Roma, 6 settembre – “Settembre, andiamo!…è tempo di migrare!…”, cantava il Vate ma noi, più modestamente, diciamo “è tempo di Miss Italia!”
…dunque, ci siamo!…la grande kermes, in moto da più mesi, nelle varie manifestazioni periferiche, è giunta alla sua consacrazione annuale.
La domanda che ci poniamo oggi è “che cosa ci darà?”. Le “Gine” Lollobrigida, le “Sofie” Lazzaro, le “Lucie” Bosè, dalle quali fu caratterizzata il tempo di allora, oggi è finito.
Dopo quasi un secolo di vita, le formule sono state sperimentate tutte e ben poco resta da sfruttare da una posa di caffè esaurita.
Ci sono gli elementi della “moda”, è vero; quindi, le ragazze, rigorosamente con le scarpe a spillo, che in mancanza di altre novità, hanno attecchito tanto fra le signore dei nostri tempi.
Poi?… il “vuoto”, se non ci fosse la crescita esponenziale del numero delle partecipanti che “rincorrono”, sempre in numero maggiore, proiettori e telecamere e il mito dell’immortalità.
La gente, oggi, con al governo un Renzi che, per non perdere la poltrona, “proclama” ai quattro venti “una crescita economica” che non esiste, ha altro a cui pensare e, in questa dimensione, “salta fuori” lo stratagemma di Simona Ventura che sembra destinato a rialzare le quotazioni o a “stimolare gli interessi” per la kermes, introdotto da un titolo apparso sui giornali, “Camicia e basta”.
L’articolo è corredato con una serie di fotografie che mostra la Ventura, sullo sfondo delle aspiranti reginette in costume olimpionico, vestita solo di una camicia che la copre appena fino all’inguine e…”…sotto il vestito…niente…”.
La domanda che ci fa porre questa notizia è “che significa?”.
È vero che siamo nell’epoca delle “Laure” Pausini, in cui, con la complicità di un colpo di vento, (forse da ventilatore di scena, non crediamo alla befana), mostrano cosa c’è sotto all’accappatoio che copre il vuoto tra un cambio d’abito e l’altro, ma ci sembra squallido che una manifestazione che dovrebbe essere costruita sulla bellezza e che dovrebbe essere, anche nella sua leggerezza, un fenomeno di costume e di cultura, debba avvalersi di “stratagemmi”, che, poi, sono “espedienti”, di questo genere, per risvegliare un interesse che, ormai, fatica a stimolare.