Il terremoto…e siamo alle solite

Roma, 25 Agosto – Evento disastroso e funesto; alle prime informazioni sembrava più contenuto ma, poi, le cronache ne hanno definito la tragica consistenza. Al momento e, sembra che non ci sia da essere molto ottimisti, le vittime accertate hanno superato le 250 e molti, ancora, non rispondono all’appello. Il cordoglio è molto; ci si sono uniti anche Obama e Putin e, letto dal foglio scrittogli da “chi sa chi?”, anche Sua Santità…e, nella tragedia, in cui ha vita, come sempre, anche lo sciacallaggio, vengono fuori le cronache scientifiche. In una tragedia tanto immane in cui, in una ristrettissima area, si calcolano più di 250 vittime, è ovvio che ci si ponga delle domande.

Una sola persona, di cui sfugge il nome, esperta del settore, in mezzo alle macerie, nelle quali tentava di rendersi conto dell’accaduto, al microfono del TG2 o di Canale 5, ha avuto, finalmente, il coraggio di dichiarare “non si poteva fare di più; il terremoto è imprevedibile”.  Si; il terremoto è imprevedibile ed è la dura realtà di cui prendere coscienza. Dopo sono cominciate a pullulare le analisi sismologiche. La dinamica dell’evento sarebbe che l’Appennino si starebbe “spezzando”; una parte si allontanerebbe nella direzione dell’Adriatico, l’altra rimarrebbe ferma o avanzerebbe più lentamente. A questo contribuisce e si unisce, se si hanno cognizioni di Fisica, una pressione, non da adesso identificata, del continente africano su quello europeo. Giusto!, per carità! Tutto giusto, ma perché priva di interesse pubblico? Per la semplice ragione che essa è definita sulla base della deduzione e delle conclusioni dall’”osservazione” dei fenomeni verificatisi in un determinato arco di tempo, che non è da ieri ad oggi, e che l’opinione pubblica non può…”sentire” e “tenere sotto controllo”.

Quando all’opinione pubblica, gli hai detto che l’Appennino si sta spezzando, è come se gli avessi parlato della profezia biblica della “fine del mondo” prevista, facendo i calcoli con il sistema del “conto della serva”, in un numero di miliardi di anni cosmici, nemmeno terrestri, ipotetico e non gli hai apportato alcun beneficio di conoscenza.

Sorge, perciò, la necessità di scendere un po’ più pedestremente sulla Terra ed emulare il buon Zichichi che ha saputo sempre portare i più impenetrabili concetti di Astrofisica, alla gente più semplice e farglieli capire affinché anche essa potesse rendersi conto della meravigliosa e mostruosa, insieme, realtà di cui faceva parte.

La domanda che, ad una esposizione di quelle pubblicate dai quotidiani e diffuse dai TG, la gente si pone è “perché?”, perché, all’informazione che “l’Appennino si muove”, la gente resta “a bocca aperta” e, recepito il messaggio, se ne chiede la ragione.

La spiegazione è complessissima se si tenta di spiegarlo mettendo mano al gran fenomeno del famoso “Big Bang” e alla “Teoria della Relatività”, che ha penetrato i più intimi segreti dell’Universo e rivoluzionato la vita del genere umano, ma diventa di una facilità mostruosa se si spiega l’effetto del Big Bang con parole molto elementari. Immaginiamo una forte esplosione che scagli in tutte le direzioni e a tutta velocità dei frammenti di materiale malleabile. Uno di questi, prima di raggiungere un qualsiasi ostacolo che lo fermi, incontra dei “freni”, delle resistenze, nello spazio che attraversa. Questi freni non fanno altro che modificarne la direzione, come i palloni sui campi di calcio tirati “con effetto”, e la struttura, perché, subendo queste pressioni, essendo malleabile, da frammento diventa rotonda, da rotonda diventa ovale, da ovale ritorna ad essere rotonda, da rotonda diventa ovoide e da ovoide diventa mezza rotonda e mezza ovoide e, così via, senza termine, e il cambiamento di queste dimensioni esterne corrisponde alla trasformazione interna del materiale malleabile di cui è costituita, altrimenti il fenomeno, che è il cambiamento, non avverrebbe; il terremoto.

Rapportato il fenomeno, al meccanismo geofisico, abbiamo identificato quel mostro del “terremoto”, uno dei più famigerati movimenti della Terra. Dopo il Big Bang, la grande esplosione che ha dato origine al nostro universo, un frammento senza forma, dopo essere stato scagliato nello spazio, girando vorticosamente su se stesso, ha modificato la sua forma a circolare ed è diventato la Terra e continua a viaggiare nello spazio e nel tempo, e, alla pari di quella palla di materiale malleabile, in questo suo viaggio subisce tutte le resistenze e le pressioni di quella palla malleabile che, nascono nel suo interno, per arrivare poi, alla superficie con effetti devastanti; il terremoto.  

Può essere previsto il verificarsi di questo fenomeno? Ovviamente, no! Per assurdo, potremmo dire che potrebbe essere previsto se si potesse tracciare una mappa topografica della struttura interna della “palla” fino al suo centro, per avere presente il punto di primo “cedimento”, dopo un evento, ma questo è matematicamente impossibile perché, essendo quello il fenomeno, essa, la materia malleabile, è in continua evoluzione e trasformazione per cui quell’assetto che aveva ieri, oggi è già diverso e domani sarà trasformato ancora di più, da una continua serie di movimenti, sono tutti un terremoto, avvertibili solo dagli strumenti fino a che, a questi, succederà il movimento più rovinoso degli altri.Il terremoto è questo.

A questo aggiungiamo una “improprietà” dichiarata dal TG5. Lo studioso del Centro sismico intervistato, ha parlato, allo scopo di una improbabile copertura preventiva, di un “rischio sismico” di alcune zone del nostro come degli altri paesi. La definizione di “rischio sismico”, è impropria perché presupporrebbe, anche non volendolo significare, la possibilità assurda della possibilità della previsione dell’avvenimento di questo fenomeno astronomico, per cui più che di “rischio sismico”, si dovrebbe parlare di “pericolo di accadimento sulla base della percentuale degli eventi succedutisi in un determinato periodo nelle aree prese in esame”.

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