Viaggi. Reportage dall’Argentina.

Buenos Aires: la Boca, le scuole di tango e la squadra degli assi del calcio.
Roma, 21 gennaio – Buenos Aires è la Boca e la Boca è Buenos Aires. Non ci può essere l’una senza l’altra. Questo è il quartiere più famoso della Capitale dell’Argentina e quello dove è nato il tango. Ma è anche quello del Boca Juniors, la squadra in cui hanno giocato Maradona, Messi e Tevez, raffigurati sui murales dipinti sulle case del quartiere da Carlos Villalba, il caricaturista del Caminito. Quest’ultimo è la via più famosa della zona, quella delle case colorate e dei disegni, quella dove sorgono i ristoranti dove ballano il tango e le scuole dove lo insegnano, perché la Boca, oltre che di calcio, è affamata di questo ballo. Quello della tristezza e del malaffare, che ben si contrappone al samba dei brasiliani, che è da sempre “toda joia toda beleza”. Perché la Boca, non lo dimenticate, è sempre stato un quartiere di malaffare, dove sono arrivati gli emigranti e dove si doveva tirare a campare nel modo migliore possibile con i pochi mezzi a disposizione. Lo stesso Boca Juniors, tanto per dire, è stato fondato nel lontano 1905 (lunedì 3 aprile) da alcuni emigranti genovesi: Esteban Baglietto, Alfredo Scarpatti, Santiago Pedro Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga. Costoro erano tutti partiti da Boccadasse e a Buenos Aires si stabilirono proprio alla Boca. Anzi, pur se è quasi certo che la Boca debba il suo nome al fatto di sorgere all’imboccatura (“boca”, appunto) della confluenza del Riachuelo nel Río de la Plata, si racconta ancora la leggenda del nome derivato dall’antico quartiere di Genova Boccadasse (in spagnolo Boca d’Azë) da dove arrivarono moltissimi emigranti nel XIX secolo. E non inganni il fatto che i colori ufficiali della squadra del Boca Juniors sono il giallo e il blu, che oggi ritrovi ovunque alla Boca, dove il calcio è la vita. Questi, infatti, furono scelti solo per caso dai cinque fondatori succitati, che avevano deciso di adottare quelli della bandiera della prima nave che avrebbero visto arrivare nel porto di Buenos Aires. E il caso volle che fosse un’imbarcazione svedese. Quando sarete da queste parti una visita alla mitica “Bombonera”, lo stadio del Boca, è d’obbligo. E’ uno dei monumenti simbolo di Buenos Aires come il quartiere che lo circonda, la Casa Rosada (sede del Presidente della Repubblica) e la “Plaza de Maio”, diventata tristemente nota ai tempi del regime militare che trasformò tanti dissidenti in desaparecidos. Su questa piazza si radunavano le madri e le nonne degli scomparsi e oggi fa un certo effetto vedere i loro fazzoletti, divenuti simbolo della loro presenza silenziosa e triste, dipinti sui marciapiedi di uno dei luoghi simbolo di questa città decadente che ti apre le porte dell’Argentina. Una nazione grossa quasi come un continente che continueremo a raccontarvi nelle prossime puntate.
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