Roma, 9 maggio 2018 – Sessant’anni fa, oggi, a New York andava in programmazione quello che nel 2012 il “British Film Institute” decreterà essere il miglior film di sempre: “Vertigo”.
La regia di Sir Alfred Hitchcock concepì un capolavoro che non venne considerato subito dal pubblico e dalla critica, tuttavia l’anno successivo, nel ’59, la pellicola vinse l’Oscar ed il successo di pubblico definitivo arrivò negli anni ’60 quando i critici lo rivalutarono apprezzandolo definitivamente.
Il titolo italiano fu “La donna che visse due volte” ma indubbiamente l’originale “Vertigo” rese maggiormente l’idea dal momento che il film si basò sul tema della vertigine di cui soffriva il protagonista Scottie, interpretato magistralmente da James Stewart arrivato alla quarta collaborazione col maestro Hitchcock.
Scottie/Stewart era un avvocato e poliziotto che vede precipitare nel vuoto, da un grattacielo di San Francisco, un collega durante un inseguimento. Questo trauma lo porterà a dimettersi dalla polizia e ritualmente vedrà riaffiorare tale episodio nei suoi incubi notturni. In seguito gli viene affidato da un vecchio amico l’incarico di sorvegliare la propria moglie Madeleine, vittima di strane turbe e seppur non convinto, Scottie accetta appena fa la conoscenza di Madeleine, una donna misteriosamente affascinante.
La storia va avanti in un crescendo di emozioni che i due protagonisti sanno emanare sotto la sapiente regia di Hitchcock, che riesce a miscelare gli ingredienti anche con la scelta di esterni girati in California, oltre come detto a San Francisco, segnatamente presso la missione spagnola di San Juan Batista dove si compirà il doppio dramma di Scottie.
Il gioco sottile della seduzione si mescola al tentativo di Scottie di aiutare Madeleine a superare le proprie turbe, ma anche lui ha la sua fobia ed esploderà nella scena in cui, presso la missione spagnola, vedrà precipitare dal campanile nel vuoto Madeleine, suicida, non potendo far niente per un attacco di vertigini dovuto all’altezza dello stesso campanile.
Il proseguio della trama vede Scottie, ricoverato in una clinica psichiatrica, recuperare faticosamente dalla propria depressione ed una volta dimesso incontra casualmente in un negozio Judy, che in qualche modo gli ricorda una vaga somiglianza con l’amata Madeleine.
Inizia un nuovo percorso, una nuova frequentazione, con Judy a cui sempre più frequentemente Scottie chiede di assomigliare a Madeleine, nel vestiario e nella fisionomia dove Judy ammorbidisce il trucco e diventa bionda da bruna che era.
È un nuovo fermento che pervade Scottie che piano, piano rivede in Judy una nuova Madeleine, non immaginando lontanamente che è la stessa persona.
Si perché Madeleine non era la vera moglie dell’amico di Scottie, bensì una persona che si prestò, dietro un compenso in denaro, a fingere di essere un coniuge in preda a gravi problemi psichici coprendo l’effettivo delitto perpetrato alla vera moglie dall’amico di Scottie.
C’è però un particolare che rivela all’ex poliziotto Scottie l’inganno e cioè un gioiello, una collana, che indossava Madeleine il giorno del finto suicidio. Scottie capisce tutto e costringe Judy a seguirlo nel luogo del misfatto, ossia presso la missione spagnola, per rivivere la scena del delitto nonostante Judy cerchi disperatamente di fermarlo rivelandogli il proprio amore.
Il finale presso la missione di San Juan Batista è il colpo di genio del maestro del brivido; Scottie riesce a vincere la sua fobia e spinge sulle scale della torre campanaria Judy che, sconvolta, confessa di essere complice del precedente delitto ma invece di un bacio appassionato che Scottie, in preda ad una violenta emozione, sta per darle, dall’ombra spunta una figura misteriosa, una suora, che spaventa Judy che istintivamente fa un passo ma precipita nel vuoto come Madeleine.
Hitchcock inventò per l’effetto vertigine di Scottie/Stewart una sincronia tra la zoomata all’indietro e la carrellata in avanti, creando un senso di profondita alternato, per i tempi una vera innovazione, come pure lo spalancare degli occhi, il gorgo della spirale, la caduta. Anche le sequenze relative al mistero delle turbe di Madeleine furono studiate con riprese di spalle o di lato, mai frontali, che esaltavano l’ambiguità della figura femminile.
Come Stewart per Scottie, Kim Novak per Madeleine/Judy fu un vero schianto. La chimica che si creò tra i due attori fù perfetta ed ancora oggi rivedendo il film, credo che si possa affermare che, senza la minima volgarità, la carica sensuale e spirituale dei due sia il vero capolavoro della pellicola.
La più bella e la più crudele delle love-story della storia del cinema.