Roma, 21 settembre – Parco Archeologico di Vulci, in Maremma, là dove questa splendida regione geografica si divide tra i confini ufficiali della bassa Toscana e dell’alto Lazio.
Qui i Romani avevano costruito una città importante sulle rovine di una precedente di origine etrusca. Di essa restano alcune costruzioni come la Porta Ovest, la casa del Criptoportico, le mura che difendevano l’abitato dal lato del fiume Fiora. Ma soprattutto resta una strada molto ben conservata che testimonia quanto fossero importanti per l’Impero queste vie di comunicazione, tanto che, come ricorda un cartello istruttivo all’ingresso del parco, i 120.000 chilometri di strade costruite dai Romani sono considerati l’opera più importante dell’umanità tutta.
All’interno del Parco, però, ci sono altri due luoghi che meritano davvero la visita.
Il primo è il medioevale Castello della Badia, con il suo ponte strepitosamente bello sullo stesso fiume Fiora, che si erge alto sulla gola scavata da quest’ultimo. In origine era un monastero benedettino che serviva per dare asilo alle popolazioni del posto nel caso di attacco dei barbari da nord, poi è stato costruzione militare ed oggi è un Museo che ospita i tanti reperti etruschi trovati nelle tombe sparse per la campagna circostante (tra le quali citiamo la Tomba François).
Il secondo non è una costruzione dell’uomo, ma un suggestivo luogo della natura: il Laghetto del Pellicone, compreso all’interno del Parco e location di scene di alcuni film celebri come “Non ci resta che piangere” e “Tre uomini e una gamba”.
Nel primo è qui che Troisi e Benigni danno vita ad uno sketch indimenticabile con Leonardo da Vinci.
Nel secondo Aldo, Giovanni e Giacomo fanno il celebre balletto delle foche proprio nelle acque del laghetto, che è se è bel tempo vi consente tranquillamente di imitarli, tanto è limpida l’acqua e bello il luogo.
Dunque, se deciderete di andare a Vulci in una giornata di sole e caldo, non dimenticate di mettere nello zaino costume ed asciugamano.
E buon bagno. Culturale e materiale.