
Una scossa di terremoto con magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar alle 14.20 ora locale (le 07.20 italiane), con epicentro a 16 km a nord-ovest di Saigang, nel centro del Paese, come rileva l’istituto geosismico statunitense, Usgs. Ha avuto origine a 10 km di profondità. Grosso modo, questo sisma è 300 volte più forte di Amatrice del 2016 e 8 volte superiore alla più alta mai registrata in Italia, che è quella di 7.1 dell’evento del 1908 a Messina, secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Una seconda forte scossa di magnitudo 6.4 – a 18 km a sud di Sagaing – ha seguito di pochi minuti il sisma principale.
Terremoto in Myanmar: il problema della faglia
L’epicentro del terremoto a Myanmar si trova a poche decine di chilometri da Mandalay, una città con un milione di abitanti. È una zona caratterizzata da sismicità molto elevata, spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: lungo la catena montuosa dell’Himalaya (l’Everest tocca gli 8.848 metri) il 1930 e il 1956, si sono infatti verificati 6 terremoti di magnitudo superiore a 7.0. È un’area di scontro tra due grandi placche tettoniche, quella indiana e quella asiatica, che si muovono di circa 5 centimetri l’anno: in quest’area una deformazione superficiale del terreno di oltre un metro.
I terremoti sono abbastanza comuni in Myanmar, dove passa la faglia di Sagaing in direzione nord-sud attraverso il centro del Paese. Un potente terremoto di magnitudo 6.8 nell’antica capitale Bagan, nel centro del Paese, nel 2016 ha ucciso 3 persone, facendo crollare le guglie e le mura di molti templi antichi. Secondo l’US Geological Survey, che ha diramato un’allerta rossa per vittime e danni, è probabile che le conseguenze siano pesantissime.
Secondo rischio dopo il terremoto: frane e liquefazione
Mentre non c’è rischio tsunami ma di frane, dice l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per scosse di questa intensità in aree montuose esiste la possibilità che vengano attivate frane e che si verifichi la liquefazione del terreno, con possibile impatto sulle infrastrutture. Il terreno perde coesione e inizia a comportarsi come un fluido, in maniera simile alle sabbie mobili. un fenomeno distruttivo che mette a rischio la stabilità delle strutture in superficie e che può alterare notevolmente il paesaggio. In arrivo centinaia di scosse di magnitudo man mano decrescente che andranno avanti per molto tempo.

Myanmar, ex Birmania: dove siamo
Siamo nell’ex Birmania, una nazione del Sudest asiatico con più di 100 gruppi etnici: la giunta militare al potere ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale perché intervenga con aiuti umanitari. Lo stato d’emergenza è stato dichiarato in sei regioni del Paese. La città storica di Mandalay, l’antica capitale pre-coloniale e ricca di templi buddisti storici e monumenti antichi, ha subìto gravi crolli. Non ci sono ancora dati sulle vittime, ma si teme la catastrofe. Le strade sono state piegate dalla forza tellurica e molti edifici hanno subito forti danni. Interessate anche Bangladesh, India, Laos, Cina e Thailandia. Trema anche Bangkok dove crolla un grattacielo di 30 piani in costruzione, dove almeno 43 lavoratori sono dispersi sotto le macerie.