamente della vita dell’uomo e della donna, studiare, valutare, come la medesima, in ambito biologico, morale, psicologico, sociale risenta inevitabilmente di tale intero percorso. Quello che venne definito erroneamente da molti “il” peccato, l’acquisizione della sessualità, va inserito, nella totalità del comportamento umano, nella complessità dell’affettività, nella plurimillenaria costruzione biologica e comportamentale dell’uomo e della donna, appunto, nella Storia. Quindi anche per quanto riguarda l’ambito della omosessualità, ribadita attualmente dalla Chiesa la ferma condanna di ogni discriminazione effettuata verso chiunque (come condannata, in ogni caso, senza appello, dal Sinodo ogni forma di pedofilia, interna o esterna alla Chiesa), appare ora urgente e necessario un passo successivo. La presa in carico, concreta, da parte della Chiesa, di chi vive tale condizione, essendo di tutti gli uomini e di tutte le donne ridefinire, man mano, pur nei propri limiti, le nuove condizioni della Creazione. E soprattutto per una maturazione consapevole dei giovani nella Chiesa, riteniamo vada molto seriamente affrontato il percorso affettivo e tutti gli aspetti che lo compongono: rispetto, responsabilità, assenza di superficialità, saper prestare ascolto al mistero dell’Amore. Aprire lo scrigno del non ancora compreso, per svelare quanto di umanamente disponibile, di fraternamente affrontabile, di scientificamente esaminabile sia a disposizione di ogni partecipante all’Agape, nella sollecita attenzione, comunque rivolta a tutti. Ovvero quanto ci auguriamo sia presente nella costruzione di ogni giovane vita e nelle acquisizioni di ogni persona matura, indipendentemente se sia omo o etero sessuale.
Così la Chiesa, testimone del Nuovo Testamento, ha la necessità e l’obbligo di non lasciare alcuno fuori. Chiudere, fondamentalmente, in una condizione di peccato può anche convincere gli interessati di essere volutamente colpevoli anche quando ciò non sia. Stabilire una chiusura perentoria, può lasciare lontani e irrimediabilmente perduti a se stessi e agli altri. Per il fatto che ciascuna persona, a maggior ragione se di buona volontà, è insostituibile e degna di amore, proprio in quello che è.