Un popolo di Santi, di poeti e di…frustrati

Una delle patologie più antiche e conosciute nella storia della medicina e dell’intera umanità, è certamente la “frustrazione” che deforma e sovverte gli aspetti caratteriali e comportamentali delle persone creando  sconcerto e grave pregiudizio nei ricorrenti rapporti con gli amici e conoscenti.

Qualche buontempone, sicuramente in vena di provocazione, ha espresso il convincimento secondo cui, il primo essere umano a soffrirne fu proprio un certo signore Adamo, il quale, angustiato ed esasperato dal dispotismo opprimente della signora Eva, sfogava il suo malessere interiore maltrattando gli animali e cercando di sovvertire l’ordine naturale del suo mondo, soltanto per avallare il proprio imperio e dimostrare a sé stesso, (altri esseri umani non esistevano), di essere ardimentoso, forte  e strapotente.

Nell’immaginario collettivo, in questo caso supportato da studi ed approfondimenti scientifici  condotti dagli eredi di Ippocrate ed Esculapio, il “frustrato” incarna in modo straordinario un soggetto-tipo spiccatamente trasgressore, prevaricatore, anticonformista e decisamente arrogante, tutte disfunzioni inquietanti riconducibili alla mancata soddisfazione di un bisogno o di un desiderio tanto atteso e mai realizzato.

Secondo gli autorevoli pareri dei cattedratici e dei luminari della materia, la “frustrazione” si accompagna quasi sempre con alcune forme di “depressione” che, come molti sanno, provoca un abbassamento del tono umorale, genera abulia, astenia, prostrazione, tristezza e stimola persino pensieri ossessivi non giustificati da motivi validi e realistici.

Ebbene…se qualcuno si chiede e mi chiede dove intendo “andare a parare”, preciso subito che, restringendo l’ottica panoramica della realtà che ci circonda, si scopre che la madre di questi esemplari è sempre incinta e nessun luogo  possa ritenersi al riparo da questa iattura.

Certo, la libertà è una grande conquista di civiltà e dovrebbero farne tesoro tutti i popoli e le  comunità che possono beneficiarne. Attenzione, però, perché secondo regole e concezioni universalmente condivise, non bisogna mai contrabbandarla con il libertinaggio o con l’anarchia, perché la libertà individuale  finisce esattamente nel punto in cui inizia quella del proprio simile. Un monumentale corollario che dovrebbe farci tutti riflettere speranzosi di sanarne il vulnus ed i suoi effetti collaterali.

Può anche accadere che in qualche circostanza l’eccessivo protagonismo urti la suscettibilità altrui; nulla di trascendentale, purché appena se ne recepisca l’accaduto, si cambi registro e si chieda scusa.

E’ scontato che in un paese civile come il nostro, ci sono tutti gli strumenti idonei per neutralizzare abusi e soprusi, ma non sempre “il gioco vale la candela” e si finisce spesso per sceglierne il male minore, speranzosi che la semplice denuncia dei fatti e dei misfatti possa bastare a ristabilire lo “statu  quo”.-

Il “rosario” delle cose che non vanno sarebbe lungo e ve lo risparmio anche perché l’ultimo dei miei desideri è quello di scatenare una “caccia alle streghe” che risolverebbe, sia pure in parte, il problema, ma lascerebbe strascichi polemici di cui, allo stato attuale delle cose, credo nessuno ne avverta il bisogno.

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