Si tratta di Vincenzo Tommasone, Brigadiere Capo, da pochi mesi in congedo, in ultimo in servizio presso la difficile Tenenza di Sant’Antimo (NA), che sin da giovanissimo evidenziò doti non comuni di intelligenza, coraggio e audacia.
Il vasto territorio di competenza di Napoli Stella, con giurisdizione sui quartieri più sensibili sotto il profilo della sicurezza pubblica, dalla Sanità a Forcella, passava per San Carlo all’Arena e Borgoloreto (con la Stazione Ferroviaria e l’attiguo Mercato della Duchesca), Secondigliano e il quartiere “167”, oggi denominato Scampia e reso noto dal film “Gomorra”, per arrivare sino a San Pietro a Patierno. All’ epoca, la zona di Secondigliano era, secondo statistiche specializzate, ritenuta la più “criminogena” d’ Europa, e a ragione; ma tale è certamente rimasta dopo più di trent’anni, Proprio nel 1984, in quest’ottica, fu attivata la Stazione dei Carabinieri nel quartiere “167”, scorporandola da quella di Secondigliano, in locali situati in prossimità delle famose Vele (gli enormi caseggiati di edilizia popolare conosciuti dal grande pubblico grazie al film prima citato) nella quale, dopo qualche anno, fu trasferito Vincenzo Tommasone.
In Napoli Stella si trovò anche ad operare Domenico Celiento, il leggendario Brigadiere “Mimmo”, che conduceva indagini sulle estorsioni nel quartiere Sanità, e in tale contesto oltremodo difficile per il clima di omertà, aveva proceduto in appena tre mesi all’arresto di ben dieci delinquenti, mentre già si delineava il coinvolgimento di elementi di spicco del clan camorristico dominante di Forcella.
Non passò molto tempo, purtroppo, che si arrivò a quel maledetto 28 aprile 1983, quando di prima mattina sulla Circonvallazione di Casoria ci fu l’ agguato della camorra al valoroso Sottufficiale. Due autovetture, con killer a bordo, lo fermarono per colpirlo a morte; morte che sopravvenne il giorno dopo all’ Ospedale Nuovo Pellegrini, per la sua forte fibra. Il giovane Brigadiere lasciava la moglie, Gaetana Fusco, che all’epoca aveva solo 27 anni, e due figlie, Maria di 4, e Lucia di appena un anno (vds articolo: “Il Brigadiere Domenico Celiento, caduto trent’anni fa sul fronte del dovere nella prima guerra di camorra” del 05 Aprile 2013).
Tornando alla storia esemplare di Tommasone, vero Carabiniere di Stazione per decenni nelle più turbolente aree della Provincia napoletana, c’è da dire che gli eventi con i quali quotidianamente si è confrontato, inerenti alle sue mansioni, sono state molteplici e delicate; dalla gestione della normalità della vita civile, nel proprio contesto di lavoro, alla partecipazione ai servizi esterni di pattuglia, o al servizio in Caserma, per prendere le denunce e fornire consigli alla gente. Doveva, poi, all’occorrenza, come assai bene ha fatto, essere in grado di confrontarsi con la violenza della strada, le rapine, gli omicidi e le sparatorie, vedendo morti e feriti, trovandosi davanti a donne e bambini abusati, partecipando a scontri violenti con delinquenti da arrestare, spesso ubriachi e drogati, sia di giorno che di notte, in zone isolate e lontane…. sempre pronto ad intervenire in ogni momento, pur percependo attorno a sé un continuo senso di pericolo proveniente da un nemico invisibile e sconosciuto, offrendo comunque garanzie alla richiesta di sacrificio da parte della società sempre più esigente e intollerante, ma avvertendo però nel suo animo che la minaccia, il danno o addirittura la morte erano realtà possibili per Lui; e Lui, Vincenzo Tommasone, il Carabiniere di Stazione, questo lo sapeva bene.
Elenco gli attestati di benemerenza a Lui concessi:
01/02/91: Encomio Solenne per la cattura di un pericoloso evaso subito dopo aver colpito a morte un noto pregiudicato in territorio ad alto indice di criminalità.
15/04/1992: Medaglia di Bronzo al Valore Militare con la seguente motivazione: Effettivo a reparto dislocato in territorio ad alto indice di criminalità, sebbene a diporto, con coraggio e sprezzo del pericolo interveniva -unitamente a tre commilitoni – nei confronti di un malvivente che aveva colpito a morte un noto pregiudicato e ferito due congiunti di quest’ultimo. Fatto segno ad azione di fuoco da parte del malfattore, che tentava la fuga a bordo di una motocicletta guidata da un complice, insieme agli altri Militari rispondeva al fuoco con la pistola in dotazione. Mentre l’omicida si dava alla fuga inseguito da due Carabinieri, insieme all’altro commilitone arrestava il conducente del mezzo che, benchè ferito, opponeva resistenza tentando di fare uso di due pistole in suo possesso. L’operazione si concludeva, poco dopo, con la cattura – ad opera di altri Carabinieri giunti in rinforzo – dell’omicida, risultato pericoloso evaso. Esempio di elette virtù militari ed alto senso del dovere. – Sant’Antimo (Napoli), 20 giugno 1990.
10/01/1997: Encomio Solenne per l’arresto di un noto capo clan e di due affiliati all’interno di un capannone, con il sequestro di un fucile mitragliatore, quattro pistole, un giubbetto antiproiettile, denaro e due auto rubate.
16/12/2000: Encomio Semplice per la partecipazione a complesse e prolungate indagini che si concludevano con la cattura di un elemento di vertice di agguerrito clan della camorra, latitante da quattro anni.
Concludendo, onore a Te, grande Combattente della legalità e valorosa Sentinella dello Stato! Grazie per quanto hai fatto in tanti anni di esemplare servizio nell’interesse della Legge e dell’Ordinamento, militando nella nostra Arma sempre fedele! Sii certo che resterai per sempre nei cuori di quanti Ti hanno conosciuto quale esempio di belle virtù civili e militari.
Carabiniere Raffaele Vacca, Generale di Divisione (r.)