Storie dell’Arma. Da Allievo Carabiniere… verso la vita… Manus Patris Protegat Me..
Roma, 12 settembre 2019 – II riordino delle idee e dei documenti di mio Padre, sono un atto di Amore di un figlio a Genitore, vivo e perenne, oltre la vita, oltre la morte… Generoso per temperamento, Egli ebbe della vita una concezione ottimistica; non per una superficiale interpretazione filosofica di essa, che poteva portare all’indifferenza nel campo delle attività pratiche e quasi ad una non rilevanza degli oscuri inevitabili dolori di essa, ma perché ben presto, dall’ambiente familiare, dalla semplicità di vita del natio loco, gli derivò la certezza del dramma umano da chiunque vissuto e patito, a rimedio del quale era, per quello che poteva l’uomo, uno slancio di cristiana solidarietà partecipe e di amore per il prossimo.
La via da Lui scelta, quella di servire l’Italia nell’Arma dei Carabinieri, lo confermò in quella convinzione. Chiamato per giuramento a “mantenere l’ordine”, ad essere garante dell’assetto sociale, intese quel compito come un dovere da assolvere verso la Patria e la collettività. In quella missione credette sino alla fine, ravvivandola costantemente con alto sentimento di considerazione umana, non perdendo mai di vista il concetto che oltre alla “pratica di ufficio”, al di là di chi delinquesse, oltre alla responsabilità di Comando, c’era l’Uomo singolo o associato da redimere, il cittadino da avviare verso la collaborazione con la Nazione intera… il Carabiniere da seguire, guidare, stimolare, aiutare se necessario… pensando alla sua Famiglia… Valoroso in guerra, totalmente consacrato alla Patria come negli anni tristi del dopoguerra in Terra di Calabria, generoso, delicato negli affetti familiari sin da renderlo Padre e Marito esemplare (davvero!), benevolo agli occhi dei concittadini, fino allo stremo delle Sue giornate, rappresentò una somma di virtù… in primis una tenacia ferrea, una grande cultura, un’assoluta dirittura morale e indiscussa onestà. Si innamorò della “Divisa” vedendo, in divisa e mantello, l’indimenticato Capitano Nicola Vitale, Padre del grande Generale Cesare… che aveva giurisdizione su Palese di Bari..
Partì Allievo Carabiniere al Forte di Pietralata, in Roma, il 16 dicembre 1926.
Svolse servizio d’istituto alla Stazione di Montecompatri, dov’ebbe Comandante di Compagnia (di Frascati) il Capitano Aurelio Vessichelli, Padre del compianto Magistrato Raffaele, che lo prese a benvolere. Fu Allievo Sottufficiale (classificandosi agli esami finali primo su mille) alla Scuola Centrale di Firenze (31 luglio 1928), come si evince dalla graduatoria pubblicata nel Foglio d’Ordini n. 18 del 10 settembre 1928 del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali. Frequentò i regolari corsi dell’Accademia Militare di Modena nel biennio 1930-32 (uscendone Sottotenente in spe) e il successivo Corso di Applicazione, presso la Scuola Centrale di Firenze; in entrambi gli Istituti, risultò 2° classificato nella graduatoria finale.
Tenente nel 1934, Capitano nel 1941, Maggiore nel dicembre 1951, Tenente Colonnello nel 1954, Colonnello dal 1° gennaio 1958, Generate di Brigata dal 20 febbraio 1963… Nella sua lunga carriera ha totalizzato, in pace e in guerra, lunghi periodi di comando di Reparto.
Precisamente:
– 2 Tenenze Carabinieri: Strongoli (Catanzaro) e poi, al ritorno dall’Africa Orientale, quella di Firenze Interna: per un complessivo periodo di anni 3;
– 3 Sezioni Carabinieri Mobilitate in guerra, per un periodo di anni tre e, precisamente: la 409° Sezione della Divisione di Fanteria “Metauro” nel 1935; la 516° Sezione da Montagna in A.O. dalla fine del 1935 al marzo 1937; la 175° Sezione Motorizzata con il Corpo d’Armata Corazzato, “Campagna 1940”, sul fronte occidentale. Nel periodo bellico gli sono state riconosciute qualità di “soldato valoroso e ardito”.
– 3 Compagnie territoriali: Firenze Esterna (1940-1941), Cosenza Esterna (1945) e Vibo Valentia (1945-1951), per un periodo complessivo di nove anni;
– Comandante di Plotone di Battaglione Territoriale Carabinieri (1938-1939) nonchè di Reparti di Istruzione presso la Scuola Centrale Carabinieri di Firenze (1940-1942), dove ebbe come Allievo Sottufficiale l’Eroico Salvo Dacquisto (come raccontato nell’articolo https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/onore-a-salvo-dacquisto-nuovamente-commemorato-e-ricordato-nella-sua-napoli-nel-quartiere-sanita-con-personali-riflessioni-40969/).
– Da Tenente Colonnello, ha comandato il Gruppo Estemo di Roma per mesi 6, nel 1955, e per tre anni l’impegnativo Gruppo Interno di Roma, dal 1955 al 1958, reparto imponente per mezzi e uomini (circa tremila);
– Da Colonnello ha comandato: dal luglio 1958 al 30 giugno 1961, la Legione Territoriale Carabinieri di Torino e, dal 1 luglio 1961 al 31 dicembre 1963, quella di Roma, come noto molto impegnativa…
– Nell’immediato dopoguerra, specialmente nelle due Compagnie di Cosenza Esterna (1945) e soprattutto Vibo Valentia (dal 1946 al 1951), ha svolto insonne attività fatta di grande dedizione e di innenarrabili fatiche e sacrifici per la rinascita dell’Arma e del Paese..Sull’argomento Calabria mi soffermerò in chiusura, per aver militato oltre 40 anni dopo in quella Regione, per quattro anni, anche sugli stessi territori..
– Al comando della Legione di Torino, per un triennio, tra l’altro diede valido e personale contributo, curandone la impeccabile organizzazione, alla grandiosa Festa nazionale dell’Arma dei Carabinieri celebratasi a Torino, nel 1961, per il centenario dell’Unita d’Italia a seguito della quale gli venne tributato un particolare Encomio Solenne dal Comandante Generale dell’Arma. In tale circostanza, nella grande Piazza torinese antistante la Legione, Piazza Carlina, tenne un’assai applaudita orazione… Curò, unitamente al Prof. Curto, dell’Università di Torino, la lapide apposta nella circostanza.. “In queste auguste mura, ove l’Arma l’anno 1814 sè vide nascere e l’anno 1861 sé consacrata, congiunti i suoi fasti a quelli della Patria comune, a vigile scolta dell’ordine…..”” Mantenne affettuosi contatti con visite domenicali ai Collegi di San Mauro (maschile) e Mornese (femminile) dell’ONAOMAC (Opera Nazionale Assistenza Orfani dell’Arma ), di cui all’apoca era Presidente il Generale Romano Dalla Chiesa (Padre…), lasciando cari ricordi da me ancora oggi mantenuti con alcuni dei piccoli cari di allora, per tutti Patrizia Raschio e Chiaffredo Maccario..
– Comandante della IX Brigata di Bari, dal 20 febbraio 1963 al 30 dicembre 1963;
– Comandante della IV Brigata di Roma, dal 1° gennaio sino al 30 agosto 1964 (mori il 19 ottobre, baciando il Crocifisso che Mamma gli aveva offerto a conforto di un trapasso cosciente. Il Sacerdote usci dalla stanza con le lacrime agli occhi dicendo che “mai aveva visto tanta serenità di fronte alla morte..”. La fede illuminò tutta la sua vita e lo portò ad accettare la malattia e l’addio agli affetti più cari chinando il capo alla volontà divina. Aveva 59 anni (ed io 17… studente liceale..).
Torniamo alla Calabria, per i motivi prima indicati, per raccontare il lavoro di mio Padre e dei Suoi valorosi Carabinieri, in particolare nell’anno 1946, anno cruciale della Repubblica nell’ambito della Compagnia di Vibo Valentia, Città dove nacqui nel giugno 1947… Tra questi Militari cito un solo nome.. quello del Brigadiere Pasquale Lamari… reincontrato da me a Lamezia, mantenendo ancor oggi contatti con la figlia e i nipoti…
Il 1946 fu davvero un anno cruciale nella storia della Repubblica. La Compagnia aveva all’epoca giurisdizione sul territorio dell’attuale Comando Provinciale (istituito nel 1995 a seguito della tripartizione della Provincia Madre di Catanzaro), comprendeva 24 Stazioni con 49 Comuni (tutta la Provincia di Catanzaro ne contava 151), cui facevano corona oltre trenta frazioni fortemente popolate. In questo vasto e vario territorio, avente una popolazione allora di oltre 300.000 abitanti, prevalentemente rurale, l’Arma, nel tormentato periodo ricostruttivo del Paese fu vigile, attivissima e feconda di risultati in tutti i rami del servizio, distinguendosi nel campo del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, imponendosi all’ attenzione delle autorità e della popolazione, nonché degli esponenti di tutti i Partiti, riscuotendo stima e fiducia.
Questi i settori particolarmente seguiti: l’ordine pubblico, la Polizia Giudiziaria e la lotta contro il mercato nero. Per quanto concerne l’ordine pubblico, l’anno 1946 fu caratterizzato da frequenti manifestazioni popolari turbolente in vari Comuni, principalmente per motivi politici (Cardinale 5 marzo); contrasti sportivi (Tropea 28 aprile); per sottrarre un arrestato dalle mani dell’ Arma (Maierato 27 aprile); malcontento verso le amministrazioni comunali (Cardinale 8 febbraio, S. Onofrio 30 giugno e 4 luglio, Fabrizia 28 luglio, Dinami 12 dicembre); per mancanza di farina nel difficile periodo di congiuntura granaria (15 giugno); contrasti e divergenze tra Clero e popolazione in feste religiose (Pizzoni 16 e Mileto 18 agosto).
Bisogna, a questo punto, ricordare che la lotta per le terre, in Calabria, fu in quel periodo molto accesa, tanto che nella sola provincia catanzarese (con Crotone e Vibo) occupazioni e proteste si ebbero in 72 Comuni, alla stregua di similari eventi in Sicilia, Basilicata, in Puglia, Campania e Lazio meridionale. La reazione contro il latifondismo era ripresa proprio nel 1946, quando il Governo modificò i “Decreti Gullo”, approvati due anni prima e valutati positivamente dai contadini, suscitando forti reazioni. Questa riforma, voluta da un eminente Parlamentare calabrese, l’ Onorevole Fausto Gullo (Ministro dell’ Agricoltura nel primo Governo Badoglio, come anche nei governi Parri, Bonomi e De Gasperi; e poi, Ministro della Giustizia) prevedeva la nascita di Cooperative, con l’assegnazione di terre non coltivate.
Tale malcontento costituì la premessa dei tragici e sanguinosi fatti di Melissa, nel crotonese (29 ottobre 1949), ben noti a quanti seguono le vicende sociali di Calabria, cui fecero seguito – forse a titolo risarcitorio – la costituzione della Cassa per il Mezzogiorno, nel 1950, e subito dopo quella dell’Opera Sila, grazie ad una maggiore attenzione politica ai problemi della Calabria e di tutto il Mezzogiorno d’Italia. Tornando, quindi, alla nostra storia Vibonese, possiamo affermare che il pronto intervento dei Carabinieri portò nelle complicate e difficili situazioni ambientali la necessaria chiarificazione e l’immediata normalizzazione dell’ordine, impedendo luttuosi incidenti.
E quando si agì a norma di Legge, l’azione fu lineare, obiettiva, serena e senza titubanze. Mai fortemente repressiva! La generosa e imparziale attività dei militari fu oggetto di particolare ammirazione in occasione delle elezioni amministrative e politiche, mettendo in luce qualità di tatto, equilibrio ed energia, specie in quei Comuni dove più accesa appariva la lotta. A Vibo, le elezioni si tennero il 24 marzo e furono vinte da una coalizione di centro destra formata da Democristiani e Liberali. La lista civica del “Sole Nascente” ottenne la minoranza.
Primo Sindaco eletto da libere elezioni dopo il Fascismo fu il liberale Enrico Buccarelli. Va ricordato che a queste elezioni amministrative, come a quelle politiche successive del 2 giugno per il Referendum istituzionale e per l’ elezione dell’ Assemblea Costituente, votarono per la prima volta le donne italiane, in virtù della Legge del 10 marzo 1946. Le elezioni politiche del 2 giugno misero a non meno dura prova i Carabinieri, i quali, negli importanti comizi che precedettero le importanti consultazioni, tennero in pugno delicate situazioni che, diversamente, avrebbero potuto degenerare. Furono, infatti, presenti in tutti i più importanti comizi svoltisi nella giurisdizione, le più spiccate personalità del Governo e della politica nazionale e regionale, tra le quali il Ministro Gullo, l’On. Molè, l’On. Gaetano Sardiello, l’On. Mancini, l’On. Guglielmo Giannini (il fondatore dell’ “Uomo Qualunque”), l’Onorevole Roberto Lucifero, l’Onorevole Giacinto Froggio Francica, l’On. Capua, e tanti altri esponenti di tutti di partiti e di tutte le tendenze.
E nessun inconveniente si ebbe; l’Arma fu sempre lodata. Giova qui ricordare il caldo elogio rivolto pubblicamente, dal podio ove parlò in Vibo Valentia, dall’Onorevole Avv. Gaetano Sardiello del Partito Repubblicano Italiano, per avere l’Arma impedito che un folto gruppo di avversari gli impedisse di prendere la parola. Ciò fu oggetto di compiacimento in pubblico manifesto redatto dallo stesso Parlamentare; lode che il Comandante della Compagnia, per amore di modestia e per evitare inopportuna popolarità, desiderò venisse rivolto (nella compilazione del manifesto) non all’Arma, bensì ” alle Forze dell’Ordine”, considerato che sul posto c’era anche un Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Per quanto riguarda, invece, la sicurezza pubblica, sempre nel 1946, furono svolte difficili indagini in occasione di gravi delitti, tra cui: Limbadi, 10 febbraio, aggressione all’ Appuntato Conti Giuseppe da parte di 5 pregiudicati, uno dei quali rimase ucciso dal Graduato; S. Onofrio, 3 maggio, uccisione del Carabiniere Condi con immediata identificazione dei responsabili e loro arresto; S. Onofrio, 15 giugno, identificazione e arresto degli autori di un simulato furto al magazzino dei generi tesserati del Comune; Cardinale, denuncia di 12 persone e arresto di quattro in occasione di disordini per motivi politici; Maierato, 27 aprile, numerosi arresti di responsabili di sottrazione dalle mani dell’ Arma di un detenuto. Inoltre, aggirandosi nella giurisdizione il bandito Catalisano Giuseppe, evaso a seguito di cattura da parte di militari dell’ Arma, nel 1945, autore di sette omicidi e dell’ uccisione di due Carabinieri, l’Arma attivava un’abile ed efficace rete informativa, sin dal luglio 1946, che consentiva, poi, a distanza di quattro mesi, di localizzare il bandito, ucciso in conflitto a fuoco il 5 novembre successivo.
Riapparso nuovamente nella giurisdizione il fenomeno del banditismo armato – efficacemente debellato l’anno precedente – vennero dislocate Squadriglie nei punti più nevralgici del territorio confinante con quello della Compagnia di Palmi (RC) le quali riuscirono a neutralizzare il triste fenomeno.
Infatti, il 5 agosto 1946, in territorio di Melicuccà di Dinami, diversi uomini armati consegnavano al guardiano di un ricco possidente lettera intimante la consegna di lire centomila da parte del padrone. L’Arma confinante di Arena ne identificò il capo, Cammareri Vincenzo, di Giffone, ricercato dalla Compagnia di Palmi (RC) per rapine ed altri gravi delitti, per cui, disposti servizi con Carabinieri vestiti da pastori, il Cammareri venne bloccato e arrestato dai Militari di Paravati il 14/8/1946, mentre l’Arma di Arena, il 20 successivo, catturava un complice e ne identificava altro, tale Stripparo, che finiva il 5 settembre nelle mani dei Carabinieri in Laureana di Borrello (RC). Il 9 successivo, sempre i Carabinieri di Arena, in abiti civili, arrestavano fuori giurisdizione, in Galatro, il bandito Marmo Francesco. In tal modo, i pilastri della banda Cammareri crollavano e l’associazione criminosa, che aveva disorientato e intimorito le popolazioni dei Comuni di Arena, Soriano, Dasà, Acquaro, Dinami e delle frazioni contermini, veniva così annientata.
Vanno ancora annoverate, tra le più importanti e riuscite operazioni di polizia, verificatesi nell’anno in parola, le seguenti altre: servizi in forze effettuati in occasione di ben altri dieci tentativi di estorsione con lettere minatorie pervenute a vari ricchi possidenti della giurisdizione, tanto che un autore di estorsione fu arrestato in flagranza di reato; arresto di tre autori di rapina a mano armata commessa il 1 /2/1946 in territorio di Vibo Marina; denuncia di due autori di rapina commessa il 3/2/1946 in territorio di S. Gregorio d’Ippona, di cui uno in stato di irreperibilità; arresto di due autori di rapina a mano armata commessa il 1 /3/1946 in territorio di Fabrizia; arresto di due autori di rapina avvenuta il 15 /3/1946 a Maierato; arresto di tre autori di rapina e due complici, avvenuta il 18/5/ 1946 in territorio di Fabrizia; arresto di un autore di simulata rapina avvenuta il 17/7/1946 in Vibo Marina; arresto di due responsabili di rapina avvenuta in Agro di Parghelia il 13 /8/1946, uno dei quali, nel tentativo di fuggire dalle mani dell’Arma, si uccise cadendo da un ponte nel torrente sottostante; arresto, il 20/8/1946, dell’ autore di rapina avvenuta nel 1945 in Agro di Monterosso; arresto dell’autore di una rapina, avvenuta il 10/8/1946, in territorio di Tropea; arresto di due malviventi autori di tre rapine consumate il 6/10/1946 in territorio di Pizzo e S.Onofrio. Importante fu altresì la lotta contro il mercato nero e le attività per il conferimento del grano all’ ammasso.
L’azione di repressione non fu meno feconda di risultati, tanto che essa fu citata dalla stampa locale ed anche dal quotidiano di Napoli “La Voce” del 16/10/1946, il quale pubblicò, in proposito, un lungo articolo dal titolo “Lotta contro il mercato nero – 700 quintali di cereali e 100 quintali di olio sequestrati nel Vibonese”.
A coronare tanta operosità, i superiori gerarchici dell’Arma accordarono adeguate ricompense ai Militari operanti, talchè, nell’anno 1946, risultarono concessi ben 35 Encomi Solenni, con l’aggiunta di ulteriori altri 8 Encomi per l’importante operazione di servizio che si concluse il 5 novembre 1946 con la uccisione, in conflitto a fuoco notturno, del già citato bandito Catalisano.
Concludiamo il nostro lungo racconto rendendo omaggio ai Valorosi Carabinieri della Nobile terra di Calabria di anni ormai lontani, ma tuttavia ancora vicini nel ricordo di tanti!!
Quella descritta, infine, la storia di un Comandante di antico stampo, come quella di tanti altri Comandanti… terminata in grande epopea delorenziana… tempi lontani.. che dovrebbero far meditare sui cursus honorum odierni.. a volte inadeguati; una vicenda umana che andrebbe, come tantissime altre, proposta alle giovani generazioni in divisa… nel motto dannunziano “MEMENTO AUDERE SEMPER..!!”
CARABINIERE RAFFAELE VACCA, GENERALE DI DIVISIONE (riserva)